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Garage 56 a Le Mans: la NASCAR ritenta la sfida de La Sarthe

Una collaborazione tra Nicolò Galiazzo e Simone Ghilardini

Garage 56

Ebbene sì, una vettura NASCAR correrà a Le Mans, e sarà reso possibile da Garage 56. Sembra una cosa fantascientifica per tanti, ma in realtà la presenza di una vettura derivata dalla principale competizione americana di stock cars, aveva già fatto capolino nella gara di durata nel 1976.

Di fatto, questo collegamento tra NASCAR e mondiale endurance è il secondo nella storia della grande classica di durata. Ma cosa accadde in quel primo approccio?

La presenza di vetture NASCAR a Le Mans, fu un tentativo da parte dell’Automobile Club de l’Ouest, organizzatori della corsa, di cercare un ponte con gli Stati Uniti. L’obiettivo ultimo, infatti, era quello di aprire un collegamento tra Le Mans e la 24h di Daytona. L’idea piacque a Bill France Sr., proprietario del Daytona International Speedway e della NASCAR. Un’altra delle ragioni fu l’avvicinare il mondo NASCAR a quello delle gare su circuiti permanenti, andando al di fuori dei classici circuiti ovali.

Fu così che si ebbe la presenza di due stock cars sulla griglia di partenza del 1976, inserite nella categoria “Grand International“.

Il tentativo della Ford Torino

Ford Gran Torino
La Ford Torino, guidata da Dick Brooks, Dick Hutcherson e Marcel Mignot (photo source: 24 Heuers du Mans)

La prima auto schierata fu una Ford Torino con motore V8 da 7000cc, guidata da Dick Brooks, Dick Hutcherson e Marcel Mignot. I primi due erano veterani della NASCAR Grand National Series. Brooks fu attivo dal 1969 al 1985, vincente una sola volta a Talladega nel 1973. Hutcherson, invece, solo dal 1964 al 1967, anni in cui vinse 14 gare e giunse al 2° posto finale in classifica nel 1965, appena dietro Ned Jarrett. A Le Mans contava già un 3° posto nel 1966, ottenuto a bordo di una Ford GT40, in coppia con Ronnie Bucknum. Il francese Mignot, negli anni successivi corse a bordo di una BMW M1, dipinta da Andy Warhol con Hervé Poulain e Manfred Winkelhock come compagni di equipaggio.

Nell’edizione del ’76, la loro corsa non vedrà la bandiera a scacchi. Infatti, dopo 11 ore di gara, saranno costretti al ritiro, a causa di problemi alla trasmissione.

L’esperienza ancor meno fortunata della Dodge

Dodge Charger
La Dodge Charger, guidata dai fratelli Hershel McGriff e Doug McGriff (Photo source: motortrend.com/Photographer unknown)

La seconda vettura in rappresentanza della NASCAR era una Dodge Hemi, dotata di un motore V8 da 5600cc. Alla guida vi erano Hershel McGriff e suo fratello Doug McGriff. Hershel McGriff, è una presenza notevole per la longevità della sua carriera. Fu attivo dal 16 Settembre 1945, appena due settimane dopo la resa del Giappone e la conseguente fine della Seconda Guerra Mondiale, ad appena 18 anni! Nel 1950 conquistò la prima edizione della Carrera Panamericana, anno in cui esordì in NASCAR.

Doug, invece, fu saltuariamente attivo dal 1950 al 1994, disputando 85 gare totali e vincendone 4. La sua presenza fu decisamente più marcata nella moderna ARCA Menard’s Series West, quinta divisione NASCAR dove si gareggia a livello regionale, prevalentemente sugli ovali della costa ovest degli USA. Qui vi conquisterà il titolo nel 1986, ottenendo 34 vittorie e gareggiandovi dal 1954 al 2018, anno in cui disputerà la sua ultima gara a Tucson, all’età da record di 90 anni!

L’edizione della 24h di Le Mans non sarà altrettanto fruttuosa. La loro corsa durerà appena 2 giri, a causa di una perdita d’olio, costringendo anche loro ad un immediato ritiro. Fu la conclusione di un fine settimana difficile, in cui soffrirono due rotture del motore durante le prove.

