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Women Motor: Imola è donna

Le donne i motori li conoscono, ci lavorano, li progettano, li guidano. Si è circondati da troppi pregiudizi che a lungo hanno visto il genio declinato al maschile. Per questo all’autodromo di Imola, in occasione dell’8 Marzo, si è tenuto Women Motor: il primo evento dedicato al ruolo delle donne nell’industria dell’automotive e negli sport. Un progetto innovativo, occasione di riflessione.

Poter constatare così da vicino parte della realtà femminile nell’automotive è occasione di stimolo e ispirazione, oltre che di interrogativi che ancora una volta confermano quanto bisogna darsi da fare per cambiare le cose. Tutte le tematiche affrontate e gli interventi ascoltati sono stati come una finestra sul mondo dalla quale imparare e conoscere le difficoltà che una donna deve affrontare per entrare nel motorsport ed essere credibile agli occhi degli altri indifferentemente dalla posizione che ricopre.

Wow: women motor, evento 8 marzo Imola

L’ispirazione e la vicinanza di cui avremmo bisogno

Quando sentiamo nominare grandi marchi dell’automobilismo pensiamo sempre siano irraggiungibili. Restano un sogno sospeso nell’ignoto. Un lusso che possiamo solo ammirare talmente è affascinante ed esclusivo. Se però si osserva più da vicino ci si rende conto di quanta umanità ci sia. Perchè dietro ad una macchina, ad un accessorio, vi sono persone con le proprie storie, le proprie convinzioni, le proprie lotte. E ti rendi conto che ricercano un’apertura verso il mondo, portatori di valori.

Ogni donna intervenuta ha teso la mano, chi più chi meno, portando la loro realtà sotto gli occhi di tutti. Un invito a fare un ragionamento critico su quanta strada ancora ci sia da fare. E l’hanno fatto con sguardo fiero, con gli occhi che brillavano per aver raggiunto un obiettivo. Tutti interventi con spunti di riflessione, sì, ma anche di emozione: la voce tremava, la riconoscenza di essere affiancate da donne importanti era travolgente. Nel primo panel era rindondante l’emozione di essere con Nadia Padovani, una donna di grande ispirazione.

Ecco perciò che il fatto che siano state proprio alcune protagoniste dell’automotive ad aprire lo sguardo e la mente verso certe tematiche diventa ispirazione per tutte coloro che hanno un sogno. Non è impossibile, basta volerlo.

Donna, forza e resilienza

Le donne sono sempre sottoposte ad una doppia o addirittura tripla sfida per dimostrare che valgono quanto un uomo, soprattutto in un settore come questo. Una delle parole che hanno accomunato i discorsi delle relatrici è resilienza.

«Nelle donne ogni cosa è cuore, anche la testa» scrive Jean Paul Richter, scrittore e pedagogista tedesco. Le donne hanno combattuto, e spesso continuano a farlo, in silenzio, senza poter alzare la voce. Nella vita di ogni giorno essere resilienti significa adattarsi in maniera veloce e saper accettare i cambiamenti, una qualità naturale dell’essere umano, e le donne si adattano meglio allo stress ripetuto. Ecco perché non abbiamo paura di incassare i colpi difficili e andare avanti: le emozioni sono la risorsa che ci salva.

Non si nasce forti, donne coraggiose si diventa. E l’8 Marzo abbiamo consociuto più da vicino alcune di loro.

Interventi

Prima fra tutte Nadia Padovani, vedova di Fausto Gresini, che ha testimoniato la propria decisione di “prendere in mano l’azienda alla morte del marito pur venendo da un lavoro di tutt’altro tipo con l’aiuto dei collaboratori“. Con gran difficoltà si è trovata infatti in un mondo che fino a quel momento non era stato suo. La differenza per lei l’hanno fatta le persone di cui si è circondata e che avevano ottenuto la fiducia di Fausto, che l’hanno guidata passo a passo in un’avventura nuova, ma ricca di soddisfazioni oltre ogni ostacolo. 

Un’altra donna ha sempre avuto le idee chiare, e niente e nessuno l’ha mai allontanata dai suoi desideri. “Volevo fare la meccanica. Da sempre“. È Monica Zanetti, entrata in Ferrari a 15 anni come operaia per fare una Ferrari fatta bene. Una donna la cui carriera sembra sdoganare gli stereotipi, alimentata da una passione ancora oggi viva. Monica ce l’ha fatta grazie alla sua forza, alla sua manualità: in un team con tre uomini, farsi ascoltare ed essere trattata alla pari era impegnativo. “Capitava che se ero io a intuire il problema su cui lavoravamo non mi dessero subito ascolto“, racconta.

Aveva trovato la sua strada che segue tutt’ora grazie alla scuderia Belle Epoque, aperta con la sua socia Gemma Provenzano, “perché una volta in pensione non ho smesso di voler fare la meccanica. Molti piloti Ferrari si fidavano ciecamente di chi aveva lavorato nell’azienda e spinta dalla voglia di continuare e di trasmettere ai giovani ho aperto un’officina. Nessun altro meccanico si decideva a farlo, e allora l’ho fatto io. È importante trasmettere la conoscenza per il futuro, altrimenti si va poco lontano”.

