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Spunti di riflessione sulla 500 miglia di Indianapolis 2023

Senza ombra di dubbio la gara di domenica scorsa ci ha incollati allo schermo per tutti i 200 giri previsti con ben 3 bandiere rosse negli ultimi 16 giri. Tutto questo ha determinato la prima vittoria di un americano dal 2016, Josef Newgarden. Vince la 500 miglia di Indianapolis in una modalità inedita per gli amanti delle corse americane: ripartenza con un solo giro. Emozioni uniche ma che lasciano alcuni punti interrogativi e spunti di riflessione per quanto riguarda la direzione gara e la sicurezza.

Prima vittoria a Indy di Roger Penske come proprietario del circuito

Roger Penske nell’edizione numero 107 della 500 miglia di Indianapolis festeggia la diciannovesima vittoria da proprietario del Team Penske. In contemporanea, è la prima da proprietario dell’Indianapolis Motor Speedway. L’imprenditore americano ha acquisito il circuito e la serie NTT Indycar Series nel 2019 dalla famiglia Hulman-George, lavorando per portare la serie ad un prestigio sempre più internazionale.

Nonostante le sfide causate dalla pandemia di COVID-19 nel 2020, Roger Penske ha garantito la continuità della gara. The Captain ha anche sottolineato l’importanza dell’esperienza dei fan e ha cercato di creare un ambiente più accogliente e accessibile. Con una serie sempre più in ascesa, Penske è fiducioso nel futuro della competizione e intende preservarne l’identità unica.

“Vedo una grossa, grossa opportunità qui. Lo show «100 Days to Indy» è un’altra cosa speciale. Sono cose che richiedono tempo”.

Roger Penske, proprietario dell’Indianapolis Motor Speedway, dell’NTT Indycar Series e del Team Penske

La docu-serie è frutto di una collaborazione tra Indycar, VICE Media e The CW, che ha offerto ai fan uno sguardo dietro le quinte del campionato NTT Indycar Series e dei suoi piloti. L’intento è quello di avvicinare i giovani alla categorie a quattro ruote, sulla falsariga di «Drive to survive» per la Formula 1.

Critiche sulla ripartenza e le (non) similitudini con il GP di Abu Dhabi 2021

Tra le 107 edizioni delle Indy 500 disputate, la gara di domenica si distingue per le continue esposizioni della bandiera rossa. Quest’anno ne sono state esibite ben tre negli ultimi 15 giri di gara.

Marcus Ericsson, è stato sconfitto nella lotta per la vittoria da Josef Newgarden dopo un duello durante l’ultima ripartenza. Ericsson è stato molto critico sulla conclusione della gara. A due giri dalla fine le vetture erano ai box, il che ha portato lo starter a mostrare le bandiere verdi e bianche quando il gruppo è tornato sulla linea di partenza e arrivo. In generale, dopo una bandiera rossa, le vetture hanno il tempo di riscaldare le gomme, invece di ripartire immediatamente con gomme fredde. Questo non è stato possibile a due giri dalla fine e per tanto la decisione è stata considerata errata da Ericsson.

Tuttavia, altri piloti hanno applaudito tale decisione come avevano fatto nel 2022 quando si era verificata una bandiera rossa a sei giri dalla fine. Infatti ritenevano che i più di 300.000 spettatori presenti meritassero di assistere a un finale in volata e non come nel 2020 con gli ultimi 4 giri dietro la caution.

C’è chi inoltre ha paragonato il finale di questa gara al controverso GP di Abu Dhabi 2021 di Formula 1, che decretò il primo titolo mondiale di Max Verstappen. In questo caso però non c’è una lettura controversa del regolamento e tutto quello che è stato applicato era previsto. In più in Indycar non sono previste le termocoperte che scaldano le gomme prima della ripartenza, quindi in realtà la ripartenza in questo modo rappresenterebbe la cosa forse più sicura.

Arrow Mclaren Indycar, la grande sconfitta di giornata

La speranza di una vittoria era fort per il team Arrow McLaren Indycar. Ma alla fine la gara si è trasformata in un’occasione mancata per quelli che erano visti come i favoriti. Nonostante abbiano condotto la corsa per 76 giri su 200, il team ha terminato con un solo pilota in top 10, ovvero Alexander Rossi che ha concluso 5°.

