Home » Formula 1 » Matt Bishop, tra motori e attivismo

Matt Bishop, tra motori e attivismo

Olivia Carbone, Giulia De Ieso, Alessia Straccia Matt Bishop Intervista

Mult1formula ha avuto l’opportunità di intervistare Matt Bishop, il responsabile della comunicazione del team Aston Martin. Matt ci ha parlato dell’importanza dei media nel mondo, della sua esperienza nella W Series e anche dell’attivismo nel Motorsport.

In che modo Aston Martin sta crescendo, a livello di comunicazione, grazie ai social media? 

La Formula 1, in generale, sta crescendo molto velocemente attraverso l’uso dei social media. Aston Martin sta crescendo in un modo particolarmente veloce perché è un grande brand e il ritorno in F1, dopo sessant’anni, ha attirato l’attenzione di fan e media. Quando nel 2021 Lawrence Stroll ha rilanciato il team chiamandolo Aston Martin, ha assunto nuovi ingegneri e meccanici ma anche nuovi membri del settore comunicativo e di quello del marketing, persone come me. Abbiamo subito capito che dovevamo essere dei “narratori” su tutte le piattaforme digitali: il nostro sito, ovviamente, poi Twitter, Facebook, Instagram e TikTok. Matt Bishop Intervista

In che modo la comunicazione influisce sull’immagine del team? Ci sono diversi approcci comunicativi in Formula 1?

I media digitali sono estremamente importanti, ma non possiamo dimenticare i mezzi di comunicazione tradizionali usati da molto tempo. I giornali, i siti e la televisione esistono ancora ed è fondamentale diffondere l’informazione su ogni piattaforma nel miglior modo possibile. Per esempio, c’è una parte del pubblico che non usa i social, ma guarda la televisione e anche il contrario!

Qual è l’iniziativa dell’Aston Martin che le è piaciuta di più? 

Penso che alcune delle challenge tra Sebastian Vettel e Lance Stroll siano molto divertenti. I piloti lavorano molto con i media e possono essere annoiati dalle cose più tradizionali, soprattutto quelli che sono qui da molto tempo. Se proponiamo qualcosa di più stimolante e dalla natura sportiva, anche se minima, i piloti si rivelano più interessati. I piloti sono molto competitivi e, ovviamente, vogliono vincere tutto quello che possono anche nelle challenge da noi proposte. Vogliamo far vedere che i nostri piloti sono persone interessanti e dal grande carisma. Inoltre, in questo modo possiamo lavorare con quattro piloti: Sebastian e Lance, il nostro pilota di riserva Nico Hulkenberg e Jessica Hawkins, driver ambassador per l’Aston Martin. Credo che alcuni dei contenuti creati con Jessica abbiano un forte impatto, perché la Formula 1 è piena di uomini bianchi e eterosessuali e Jessica è una donna membro della comunità LGBTQ+, che può parlare ad un diverso gruppo di fan. Matt Bishop Intervista

In che modo si è avvicinato al mondo della W Series? Com’è stato lavorare in quell’ambiente? 

Ho lavorato in W Series dal 2018 fino alla fine del 2020 e sono stato uno dei fondatori con David Coulthard, Catherine Bond Muir e Sean Wadsworth. All’inizio del 2021, sono stato assunto da Lawrence Stroll per lavorare in Aston Martin, ma mi è piaciuto molto lavorare in W Series. Ho passato molto tempo nel paddock di F1 e la W Series è stata una cosa nuova per me: non ero mai stato coinvolto nell’avvio di un progetto. Tutto ha avuto inizio in un piccolo ufficio di Victoria Street a Londra e quando abbiamo annunciato il progetto nel 2018, la notizia ha riscontrato un grande successo e abbiamo raggiunto gli Stati Uniti, la Cina, l’Australia, il Sud Africa e molti altri paesi del mondo. Quindi si può dire che la W Series sia stata creata nel momento perfetto!

Matt Bishop Intervista
LAT images
La W Series rischia seriamente di essere isolata e di non trovare uno sbocco in altre categorie? Secondo lei, perché è così difficile per molte ragazze fare passi avanti in questo sport?

Non sappiamo se la W Series porterà ad avere una pilota in Formula 3, Formula 2 e addirittura in Formula 1, o se ci sarà mai una pilota donna in Formula 1. Dobbiamo aspettare e stare a vedere. Se una donna arriverà in Formula 1, la W Series avrà rivendicato la propria posizione nel modo migliore possibile; ma se nessuna donna dovesse mai arrivare in Formula 1, anche in questo caso la W Series avrà comunque rivendicato la propria posizione e sarà chiara la necessità di avere un settore differente dedicato alle donne, affinché abbiano la possibilità di vincere e arrivare alla categoria regina. Il più grande problema della W Series è che le pilote più forti, per esempio Jamie Chadwick che ha 24 anni, sono abbastanza vecchie per i target della Formula 3. Penso che dovremmo essere pazienti e guardare i progressi della W Series, per vedere se e come le cose cambieranno. 

Che impatto ha avuto, invece, l’attivismo di Vettel in Formula Uno? Sappiamo che Sebastian è veramente sensibile riguardo la problematica dell’inclusione. Ha proposto idee per le iniziative oppure ha avuto un ruolo centrale?

