Un mondiale storico e combattuto
1983. Quarant’anni fa Nelson Piquet vinceva il suo secondo titolo mondiale di Formula 1 alla guida della Brabham-BMW BT52. La vettura della scuderia inglese era stata soprannominata “freccia”, sia per le forme appuntite, sia per l’incredibile potenza del motore BMW M12/13 1.5 L4t. Passa alla storia come il primo titolo mondiale di F1 conquistato da una vettura spinta da un propulsore turbocompresso di 1500cc.
Oltre alla lotta con il pilota della Renault, Alain Prost, e l’alfiere Ferrari René Arnoux, la stagione del 1983 è rimasta nei ricordi degli appassionati per il cosiddetto “scandalo della benzina”. Dopo una lettera di scuse che ha portato a molte polemiche, ecco come il 1983 ha segnato la storia della Formula 1.
I sospetti
Mauro Forghieri fu testimone oculare privilegiato delle vicende intestine di quel mondiale. Come raccontato nel suo libro “Mauro Forghieri, 30 anni di Ferrari e oltre”, dichiarò che le Ferrari correvano in configurazione da gara con 700 cavalli di potenza e una pressione di sovralimentazione del turbo sui 3 bar. Tuttavia, questo non risultava sufficiente contro le velocità di punta della Brabham. Infatti, le rosse di Maranello dovevano gareggiare molto più scariche sulle ali. Questo comprometteva in particolar modo la maneggevolezza del mezzo nelle curve.
L’ammissione di colpa e le scuse di Ecclestone
Il 4 gennaio 1984, l’allora direttore della Brabham e capo della FOCA (Formula One Constructors Association), Bernie Ecclestone, inviò una lettera di scuse dove ammetteva che la sua scuderia aveva fatto uso di benzina irregolare a partire dal GP di Germania. Nella lettera, Ecclestone porgeva anche le sue scuse ai principali rivali della Brabham, ovvero Ferrari e Renault.
La Renault chiese fortemente l’invio di questa lettera di scuse, forse anche per spiegare la sua sconfitta nel mondiale. Infatti, mai come in quell’anno una scuderia francese, con vettura e pilota francesi, si è trovata così vicina a vincere il campionato. La benzina utilizzata era irregolare a causa del numero di ottani presenti nella composizione del liquido. Il numero di ottani è un indicatore della resistenza alla detonazione nel momento in cui la benzina entra in contatto con l’aria o con altri carburanti.
L’ammissione di colpa non portò a nessuna conseguenza per la Brabham: Ferrari e Renault decisero di non fare ricorso, permettendo che il mondiale diventasse valido.
L’IFP e gli errori nella rilevazione
Ciò che non è mai stato chiarito è come la federazione non si sia accorta di queste irregolarità nel corso del mondiale. Secondo il capo della FISA (Federazione Internazionale dello Sport Automobilistico), Jean-Marie Balestre, le rilevazioni effettuate sulla benzina erano state errate.
Balestre inviò un campione della benzina all’Istituto Francese del Petrolio (IFP) che ne confermò la regolarità. Tuttavia, dopo l’ammissione di colpa effettuata da Ecclestone, Balestre accusò l’IFP di aver sbagliato la rilevazione.
Effettivamente, le rilevazioni erano errate: l’IFP ha confuso il coefficiente di riproducibilità e la tolleranza ammessa con un determinato valore di affidabilità. Anche le rilevazioni – effettuate in seguito – sulla benzina di Ferrari e Alfa Romeo risultavano diverse. Questo fatto era chiaramente impossibile, dato che il carburante usato era lo stesso.
Considerando l’enorme potere già esercitato all’epoca da Ecclestone, probabilmente Ferrari e Renault scelsero di non fare ricorso per mantenere buoni rapporti con la FOCA, di proprietà dell’inglese.