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Se ti piace la F1, adorerai l’Indycar

Se si chiede ad un appassionato di Motorsport italiano cosa sia l’Indycar, la risposta più frequente è “la Formula 1 americana”. Io stesso, quando mi sono approcciato per la prima volta alla categoria, la pensavo in questo modo. Già dalle prime gare, tuttavia, risulta evidente che la competizione americana sia molto meglio di come viene descritta e offra molto di ciò che manca alla F1 attuale.

In questo articolo farò quindi propaganda all’Indycar, raccontando ciò che mi è piaciuto mentre ne seguivo la mia prima stagione. perché vedere l’indycar

Piloti più liberi perché vedere l’indycar

Odiate gli ordini di scuderia? Bene, in America non esistono, in quanto non è previsto un campionato costruttori. Sebbene i piloti siano divisi in squadre, ognuno ha un proprio team più ristretto e autonomo. Ogni pilota ha il proprio stratega, uno spotter personale per gli ovali e una piazzola per i pit stop separata da quelle degli altri piloti che corrono per la scuderia. Anche l’appartenenza a uno dei due fornitori di motori -Chevrolet e Honda- non influenza la strategia personale dei piloti, che hanno quindi libertà di correre come vogliono.

Più competizione

La libertà dei piloti, tuttavia, non è l’unico fattore ad aumentare la competizione. Tutte le macchina hanno lo stesso telaio, fornito da Dallara, e lo stesso tipo di motore, con Chevrolet e Honda che si spartiscono a metà la griglia. Tutti i pneumatici sono forniti esclusivamente dalla Firestone. La griglia di partenza non è limitata ad un numero fisso di piloti, e vi sono molti part-timers che corrono solo alcune gare. Unendo tutto ciò si ottengono più poleman, più vincitori e un campionato aperto fino in fondo con una classifica più compatta. Tutto molto diverso dalla F1 in cui solo Leclerc fa pole, solo Verstappen vince e la competizione è chiusa a metà campionato.

Will Power, vincitore dell’NTT Indycar Series 2022 (foto da UK Sport News)

Il flusso di talenti perché vedere l’indycar

Guardando tra i piloti che corrono in Indycar, si possono notare molte vecchie conoscenze della F1 e della sue formule minori. In molti casi sono giovani di talento che sembravano destinati a fare fortuna in Europa, ma che non hanno trovato posto in Formula 1 a causa dei sedili limitati e dei rinnovi contrattuali a piloti anziani o di dubbio valore. Questa tendenza sembra confermata dal mercato piloti pre-stagione 2023, in cui molti talenti europei sono accostati a scuderie americane e stanno prendendo parte ai test estivi. Se a ciò si unisce il fatto che il salto in Indycar dalla categoria propedeutica Indy Lights (recentemente rinominata Indy NXT) è relativamente semplice, è facile spiegare perché buona parte dei giovani più eccitanti in ottica futura preferisca l’America all’Europa

Più tipi di circuito

L’Indycar unisce la tradizione americana degli ovali con le tipologie di tracciati a cui noi europei siamo più abituati, quindi circuiti permanenti e corse cittadine. Con tre tipologie di percorso, ce n’è veramente per tutti i gusti. Le gare su ovale, nonostante a Ricciardo facciano paura, offrono un intrattenimento unico e spesso ingiustamente criticate da chi non vi è abituato (il famoso “corrono solo in cerchio”). A dimostrazione dell’importanza che la categoria attribuisce alla varietà vi è il premio “PeopleReady Force for Good Challenge”: il primo pilota a vincere una gara su ogni tipo di circuito riceve un milione di dollari da dividere con una charity a sua scelta. perché vedere l’indycar

L’Indianapolis Motor Speedway ha sia un layout ovale (dove si corre la famosissima Indy 500) sia un circuito misto all’interno.

Il fuso orario

Siete stufi di svegliarvi all’alba per vedere la F1 correre in Giappone, Australia etc.? Volete vedere più gare alla sera? L’Indycar fa per voi. Con le 6-9 ore di fuso orario che separano l’Italia e le varie parti degli USA è molto improbabile vedere gare iniziare prima delle ore 19 nostrane. Il rovescio negativo della medaglia è che in certi casi si va oltre la mezzanotte, ma per il Motorsport questo e altro, no?

Questi erano i principali fattori che mi sono piaciuti dell’Indycar.
E tu? Seguirai la categoria americana il prossimo anno?

Marco Toccalini

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