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Superstars Series: la grande Italia delle competizioni turismo

Superstars è il nome che più si sentiva negli autodromi italiani tra il 2004 e il 2014. Tutti volevano correre nella Superstars Series, tutti volevano vincerla. In pochi anni era diventata una categoria leggendaria, considerata da molti la versione europea delle V8 Supercars australiane. E poi, all’improvviso, è scomparsa nel nulla. Ma cosa è successo in quei dieci anni?

Se, come me, siete nati a cavallo del nuovo millennio, molto probabilmente ricorderete la coppia di videogiochi “Superstars V8 Racing” e “Superstars V8 Next Challenge”. Pubblicati da Milestone nel 2009 e 2010, riproducevano l’esperienza di uno dei campionati italiani che più ha attirato l’interesse internazionale, diventando un punto di riferimento nel motorsport europeo.

Guardandoli oggi, i videogiochi non sono invecchiati benissimo, ma hanno segnato i pomeriggi dell’infanzia di molti giovani appassionati. Se nel motorsport siamo tutti figli della Formula 1, per un’intera generazione di italiani era molto probabile che il primo campionato scoperto oltre alla massima serie fosse proprio il Superstars.

Nascono le Superstars

Maurizio Flammini è un nome noto all’interno del motorsport, almeno tra chi si occupa di organizzare gare. Ex-pilota con discreti risultati nella Formula 2 Europea degli anni ’70, è diventato noto come fondatore e promoter del mondiale Superbike, per cui ha lavorato fino al 2007.

Mentre ancora si occupava di moto, però, un’altra idea stava prendendo forma nella sua testa. Nel 2004 nasceva il regolamento Superstars e, nello stesso anno, si organizzava il primo campionato. In calendario sei appuntamenti, di cui cinque a gara unica e il round finale di Misano in doppia gara.

Le auto, ispirate alle saloon cars, dovevano essere V8 derivanti da modelli stradali. Il cambio era obbligatoriamente ad H. Nulla era indicato invece per il tipo di motore: turbo o aspirati erano ugualmente accettati.

Una nuova società, la “Superstars World of Racing SpA”, meglio nota come SWR, dovrà occuparsi di gestire la serie.

Primi anni

La prima stagione non è di grande successo: solo dodici piloti si iscrivono e mai in una singola gara ne corrono più di sette. Francesco Ascani, con tre vittorie, tre podi e un ritiro, è campione. Oltre a lui, solo Mauro Simoncini corre tutte le gare, per poi chiudere secondo in classifica. Anche il parco auto non è molto variegato: si vedono in pista solo alcune Jaguar S-Type R e molte BMW M5 E39.

Già dal 2005, però, arriva una grande espansione. Le gare aumentano da sei a nove e diventano tutte in prova singola. Sparisce quindi la doppia gara a Misano. Audi presenta la sua auto ed anche il numero di iscritti aumenta: quest’anno sono diciannove. In realtà, nonostante i numeri in crescita, il campionato è ancora instabile: solo quattro piloti corrono in tutti gli appuntamenti, mentre gli altri selezionano specifici round. Ne consegue che, per il secondo anno consecutivo, la griglia di partenza non è mai davvero piena.

Il 2006 è un anno di conferma e consolidamento, che vede anche per la prima volta la partecipazione di un pilota non italiano: Steven Goldstein, dalla Colombia.

L’International Superstars Series

Nel 2007 arriva la prima svolta. Con un numero di iscritti abbastanza buono, si è pronti per il passo successivo: viene creata l’International Superstars Series. In buona parte avrebbe ricalcato il calendario italiano, a cui aggiungere tappe in Europa e in Sudafrica. La classifica viene divisa tra campionato nazionale e campionato internazionale.

Entrambi hanno un successo enorme. La prima gara all’estero, l’unica del 2007, è al Nurburgring. Sarà vinta da Gianni Morbidelli, dominatore assoluto della classifica nazionale. In internazionale, invece, il campione è Giuliano Alessi.

Il regolamento tecnico sviluppato da Mauro Forghieri era pensato per contenere i costi e bilanciare le prestazioni, ma, fino a quel momento, solo Jaguar, Audi e BMW avevano aderito.

Nel 2008, invece, entrano 3 nuovi marchi: Chrysler, Mercedes e Chevrolet. In seguito arriverà anche Maserati. Le gare all’estero diventano 2: Valencia e Oschersleben, ma quest’ultima sarà poi cancellata. Il campionato è ormai nella sua epoca d’oro: stabilmente oltre i 20 iscritti, attraente per tutto l’alto livello dell’automobilismo italiano e ancora in espansione.

Il grande successo

Dal 2009 cambia il format: tutti gli appuntamenti diventano in doppia gara. Viene anche aggiunta la prima tappa intercontinentale: il finale di stagione si corre a Kyalami. Nel 2010 Thomas Biagi interrompe il dominio di Gianni Morbidelli, mentre il campionato è al massimo della sua popolarità.

La fama diventa tale da permettere la creazione di una serie di supporto: la Superstars GT Sprint, aperta a vetture gran turismo. Questa risulta subito rilevante, andandosi a inserire in un panorama delle GT3 ancora in formazione e contribuendo a strutturarlo.

Anche il carattere internazionale della Superstars Series viene potenziato, con le gare all’estero che diventano quattro, tutte in autodromi ben noti al grande pubblico: Hockenheim, Portimao, Paul Ricard e Kyalami.

Nei due anni successivi la serie raggiunge la sua consacrazione. Quel piccolo campionato italiano con 12 iscritti adesso è diventato un punto di riferimento per tutto il mondo. Correranno alcune gare della International Superstars Series piloti come Mika Salo, Christian Fittipaldi e Norbert Michelisz. Farà l’intero campionato invece Johan Kristofferson, ottenendone sia il titolo nazionale che quello internazionale nel 2012.

Il rapido declino e la fine

Nel 2013 si celebra la decima edizione, e Gianni Morbidelli torna ad esserne campione. La serie prevede cinque gare fuori dai confini italiani. Sembra che tutto stia andando per il meglio, ma in realtà il campionato non era mai diventato economicamente sostenibile: a fine anno la SWR è costretta a chiudere.

L’anno successivo si prova a salvare il regolamento con la Euro V8 Series. Fortemente ridimensionata per numero e qualità delle gare, riscuote comunque un buon successo. Soffre però dell’evidente approssimazione data dalla nobile idea di tenere in vita il campionato unita alla mancanza di tempo e fondi.

Francesco Sini, a fine stagione, batte di un punto Tomáš Kostka, diventando inconsapevolmente l’ultimo a vincere sotto il regolamento Superstars. A fine anno si promette un 2015 migliore, ma, in realtà, non seguirà nessun annuncio.

Il forte calo degli iscritti, la riduzione delle gare e la mancanza di finanziamenti non permetteranno all’Euro V8 Series di sopravvivere. Si tenta di cambiare promoter, rivolgendosi a Pan Asia Racing Enterprise, ma ai contratti iniziali non seguirà nessuna realizzazione concreta.

Ciò che resta del Supercars sono sicuramente i ricordi. Per molti appassionati, la prima volta in pista è stata proprio per questa serie, nata da un’idea ambiziosa e realizzata con grande amore per le corse. Forse riuscire a imitare gli australiani era un obiettivo irraggiungibile, ma resta il coraggio di chi ci ha provato, che per un decennio è riuscito a riunire in pista la grande Italia dell’automobilismo.

Aldo Maria Coletta

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