Garage 56 porta una NASCAR Next Gen a Le Mans

Ora la storia si ripete, ma dal 1976 i tempi sono cambiati.

La Cup Series, divisione di punta, vede in pista le vetture della settima generazione o Next Gen, eredi delle Gen6, con numerose novità dal punto di vista tecnico. La prima importante novità riguarda le ruote, dotate di cerchi non più a 5 fori ma a foro singolo o monodado. Inoltre il bodywork è stato modificato partendo dalle prese d’aria sul cofano sfruttate per portare aria sopra la vettura e scaricare il calore in alto, poi minigonne laterali per isolare il fondo, splitter anteriore e diffusore posteriore rivisti per aumentare il carico aerodinamico.

Garage 56
Il modello della Chevrolet Camaro ZL1 pronto per correre a La Sarthe (Photo source: nascar.com)

Il telaio resta uno space frame in alluminio ma con delle aggiunte modulari realizzate da Dallara, per permettere degli aggiustamenti di setup più rapidi. Il cambio passa da un manuale a 4 marce ad un 5 marcie sequenziale X-Trac. Il pacchetto sospensioni, diventa uno schema a sospensioni indipendenti completamente regolabili su tutte e quattro le ruote e al posto degli specchietti retrovisori è piazzata una telecamera posteriore, posizionata appena dietro al lunotto posteriore, con lo schermo collocato in abitacolo.  

Un garage speciale per un’auto speciale

Garage 56
La Nissan NISMO Deltawing che gareggiò alla 24h di Le Mans del 2012 (Photo source: evo.co.uk/Photographer unknown)

La vettura americana sarà ospitata nel Garage 56, squadra fuori concorso già nota per aver ospitato, nel 2012, un veicolo sperimentale “senza restrizioni”. La Nissan Deltawing è il prototipo che salta subito alla mente degli appassionati, una vettura a forma di freccia con muso strettissimo e il retrotreno largo quanto una vettura GT. Pilotata da Marino Franchitti, Michael Krumm e Satoshi Motoyama, purtroppo un incidente dopo 75 giri mise fine alla corsa della vettura.

Chi guiderà per Garage 56?

A guidarla saranno 3 stelle del motorsport, a partire da Mike Rockenfeller, già vincitore della gara francese nel 2010 e campione DTM nel 2013. L’ormai navigato pilota delle vetture GT gareggerà al fianco di Jenson Button, campione del mondo in F1 nel 2009. Infine colui che rappresenta gli Stati Uniti e la NASCAR in questa occasione, Jimmie Johnson. Attivo a tempo pieno dal 2001 al 2020 in Cup Series, conquistò ben 7 titoli impreziositi da 83 vittorie. Ad oggi, è l’unico pilota ad aver conquistato 7 titoli in NASCAR al pari di Dale Earnhardt Sr. e Richard Petty.

Rockenfeller
Mike Rockenfeller alle prese con la pioggia battente del Watkins Glen nel 2022, all’esordio in NASCAR Cup Series con la Chevrolet Camaro ZL1 di Spire Motorsports (Photo source: motorsport.com/photographer unknown)

Curiosamente, tutti e tre ad oggi contano delle esperienze in NASCAR. Mike Rockenfeller ha già disputato due gare nel 2022: al Watkins Glen e al Roval di Charlotte per Spire Motorsports. Per il tedesco, solo un 29° posto come miglior piazzamento.

Button
Jenson Button al COTA (Photo source: skysports.com/Photographer unknown)

Jenson Button, invece, ha compiuto il suo esordio al Circuit of the Americas con la Ford Mustang numero 15 del team di Rick Ware Racing, con un’alleanza tecnica da parte di Stewart-Haas Racing. La corsa, piena di contatti, ha visto comunque il britannico fuori dai guai e concludere con un 18° posto.

Ora non ci resta che aspettare l’arrivo della 24h di Le Mans e vedere che riuscirà a fare il Garage 56.

Nicolò Galiazzo

<strong>N</strong>ato per essere un carmaniac

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