Il terzo appuntamento stagionale dell’NTT Indycar Series 2023, svoltosi tra i muretti del circuito di Long Beach, ha riservato spunti di interesse. In una gara relativamente lineare, tuttavia, non sono mancate delle note negative sugli episodi di gara, portando a delle riflessioni necessarie. Impensabile fino a domenica dover ribadire concetti che si dava per acquisiti.
Andretti Autosport sugli scudi a Long Beach
Nelle prime due gare della stagione, Andretti Autosport ha dimostrato notevole potenziale, sufficiente per tenerli in considerazione nella lotta del campionato. Tuttavia, nonostante la promettente velocità, non sono riusciti a concretizzare quanto mostrato. Colton Herta, Romain Grosjean, Kyle Kirkwood e Devlin DeFrancesco sono rimasti coinvolti in più incidenti durante le prime due gare della stagione. Di fatto, Herta è stato l’unico a vedere la bandiera a scacchi al Texas Motor Speedway, concludendo al 7° posto.
A Long Beach, il team era chiamato a riscattare prontamente un inizio davvero sfortunato, e i suoi piloti non hanno deluso le aspettative. Kyle Kirkwood, promettente neo-acquisto del team, ha finalmente mantenuto il sangue freddo con una corsa pressoché perfetta. Partito in pole position, ha mantenuto un ritmo consistente, riuscendo a riprendersi il comando ogni volta che veniva superato. Questa condotta gli ha consentito di conquistare la sua prima vittoria in carriera in NTT Indycar Series. Se Kirkwood riuscisse a diventare più costante e meno incline all’errore, ripetendo le impressionanti prestazioni mostrate nelle formule propedeutiche, sarebbe un serio guaio per tutti.
Romain Grosjean è un altro che può ritenersi soddisfatto della gara di domenica. Partito 3° in griglia, era chiamato anche lui a raddrizzare due gare concluse amaramente con due incidenti a St. Petersburg e Fort Worth. Il francese non ha deluso le aspettative, concludendo al 2° posto, contenendo gli attacchi di Marcus Ericsson e avvicinandosi a Kirkwood nel finale. Colton Herta, meno appariscente, ha concluso 4°, regalando al team un’ottima giornata.
Arrow McLaren, una Long Beach opaca
Se Andretti Autosport ha entusiasmato, Arrow McLaren forse ha deluso più di tutti come team dal punto di vista delle prestazioni. Pato O’Ward ha avuto una giornata decisamente negativa, perdendo il comando della classifica generale. In primis, il contatto con Scott Dixon dopo un sorpasso avventato, ha portato all’ingresso di una caution. In secundis, alla ripartenza un attacco avventato su Kirkwood lo ha mandato in testacoda. Nonostante si sia prontamente ripreso, la collisione è stata sufficiente per rallentarlo, tant’è che ha concluso solo al 17° posto. Il messicano è stato anche reso soggetto a critiche non troppo velate da parte di Dixon, che ha giudicato la sua manovra fin troppo aggressiva.
Alexander Rossi e Felix Rosenqvist sono stati loro malgrado ancora meno appariscenti. Se Rosenqvist ha concluso al 7° posto senza particolari acuti, la corsa di Rossi si è conclusa con un ritiro a 2 giri dalla conclusione dopo un dritto, che lo ha costretto al ritiro. La tappa di Long Beach certamente è stata molto difficile per il team, che fino ad adesso sembra aver capitalizzato maggiormente nelle prime due gare.
A.J. Foyt Enterprises, a Long Beach nel ricordo di Lucy
La tappa di Long Beach, per A.J. Foyt Enterprises, è stata certamente una delle più difficili da affrontare per la squadra più longeva ancora oggi attiva in NTT Indycar Series. Il motivo va ricercato nella scomparsa a 84 anni d’età di Lucy Foyt, la moglie del fondatore A.J. Foyt, con cui si era sposato giovanissimo a 19 anni di età, nel 1955, un matrimonio e un affetto durato per ben 68 anni, sin dai tempi del liceo.
Con il cuore pesante per questa recente perdita, il team di Super Tex ci teneva più che mai a fare una buona gara. Se Benjamin Pedersen ha confermato le sue difficoltà di adattamento sui road courses rispetto agli ovali, Santino Ferrucci ha dimostrato una buona velocità. Pedersen ha concluso 24° a 3 giri di distacco dopo un dritto alla staccata della Shoreline Drive, mentre Ferrucci ha recuperato dal 18° posto, sfiorando un arrivo in top 10 e concludendo 11°.
