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C’era una volta al COTA

Il Gran Premio degli Stati Uniti è conosciuto per la sua epicità, tra parate, feste e piloti che si presentano nei paddock con gli outfit più assurdi. Forse il fine settimana del COTA è l’unica occasione in cui non risulta essere Lewis Hamilton l’uomo più stiloso del paddock, ma Daniel Ricciardo, con pizzetto e cappello da cowboy. L’organizzazione del Gran Premio di Austin ha messo grande impegno nell’allestimento delle feste del weekend, ma forse l’anno prossimo converrebbe investire nel miglioramento della pista, per abbassare quei dossi che i piloti tanto odiano. E’ solo un consiglio, non me ne si voglia. COTA f1

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L’età avanza per tutti (o quasi) COTA f1

Per quanto la gara serale risulti più comoda a molti studenti e lavoratori, mette a dura prova la resistenza degli spettatori europei. Chi non ha rischiato di cadere addormentato dopo i primi giri? Non mentite, sappiamo tutti che ci stavamo per assopirci più di una volta. Ma, per nostra fortuna, proprio quando eravamo in procinto di cadere nelle braccia di Morfeo, il team radio di Fernando Alonso urlante ci riportava alla realtà. Infatti, mentre noi eravamo comodamente stravaccati sul divano, magari con anche una copertina dalla fantasia natalizia sulle gambe, le due vecchie rocce di Kimi Raikkonen e Fernando Alonso lottavano tra loro, senza nemmeno troppa tranquillità. In via generale, Alonso era molto poco tranquillo durante il Gran Premio e non ci sarebbe da stupirsi se dopo il ritiro fosse andato a smaltire la rabbia e l’adrenalina giocando a basket. Il duello tra le due leggende non è l’unica lotta interessante della gara. Sainz, per esempio ha trascorso cinquanta giri a dare la caccia alla McLaren di Ricciardo, ma al momento del sorpasso, il pilota spagnolo non solo non è riuscito nell’impresa, ma ha anche perso un pezzo di alettone. Bottas ringrazia, senza dubbio. COTA f1

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Il duro lavoro di stratega

Il COTA si è dimostrato ricco di scambi di posizioni, tra sorpassi, undercut e overcut. Purtroppo a questi duelli, la regia internazionale ha preferito un senza dubbio interessante primo piano del ritiro di Esteban Ocon. Grazie ma, forse, sarebbe stato più interessante mostrare l’ottima rimonta di Vettel.

Per quanto riguarda le strategie, che penso abbiano potuto mandare in confusione gli strateghi stessi, la situazione è decisamente complicata. Verstappen, che capisce come la scelta della strategia sia fondamentale su questa pista, mentre guida a 280 chilometri orari, impartisce ordini ai suoi box, diventando di fatto l’ingegnere di pista di Sergio Perez. Dopo la prima sosta, comunque, la situazione sfugge di mano anche a Max. Tutti i piloti optano per strategie diverse, mentre l’Alpine si risparmia questo sforzo e ritira entrambe le vetture. La classifica subisce così tante modifiche che alla fine tutti hanno smesso di sforzarsi di capire che cosa stesse succedendo e sono andati a prepararsi la tisana delle dieci di sera.

Il bicchiere è mezzo pieno…o forse no

Anche nei momenti peggiori, l’ottimismo è fondamentale. Come un saggio disse una volta, bisogna pensare in positivo finché si è vivi. No, non era un qualche filosofo greco, ma Jovanotti. Hamilton, campione dalla grande esperienza, prova a raggiungere Verstappen fino all’ultimo giro, ma quegli otto decimi purtroppo, non spariscono. Verstappen vince il Gran Premio degli USA, coronando un sogno americano e dietro di lui viene un Lewis Hamilton, che però non dispera. La sua manica è piena di assi e il campionato è ancora lungo.

Perché Hamilton lo sa bene, bisogna restare positivi finché si è vivi.

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Olivia Carbone

Appassionata di sport, ha iniziato a scrivere per Mult1formula a novembre del 2020. Le piace il cinema e la geopolitica, ma è anche amante della letteratura.

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