Un cambio di mentalità è necessario

Troppo spesso siamo vittime – quando non carnefici – di Unconscious Bias, di pregiudizi “impliciti”, che invece di farci accogliere la diversità come qualcosa di positivo, ce ne fanno avere paura. Si possono manifestare in vari modi, e uno di questi è proprio il Gender Bias, ovvero la tendenza a preferire un genere rispetto a un altro per lo svolgimento di determinate attività o per l’assegnazione di alcune mansioni. 

Un esempio lo racconta proprio Monica Zanetti in un aneddoto sul suo incontro con Enzo Ferrari: “Quando l’ho visto con gli occhiali scuri sul modello F40 era stupito, non capiva la mia passione per la pista”. E si comprende: è una donna. E questo può disorientare in un mondo, quello dei motori, ancora declinato al maschile.

Questi stereotipi possono generare conflitto e sono forti ancora oggi. La situazione odierna, infatti, vede ancora lontana la piena parità perché come ha detto Siegfrid Stohril presidente della Federazione è colui che disse che le donne credono di essere intelligenti quanto gli uomini ma sbagliano“. Oggi rispetto al passato la visione della donna nell’Automotive e nelle competizioni motoristiche non è più una chimera, ma molto spesso c’è da superare pregiudizi e stereotipi che ancora persistono ed esistono, soprattutto se parliamo di ruoli di rilievo, manageriali, che solitamente non erano pensati per un volto femminile.

Uno spunto di riflessione lo lascia anche Livia CevoliniCEO di Energica Motor Company, azienda fornitrice della MotoE fino alla passata stagione. Ha raccontato un episodio simbolo: in occasione di un meeting non solo era l’unica donna al tavolo, ma le domande venivano ingenuamente rivolte ai suoi collaboratori quando ad essere interpellata e a rispondere avrebbe dovuto essere lei. Un piccolo aneddoto che ricorda la difficoltà di una donna nell’affermarsi ad alti livelli nelle realtà manageriali delle aziende.

I progressi

Stiamo facendo un grosso lavoro, anche a livello di Federazione internazionale, per portare la donna sempre più in alto e possibilmente in Formula 1“, ha spiegato Giancarlo Minardi che ha aggiunto: “C’è un cambiamento radicale, e Imola prima di tanti altri ha dedicato una giornata a tutte voi”.

WOW è stata anche l’oportunità di avere uno sguardo sul cambiamento della condizione della donna in Ferrari. Passando dalle parole di Monica Zanetti a quelle di Simona Curci, emerge una ricerca di educazione all’inclusività e un aumento di iniziative volte a tutelare l’uguaglianza e il diritto di poter essere madre. La mentalità dell’industria di Maranello è volta all’innovazione e allo sviluppo; non si applica solo sulle vetture, sui prodotti, ma soprattutto sulle persone. E la meritocrazia la fa da padrona. No quote rosa, uno dei tanti strumenti della mentalità patriarcale che generano ulteriore disparità, per incentivare il merito. Talento, dedizione sono i fattori chiave, per tutti.

Qui non si tratta solo di empowerment femminile, ma di condivisone – ha sottolineato Elena Penazzi, assessora all’Autodromo. – Uomini e donne insieme per creare un valore che deve essere sempre più importante nella nostra società”. Elisa Spada, assessora alle Pari opportunità, ha rimarcato il concetto.

Conclusione

Si narra che Maria Skłodowska Curie, ad un giornalista che le domandò come ci si sentiva ad essere sposati ad un genio, rispose di chiederlo a suo marito. Una risposta che non è niente di meno di ciò che ci si poteva aspettare dalla scienziata due volte premio Nobel (nel 1903 per la Fisica, con il marito Pierre Curie e Antoine Henri Becquerel, e nel 1911 per la Chimica), eppure una frase che continua ad essere ripetuta quando si parla di scienziate.

I primi versi della canzone Il poeta di Bruno Lauzi dicono:

Alla sera al caffè con gli amici
Si parlava di donne e motori
Si diceva: “Son gioie e dolori”

Siamo negli anni ’60, periodo in cui le donne iniziano a chiedere maggiori libertà e riconoscimenti. Una società molto tradizionalista, però, rallenta il processo di cambiamento. Discriminazione e subordinazione continuano ad essere forti.

Michèl Mouton, prima donna a vincere una tappa del WRC nel 1981, ha detto:

“Quando ti trovi dietro ad un volante chi può capire se sei un ragazzo o una ragazza? Non capisco perché le donne debbano essere segregate. Se corri nella stessa categoria l’unico elemento in grado di valutare le performance di una ragazza sono i tempi rilevati dal cronometro.”

Gli anni passano, la società cambia, si evolve, ma certi pregiudizi restano. È arrivato il momento di lottare affinchè vengano scardinati. L’ipocrisia che esiste nella nostra società è tanta ed è uno dei primi ostacoli da superare affinché le figure femminile riescano ad essere riconosciute come quelle maschili, anche nel motorsport. Ecco allora che Women Motor è solo un primo pezzo del puzzle. Come annunciato al termine dell’evento, infatti, questo è stato solo l’inizio. Cercando in futuro di essere più guerriere, di metterci la faccia.

Perchè le donne sono portatrici di un valore aggiunto, ed è il momento di prendersi la scena… a tutto gas!

Anna Botton

Appassionata di comunicazione e di ogni forma d'arte (sport incluso). Le emozioni sono il mio pane quotidiano. Autodromo, stadi e palazzetti sono la mia seconda casa. Il sogno? Entrarvi con un pass al collo.

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