Tutto sembrava andare per il verso giusto per Felix Rosenqvist, ma a 17 giri dalla fine ha urtato il muro di Curva 1. Lo svedese ha cercato di scendere nell’apron con la vettura danneggiata. Ma nel farlo, si è girato rientrando in pista, scatenando così un pauroso incidente con l’incolpevole Kyle Kirkwood. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito nella carambola. In precedenza, Rosenqvist aveva condotto la corsa per 33 giri, dimostrando un’ottima prestazione velocistica.

Le speranze del team si sono poi spostate su Pato O’Ward, che sembrava avere la situazione sotto controllo. Una bandiera gialla è intervenuta in suo aiuto, salvandolo sul fronte del fuel mileage. Così, O’Ward è riuscito a tornare in testa alla gara. Tuttavia, la sfortuna ha continuato a perseguitare il team quando O’Ward, superato dopo la prima bandiera rossa da Newgarden ed Ericsson, è finito a muro in Curva 3. Nella fretta di voler riprendere Newgarden con un sorpasso azzardato su Ericsson, O’ Ward si è girato, finendo a muro. Lo svedese ha definito il contatto un normale episodio di battaglia in pista, ma O’Ward non è dello stesso avviso, ritenendo che gli sia stata chiusa la porta bruscamente.

Un finale dolceamaro per Rossi e Kanaan

Nonostante le difficoltà, Alexander Rossi è riuscito a ottenere un quinto posto, dimostrando la sua abilità nel rimanere fuori dai guai. Questo risultato è stato particolarmente importante dopo due deludenti edizioni consecutive delle 500 miglia di Indianapolis. Per Tony Kanaan, invece, la gara è stata un’occasione dolceamara.

Non solo è arrivato 16° dopo una prestazione competitiva nelle prime fasi e un sorpasso da vero “Daredevil” sull’erba, ai danni di Scott McLaughlin. Per TK, il pilota più popolare della serie, è stata anche la sua ultima partecipazione alla Indy 500 e la sua ultima gara in NTT Indycar Series, dopo 26 stagioni di gare dal 1998.

Sicurezza in pitlane

Abituati ad assistere ad una moltitudine di incidenti in Indycar, la cosa che cade più all’occhio è però la quantità di questi ultimi avvenuti nella pitlane. L’urgenza e l’affannarsi ai box ha fatto compiere tantissimi errori anche ai leader della gara come Veekay, uscendo dalla sua posizione di sosta ha coinvolto Alex Palou in un incidente. Nessuno dei due ha riportato gravi danni all’auto ma hanno perso secondi preziosi mettendo fine alla lotta per la vittoria.

Inoltre i riflessi di meccanici e del pilota Katherine Legge evitano una catastrofe. Una manovra di routine, l’entrata nella piazzola, avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di molto più brutto.

La parte posteriore dell’auto di Legge si è improvvisamente scomposta mentre le ruote slittavano durante l’uscita, costringendola a sterzare bruscamente nella direzione opposta per evitare una collisione più grave.

Ma l’ansia da prestazione è comune a tutti e non sono esonerati i meccanici. Anche da parte loro non sono mancati errori come quello durante il pit di Santino Ferrucci dove uno pneumatico è sfuggito alla presa del meccanico dell’ anteriore destra finendo per oltrepassare la linea. Questo causerà solo un warning per Ferrucci che non ne risentirà in gara.

Questa situazione solleva considerazioni sulla limitata dimensione delle piazzole destinate ai team, in cui ogni minima incertezza potrebbe risultare fatale per la sicurezza dei meccanici e dei piloti. Senza dubbio, il pubblico desidera spettacolo in pista, non nei box, pertanto è necessario migliorare questo aspetto delle gare Indycar.

La ruota di Kinkwood nel parcheggio

Ultimo ma non meno importante, un’altra tragedia sfiorata per il contatto tra Kirkwood e Rosenqvist. Forse è stato un vero miracolo quanto accaduto nella straordinaria collisione. Fortunatamente, lo scontro non ha causato conseguenze per i piloti, che sono rimasti illesi, e la ruota, che è stata lanciata verso la tribuna, incredibilmente non ha colpito nessuno, finendo nel parcheggio.

Le vetture si sono rivelate davvero sicure in quanto Kirkwood non ha riportato alcuna ferita ma la ruota avrebbe potuto creare ben più danni di un auto danneggiata. Si dovrebbe parlare molto di più della messa in sicurezza degli spettatori in caso di evento straordinario come questo.

Imma Aurino

Classe '97, la passione per i motori mi accompagna fin da bambina grazie a mio padre. Studio comunicazione a Torino dopo tante scelte sbagliate, ma almeno questa sembra essere quella giusta.

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