Penso che Sebastian Vettel sia una persona da ammirare. È uno dei maggiori piloti di successo della storia di questo sport, un quattro volte campione con 53 Gran Premi vinti. È davvero interessato a supportare l’inclusività – sto parlando da uomo gay, come sapete, dunque sto facendo riferimento principalmente all’inclusivita della comunità LGBTQ+ – sia in Formula 1, che nella società. Sebastian parla di ciò esattamente come fanno anche Lewis Hamilton e Mick Schumacher, ciascuno di loro in differenti modi, e si tratta di tre uomini etero che stanno parlando in supporto della comunità LGBTQ+. Ovviamente, è essenziale che i membri della comunità LGBTQ+ parlino per sé stessi e per ciascuno di loro, ma è altrettanto rilevante quando gli “alleati” etero alzano la loro voce. E ciò provoca un forte effetto: basta guardare a cosa è successo in Ungheria lo scorso anno.

Spesso sui social media leggiamo che non è appropriato che i piloti prendano posizioni perché la Formula Uno non è il posto giusto per l’attivismo. Come risponderesti a queste persone?

Penso che sia una cosa ridicola da dire. Gli farei la seguente domanda: “Perché, se qualcuno è capace di far qualcosa, non dovrebbe parlare riguardo i diritti umani?”. Oppure, in altre parole, “Semplicemente perché Sebastian Vettel è un pilota da corsa veloce, stai suggerendo che non dovrebbe avere il diritto di parlare di ciò? Cosa avresti detto se fosse stato lento oppure se non fosse stato proprio un pilota? O un pilota fallito? O un postino o una maestra o un conducente di bus? Allora andrebbe bene?” Ovviamente, quando la pensi così, è una cosa sciocca. E ancora: la politica è vita e la vita è politica. Lo sport, come la Formula Uno, esiste nella vita. E poi, ultimo punto, non si tratta di politica, perché i diritti umani sono un qualcosa di universale che tutti meritiamo. Ognuno dovrebbe avere il diritto di parlarne, piloti o meno.

Dunque possiamo dire che la F1 è parte di un grande cambiamento nel mondo?

Sì, possiamo dirlo. Tutti gli sport offrono una piattaforma per parlare: puoi rivolgerti a tante persone avendo una grande influenza. E se puoi farlo ed hai qualcosa di buono da dire, come Sebastian, dovresti dirlo. Questa è un’altra ragione per cui è importante che le star dello sport, come i piloti di Formula Uno, parlino: hanno il dovere di fare la cosa giusta per la loro fanbase. Dunque penso che ciò sia realmente positivo.

E Sebastian è l’unico pilota a non avere un account Instagram o un profilo TikTok, ma il suo impatto è davvero profondo.

Sì, qualche volta gli ho detto: “Tu sei la più grande star dei social media, senza essere nei social media”, il che è notevole. Sotto certi aspetti sarebbe più semplice se avesse un account, così potrebbe prendere le sue posizioni e fare le sue azioni e riportarlo, che sia un social media o una piattaforma mainstream, spiegando perché sta facendo quella cosa. Comunque, non è la fine del mondo se non lo fa, perché ci siamo noi ad assisterlo.

Secondo te che cosa dovrebbe fare la F1 e il motorsport in generale per essere più aperta al mondo queer e a tutte le altre minoranze?

C’è molto lavoro da fare per rendere questo sport più aperto. Nel 2019 sono stato uno dei fondatori di Racing Pride, nata in collaborazione con Stonewall – un’associazione di beneficenza LGBTQ+. L’abbiamo fatto per due ragioni: una di queste era incoraggiare, in un ambiente pacifico e solidale, i giovani piloti di go-kart che potrebbero essere confusi nel decidere cosa vogliono fare della loro vita e del loro amore. Le persone iniziano a conoscere sé stessi durante l’adolescenza e quelli sono anni difficili. Ma se al contempo stai cercando di diventare un pilota, può essere ancora più dura. Il Motorsport è stato, per anni, un mondo di uomini bianchi eterosessuali. Se non sei uno tra quelli o non sei sicuro di esserlo, ciò potrebbe creare confusione e potresti pensare “So che amo il mio go-kart, ma sono il benvenuto qui?“. Vogliamo assicurarci che quei giovani si rendano conto di essere i benvenuti. 

Matt Bishop Intervista
reddit.com

Quindi dobbiamo insegnare agli uomini eterosessuali bianchi che guidano squadre di kart junior, a non presupporre la sessualità dei loro giovani piloti e a non dire cose come: “Hai guidato davvero da gay oggi“, usando questa parola in senso negativo, come purtroppo abbiamo sentito tutti troppo spesso. Inoltre, con Racing Pride siamo stati in grado di aiutare membri dei team di Formula 1, come meccanici o ingegneri, a fare coming out. Nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a fare coming out, ma è importante avere la possibilità di farlo senza avere paura. Se i team di Formula 1 riusciranno a creare un’atmosfera in cui tutti si sentano al sicuro, i loro dipendenti lavoreranno in modo migliore, saranno più a loro agio e alla fine creeranno anche risultati migliori: macchine più veloci!

Multiformula

Multiformula è un blog nato nel 2020 per condividere la nostra passione per il motorsport, dare spazio a quelle categorie come le Feeder Series di cui si parla ancora poco e soprattutto abbattere i pregiudizi che si incontrano in queste categorie.

Un pensiero su “Matt Bishop, tra motori e attivismo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Torna in alto