La situazione incerta dei piloti veterani
Il campionato di F2 è un campionato estremamente competitivo, dove la voglia di emergere dei giovani piloti fa da protagonista. Arrivare nella massima serie è sempre più complicato, e la F2 diventa un vero e proprio trampolino di lancio da percorrere velocemente verso il successo. La concorrenza è spietata, e i giovani hanno sempre meno tempo per dimostrare il loro talento. C’è chi già alla stagione da rookie riesce a sbancare la concorrenza e convincere tutti con delle prestazioni da campione, e chi invece dopo alcuni anni fatica ancora. La strada alle volte è tortuosa e, tra le difficoltà, ritagliarsi uno spazio per spiccare non è sempre così semplice. È il caso dei veterani Armstrong, Nissany, Hughes e Boschung, che, dopo diverse stagioni in F2, non sembrano aver ancora trovato la propria dimensione per mostrare fino in fondo le proprie abilità.
Marcus Armstrong
Armstrong ha fatto il suo esordio nel 2020 con ART GP, vivendo una stagione colma di difficoltà e incidenti di percorso. I ritiri e i piazzamenti fuori dalla zona punti erano all’ordine del giorno, tant’è che in ventiquattro gare sono stati ben diciassette. La stagione da rookie è terminata per Marcus in tredicesima posizione, con cinquantadue punti portati a casa. Lo stesso risultato è arrivato anche nel 2021, con ancora meno punti conquistati nell’arco dell’anno, solo cinquantanove. Il passaggio a DAMS non ha quindi portato i risultati sperati, soprattutto a seguito della gestione della vettura non sempre all’altezza. La sua annata è stata caratterizzata da ben sette ritiri, causati, per l’appunto, da una monoposto spesso molto inaffidabile.
Nonostante l’abbandono della Ferrari Driver Academy, l’inizio del 2022 aveva per Armstrong il sapore della rivalsa. L’approdo in Hitech GP e l’esperienza maturata nelle difficoltà degli anni, facevano pensare che la svolta sarebbe arrivata.
Dopo dieci round i punti rispetto alle stagioni precedenti sono incrementati, attualmente sono infatti settantanove. Sono però i punti persi per strada che stanno facendo la differenza in negativo. Il trend di Marcus è molto altalenante, i suoi weekend sono, infatti, spesso caratterizzati da una gara convincente, basti pensare ai tre podi stagionali, ed una gara fuori dalla zona punti, ben nove nel 2022. Le due vittorie stagionali dimostrano che Armstrong ha le qualità per competere nelle zone più alte della classifica, ma l’incostanza lo sta tradendo ancora una volta.
Roy Nissany
In griglia quest’anno c’è però chi ha ancora più esperienza in categoria di Armstrong, come Nissany, che è alla sua quarta stagione in F2. Gli anni per il pilota israeliano passano, ma i risultati e le prestazioni di un certo livello purtroppo ancora tardano ad arrivare. Nel suo caso non solo manca la costanza, ma nonostante i cambi di scuderia, proprio i risultati concreti.
Il suo esordio lo ha fatto nel 2018 con Campos, vivendo un anno che si potrebbe definire sportivamente disastroso. Non solo porta a casa un solo punto in tutta la stagione, ma viene anche sostituito dalla scuderia negli ultimi due round.
Le prestazioni sottotono non gli permettono di trovare un sedile in F2 per l’anno seguente, ritornando solo nel 2020 a ricalcare le piste grazie alla chiamata di Trident. Anche il percorso al fianco del team italiano è stato però fallimentare, tant’è che, a fine anno, le strade dei due si dividono. Nissany, è costretto a cercare un’altra scuderia per il 2021 e trova in DAMS chi gli dà un’altra l’opportunità. Anche questa volta però il cambio di squadra non coincide con un cambio di rotta per quanto riguarda i risultati. A fine anno il conteggio delle gare a punti è fermo solamente a tre, decisamente troppo poche per poter fare la differenza.
DAMS decide comunque di riconfermare Nissany anche per il 2022, che sembra aver incrementato leggermente le sue prestazioni, restando pur sempre nelle retrovie della classifica. Al momento le gare dove il pilota israeliano ha conquistato dei punti sono sei, che significa essere in diciassettesima posizione in campionato. Accontentarsi di diciotto punti dopo dieci round però non è semplice, soprattutto per un pilota con tre stagioni di F2 alle spalle.
Jake Hughes
Hughes rappresenta un vero e proprio fuori quota in griglia. Le sue stagioni in F2 sono tre, ma con le prime due molto frastagliate. Ciò che avvicina Hughes alla sua ultima chiamata non sono tanto i risultati che tardano ad arrivare, quanto la sua età all’anagrafe, visti i tanti giovanissimi che stanno emergendo nelle categorie minori.
