Il progresso scientifico del motorsport nel nome delle donne
Di Alessia Di Virgilio
In occasione della Giornata Mondiale delle donne nella scienza, vogliamo presentarvi 3 figure femminili che hanno trovato il coraggio di ribaltare lo stereotipo della scienza come ambito nel quale solo gli uomini potevano affermarsi e di accettare la sfida di un lavoro nel mondo del motorsport, immerse tra calcoli e probabilità.
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Al di là delle serrande dei box, tra grafici aerodinamici, chiavi inglesi e formule matematiche, il sesso non fa alcuna differenza. “Provare per credere” direbbero le migliaia di donne che oggigiorno vedono realizzati gli sforzi di una vita intera proprio grazie a quella passione per i numeri e a quella determinazione nel voler mettere la propria firma, come persona e come donna, sul progresso scientifico.
ANTONIA TERZI: LA PRIMA DONNA NEI BOX DI FORMULA UNO
Antonia, modenese classe 1971, si laurea in ingegneria aerodinamica all’Università di Modena nel 1996. Alla fine degli anni Novanta si fa spazio per la prima volta nei box della Scuderia Ferrari in qualità di tecnico con specializzazione aerodinamica.
Antonia è una novità assoluta, il compito affidatole non era mai stato assegnato a una personalità femminile prima di allora, ma lei si fa subito trovare pronta per ricoprire un ruolo che sembra invece esserle stato cucito su misura.
Nel 2002 arriva la chiamata dalla Williams che le offre il posto di capo aerodinamico all’interno della scuderia. Nel biennio seguente contribuisce quindi alla progettazione delle monoposto WilliamsFW25 e WilliamsFW26, non senza difficoltà. Infatti, se la stagione 2003 si conclude con un secondo posto nel campionato costruttori la stessa sorte non toccò a quella del 2004, durante la quale Antonia lavora sul progetto del “muso a tricheco” che la rese famosa in tutto il paddock senza ottenere il successo sperato.
Antonia saluta così il mondo della Formula 1, ma non per questo abbandona la sua passione per i motori, i grafici e l’ingegneria. Negli anni seguenti infatti collabora con la Dallara Automobili, progetta un autoveicolo innovativo con l’ex astronauta Wubbo Ockels e lavora nel reparto aerodinamico della Bentley Motors.
EUGENIA CAPANNA E LA SCUOLA PER INGEGNERI E MECCANICI DELL’AUTODROMO DI MONZA
48 anni e una passione sfrenata per le auto da corsa sin da piccola.
Eugenia Capanna inizia la sua scalata verso il lavoro dei suoi sogni iscrivendosi al corso parauniversitario di progettazione automobilistica a Modena. In un settore prevalentemente maschile, Eugenia non si lascia abbattere dalle critiche, trovando la forza nelle parole di chi le diceva di lasciar perdere perché era un mondo troppo difficile e non adatto a lei.
La sua perseveranza la porta sino al ruolo di protagonista nei Campionati di Velocità Turismo, dove gareggia con Alfa Romeo e Madza, e alla professione di Team Manager GT con Porsche, Aston Martin e Ferrari.
Poi, un’ambiziosa e folle idea: aprire una scuola di formazione per ingegneri e meccanici di pista. Nasce così l’MTS (Motorsport Technical School) nella magica cornice del tempio della velocità, ossia l’Autodromo Nazionale di Monza.
Qui, Eugenia insieme a un team di figure professionali altamente specializzate forma gli ingegneri, i meccanici e i tecnici di pista del futuro. Da giovani appassionati, gli studenti della squadra di Capanna diventano presto veri professionisti del settore ai quali vengono aperte le porte delle prestigiose fabbriche del motorsport nazionale e internazionale, comprese quelle delle massime categorie della MotoGp e della Formula Uno.
Ad oggi, solo il 5% degli studenti della scuola è composto da ragazze, ma Eugenia Capanna è convinta che questa percentuale possa crescere e portare sempre più donne vicino al tenace obiettivo di lavorare nei box a stretto contatto con le vetture, proprio come sognava anche lei.
STEPHANIE TRAVERS: LA MIGLIORE TRA I MIGLIORI
Stephanie Travers, originaria dello Zimbawe, non avrebbe mai pensato che la sua grande passione per la chimica potesse portarla un giorno al fianco dell’allora sei volte campione del mondo Lewis Hamilton sul gradino più alto del podio del Gran Premio di Stiria 2020. La vita la sorprese proprio quando, dopo la laurea in ingegneria chimica all’Università di Bradford, Stephanie invia la domanda di candidatura per il lavoro come ingegnere dei fluidi a bordo pista Petronas durante la stagione 2019. Tra oltre 7000 candidati, l’azienda tedesca partner della scuderia Mercedes AMG militante in Formula Uno ha scelto proprio lei, oltre ogni pregiudizio e stereotipo. Stephanie inizia così a lavorare nel Petronas Track Lab seguendo ogni weekend di gara. Analizza i campioni di carburante, olio motore e fluidi funzionali per monitorare i livelli di usura, cercare eventuali problemi e garantire il rispetto delle normative sportive a entrambe le monoposto di Brackley. Lei diventa così una vera e propria risorsa in più in una squadra che sa perfettamente come vincere, un valore aggiunto e una fonte di ispirazione.
Queste sono solo 3 delle figure femminili che hanno dato e daranno il loro contributo fondamentale alla scienza in un settore difficile e quasi esclusivo come quello dei motori. Accanto a esse possiamo nominare migliaia di ragazze, donne in carriera, appassionate che ogni giorno sognano o già vivono la realtà dei box più invidiati al mondo per chi, contro ogni stereotipo di genere, vive di ingegneria. di elettronica, di meccanica, di chimica.