Graham Rahal, una rimonta inosservata
Tra i temi della gara, è da segnalare la notevole rimonta da parte di Graham Rahal. In un periodo in cui sembra che Rahal-Letterman Lanigan Racing stia faticando a trovare una solidità velocistica di rilievo, il figlio d’arte di Bobby Rahal continua a dimostrarsi un pilota consistente e affidabile, capace di notevoli rimonte. A St.Petersburg partiva 20°, per poi star fuori dai guai e recuperare fino ad un eccellente 6° posto in gara. Al Texas Motor Speedway un’altra qualifica difficile dal 24° posto e una caution proprio mentre si era fermato gli hanno compromesso la gara, conclusasi anzitempo per un incidente con Devlin DeFrancesco. Senza questi problemi, non sarebbe stato impossibile concludere a ridosso della top 10.
A Long Beach, le difficoltà in qualifica sono continuate nuovamente, con un altro deludente 24° posto. Nonostante la situazione ben peggiore dei suoi compagni di squadra, con Jack Harvey 15° e Christian Lundgaard 17°, Rahal non si è perso d’animo. Già al 20° posto dopo le prime fasi, ha poi passato Devlin DeFrancesco, Pagenaud e Lundgaard in pista, approfittando anche dei problemi di Scott Dixon. Dopo metà gara, attacca anche Rinus VeeKay, Pato O’ Ward e Jack Harvey. Conclude in un non eccelso 12° posto, approfittando anche dell’errore finale di Rossi. Resta comunque di rilievo che sia stato il pilota che ha guadagnato più posizioni di tutti in griglia, ben 12.
Juncos-Hollinger Racing, si è oltrepassato il limite
Tra chi ha deluso più di tutti in questa gara è stato Juncos-Hollinger Racing. I guai sono incominciati nelle prime fasi, quando Callum Ilott ha dovuto fermarsi anzitempo ai box per un lieve contatto col muro che gli ha forato la ruota anteriore destra. Questa cosa lo ha portato, assieme ad Hélio Castroneves, al 26° e penultimo posto, doppiato di un giro dal leader. La pace car causata dal contatto tra Dixon e O’Ward ha cambiato le carte in tavola per la squadra.
Agustín Canapino, compagno di squadra del britannico, ha deciso di restare fuori e di passare quindi al comando della corsa per la ripartenza. Nel frattempo, Ilott ha effettuato una seconda sosta per effettuare uno stint più lungo con il carburante e sperare in una caution che lo avrebbe fatto recuperare notevolmente in termini di posizioni. Tuttavia, Ilott si è ritrovato alla ripartenza tutto il gruppo dietro di lui, vedendosi dunque obbligato a chiudere ogni porta possibile a Canapino per non venire doppiato in caso di bandiera gialla. L’argentino è venuto a contatto con Castroneves che cercava di sdoppiarsi, con Canapino che ha avuto la peggio nella collisione. Questo lo ha portato ad avere danni sulla sospensione anteriore sinistra, che lo ha obbligato a fermarsi ai box e perdere ben 26 giri per le riparazioni. Per quanto riguarda Ilott, la sua corsa si è conclusa al 19° posto ad un giro.
Screzi che hanno portato a sentimenti negativi e ad un ritardo nella gestione della situazione
Nelle interviste a caldo, Canapino riteneva di sentirsi danneggiato da questa mossa di Ilott, affermando che si poteva gestire meglio la situazione. Questo commento ha suscitato un’inaspettata e feroce reazione sui social media da parte dei fan di Canapino, che hanno ritenuto Ilott colpevole di aver rovinato la gara all’argentino. Suo malgrado, il britannico e chi gli è vicino personalmente si è visto minacciato di morte, vittime di una gogna tanto vergognosa quanto non necessaria.
La cosa volendo ancor meno positiva di questa vicenda tanto assurda quanto triste, è che il campionato non abbia preso posizione immediatamente, condannando quanto accaduto per calmare gli animi, se non sotto esplicito sollecito da parte dei diretti interessati solo a 48 ore dai fatti. Certamente ha giocato un ruolo il fatto che l’NTT Indycar Series non si sia mai trovata di fronte a situazioni di questo genere, tuttavia deve servire da lezione per intervenire prontamente alla prossima occasione.