L’evoluzione della Formula 1 da Ecclestone a Liberty Media
Di Chiara Vulduraro e Martina Spinello
Ma la Formula 1 si è sempre vista in televisione? L’adrenalina delle corse, lo spegnimento dei semafori, sorpassi e incidenti sono sempre stati trasmessi sul piccolo schermo? Chi ha deciso che la Formula 1 fosse uno sport talmente interessante da dover essere trasmesso in diretta mondiale?
Gli albori
Se vi siete mai ritrovati a cercare i replay di vecchie gare nei più improbabili archivi web e tv, vi sarete accorti che prima degli anni Settanta esistono pochi video sparpagliati, per lo più senza commento, o riprese fisse e di bassa qualità. Il pinnacolo del motorsport non è sempre stato, infatti, sotto gli occhi di tutti. Erano trasmesse poche gare, dalle emittenti locali che, talvolta, decidevano di acquistare i diritti per la singola gara e trasmetterla in televisione. Nessuno aveva mai pensato di trasmettere tutto il campionato: nei primi anni nessuno lo seguiva da casa, dalla prima gara all’ultima, come oggi.
Fino agli anni Settanta la Formula 1 di per sé era molto diversa da come la conosciamo oggi: non aveva un’organizzazione ben definita, grandi strutture per gestire ogni singola esigenza ed aspetto della grande macchina del Circus. Fino a circa cinquant’anni fa si andava, si correva, si sopravviveva e si vinceva.
Con il passare degli anni il campionato iniziò a delinearsi sempre di più e si iniziarono a formare le prime associazioni. Nel 1974 Bernie Ecclestone fondò la FOCA, Formula One Constructors Association, un’unione di tutti i costruttori presenti nel campionato. L’imprenditore e mancato pilota inglese aveva infatti capito che con il tempo gli organizzatori avevano iniziato a guadagnare sulle corse, a discapito dei team.
1976: una svolta fortunata
Il 1976 fu un anno decisivo sotto molti aspetti. Il mondiale fu probabilmente il più conosciuto, ricordato ed assaporato nell’intera storia della Formula 1. La lotta al titolo tra Niki Lauda e James Hunt era accesissima e lo divenne ancora di più quando l’austriaco tornò al volante solo poche settimane dopo il terribile incidente in cui rischiò di perdere la vita.
All’ultima gara del campionato il distacco fra i due era di soli tre punti, tutti i tifosi della massima categoria erano con il fiato sospeso. Proprio in quell’occasione Bernie Ecclestone fece una mossa che probabilmente rivoluzionò la storia della Formula 1: comprò per un milione di dollari tutti i diritti televisivi internazionali, riguardanti quindi la trasmissione delle gare. Offrì il 10% agli altri team per 100.000 dollari, ma nessuno accettò.
Con quella mossa nacque un impero.
La finale di quel mondiale, corsa in Giappone, rimase famosa per il diluvio che investì il circuito del Fuji. Non c’erano le condizioni per iniziare, ma c’erano tempi televisivi da rispettare, proprio perché le televisioni avevano iniziato ad affacciarsi su un’organizzazione così ben costruita ed amministrata e su uno spettacolo così emozionante come quella finale.
La gara ebbe inizio in condizioni a dir poco proibitive, con James Hunt in testa. Tuttavia in quella pioggia torrenziale venne fuori il lato, se così si può dire, negativo dell’aver acquistato quei diritti: i tempi. Costretto a correre in condizioni troppo pericolose, Niki Lauda non fu d’accordo, rientrò ai box e si ritirò dalla corsa. Il duello all’ultimo sangue per il titolo era stato mandato in fumo da quella stessa volontà di renderlo visibile alle televisioni. È vero, l’attesa durò fino all’ultimo istante, perché Hunt doveva comunque ottenere i punti sufficienti, ma non fu ciò che il grande pubblico aveva sperato.
Una nuova organizzazione
Per trasmettere, allora, le gare in diretta mondiale e con una grande organizzazione, si capì che era necessario mettere i piloti nelle giuste condizioni per poter correre e che la sicurezza era un cardine fondamentale da rispettare. Sicurezza che con il tempo aumentò – ed aumenta tutt’ora – sempre di più, dal momento che, con la trasmissione televisiva delle gare, la morte dei piloti era sempre più condannata.
Inoltre, il grande Circus della Formula 1 necessitava di avere una struttura molto più organizzata, proprio per far fronte alle importanti decisioni di amministrazione e gestione degli eventi e della sicurezza.
Negli anni ’80, dopo un’aspra lite fra Bernie Ecclestone e la Fédération Internationale du Sport
Automobile (FISA), fu firmato il Patto della Concordia, con il quale erano assegnati alla
FOCA di Ecclestone i diritti commerciali e televisivi della Formula 1. Il Patto della Concordia,
stipulato grazie alla mediazione di Enzo Ferrari, rinnovato ancora oggi con nuovi termini, stabilisce
anche le quote di spartizione dei proventi delle squadre. Nel 1987, concluso il Patto,
Ecclestone istituisce la Formula One Promotions and Administration (FOPA), che diventerà, in
seguito, Formula One Management (FOM).
I dati economici
Il ruolo di Bernie Ecclestone nella Formula 1 è stato fondamentale nello spingere la categoria ai
massimi livelli di appeal internazionale, rendendo i Gran Premi eventi globali che stimolano
l’interesse internazionale. A partire dal 1981, infatti, la Formula 1 ha visto un incremento
esponenziale sia per quanto riguarda gli appassionati di questo sport, una volta esclusivamente di
nicchia, sia per quanto riguarda l’aspetto economico-commerciale del Campionato e dei team.
Negli anni 2000 la Formula One Group, capogruppo a cui fanno capo tutte le società della Formula
1, è soggetta ad una disputa giudiziaria a causa di un contenzioso fra Bernie Ecclestone
(proprietario, con la Holding di famiglia, del 25% delle quote) e tre banche Lehman Brothers, JP
Morgan Chase e la tedesca Bayerische Landesbank, subentrate con il 75% nel controllo della
FOG a seguito del collasso di Kirck Media Company. La causa si risolve nel marzo 2005 con un
accordo extragiudiziario, i cui termini non saranno mai resi pubblici, che assegna a Bernie il pieno
controllo sui diritti della Formula 1.
L’avvento di Liberty Media
Nel 2016 l’azienda americana di mass media Liberty Media (quotata alla NASDAQ), già
proprietaria di iHeart Radio e Sirius XM, assume il controllo di Formula One Group con
un’operazione di 4.4 miliardi di dollari. L’accordo è finalizzato nel gennaio 2017, designando
Chase Carey come CEO del gruppo.
L’avvento di Liberty Media, con una visione della Formula 1 decisamente più moderna rispetto a
quella di Bernie Ecclestone, rivoluziona ulteriormente il Circus, portandolo alla sua massima
visibilità a livello globale grazie anche all’utilizzo dei social media, all’avvento di piattaforme
streaming come F1TV e Netflix Drive To Survive, e ad eventi organizzati nei week-end di gara.
Dal 1° gennaio 2020 Stefano Domenicali, un nome importante nella Formula 1 e nel mondo
automobilistico, sostituisce Chase Carey come CEO di Formula One Group, a cui oggi fanno capo
Formula One Promotions and Administration, Formula One Management, Formula One Licensing
BV.