Il pilota inglese classe 1994 ha esordito nel 2020 con HWA Racelab solo per il round di Monza, mentre in concomitanza, stava correndo con la stessa scuderia anche in F3. Nel 2021 Hughes sembrava non avere le idee chiare sul suo futuro, correndo ancora in entrambe le categorie, e diventando anche terzo pilota ROKIT Venturi Racing in FE. Questa volta partecipa ad un solo round in F3 con Carlin, e a tre in F2 con HWA, non spiccando mai.
Nel 2022 Hughes continua il suo percorso in F2 con VAR, scuderia che ha sostituito HWA, con un occhio però sempre puntato sulla FE, ricoprendo ancora il ruolo di terzo pilota ROKIT Venturi Racing. Il suo destino sembra sempre incerto, così come la sua volontà. Jake sembra voler tenere aperte molte porte, senza però decidere quale strada strada percorrere per intero. La stagione di F2 prende il via, e dopo un mix di prestazioni positive e altrettante anonime, Hughes sembra aver preso una posizione durante la pausa estiva. Prima del weekend di Spa fa sapere infatti di voler rinunciare definitivamente alla F2 per concentrarsi solamente sulla sua carriera in FE.
Ralph Boschung
Discorso a parte per Boschung, approdato in F2 nel 2017, ma con una storia alle spalle diversa dagli altri piloti. Il suo percorso in F2 è stato caratterizzato da tanti bassi, che spesso hanno avuto a che fare con il fattore economico. Il suo esordio lo fa con Campos, conquistando solamente undici punti nella sua stagione da rookie, stagione che non ha l’occasione di terminare, non prendendo parte all’ultimo round del campionato. Nel 2018 Boschung viene chiamato da MP Motorsport, ma la situazione non migliora, anzi, il destino sembra ripetersi. I punti conquistati durante l’anno sono decisamente troppo pochi, e anche questa volta la sua stagione è finita anticipatamente, venendo sostituito nei due ultimi appuntamenti.
Il 2019 non rappresenta solo il terzo anno di partecipazione alla F2 per Boschung, ma rappresenta anche il terzo cambio di scuderia. Questa volta intraprende la stagione con il team Trident, dovendo però affrontare le prime difficoltà economiche. Boschung corre la stagione in modo discontinuo, non prendendo parte a tutte le gare per mancanza di fondi. È lo stesso Ralph che sui social si lascia andare ad alcuni sfoghi, ammettendo con frustrazione che il denaro è un fattore determinante in F2. Spesso infatti gli sponsor personali non riescono a rispettare gli accordi, lasciando i piloti senza il sostegno economico necessario per proseguire la loro campagna. Dopo le difficoltà economiche e la mancanza di sponsor, Boschung non trova un sedile per il 2020, ed è costretto a guardare da lontano le piste.
Troverà fortuna solo a fine stagione, quando per l’ultimo appuntamento è ancora Campos che lo richiama, riconfermandolo anche per il 2021. Boschung riesce a correre la stagione in modo integrale, togliendosi anche la soddisfazione di conquistare due podi, arrivando decimo in classifica a fine stagione. Dopo una stagione positiva arriva la riconferma dalla scuderia anche per il 2022, anno che però lo ha messo ancora una volta alla prova, questa volta con un infortunio. Dopo solo tre round, e trentaquattro punti portati a casa, Ralph è costretto a fermarsi per un problema al collo, raccontando che sta passando uno dei periodi più difficili della sua carriera. Pochi giorni fa però è arrivata la notizia più confortante: il pilota Campos sembra essere guarito dall’infortunio e, superata l’ennesima difficoltà, tornerà in pista per il weekend di Spa.
E ora?
Dai piloti in griglia con qualche anno di esperienza nella categoria ci si aspetta sempre qualcosa in più, ed è per questo che forse i risultati di questa stagione di Armstrong, Nissany, Hughes e Boschung sanno di occasione sprecata. L’esperienza non è sempre un valore aggiunto e determinante, tant’è che spesso sono invece i rookie a fare la differenza. Dei fulmini a ciel sereno che già alla prima esperienza dimostrano quello che tanti altri in più anni non hanno saputo far vedere e che sono impossibili da ignorare per le scuderie di F1. I veterani restano così nella penombra, probabilmente fuori dai piani dei top team al vertice dello sport. Il 2022 ha veramente rappresentato per loro l’ultima chiamata o la prossima stagione riusciranno finalmente a trovare la propria strada?