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Track walk per la storia: Hunt e Lauda

James Hunt e Niki Lauda. Due piloti straordinari, protagonisti di una delle più grandi rivalità della storia della Formula 1. 

Il primo, impulsivo, spericolato, considerato un pazzo da molti, con il soprannome di Hunt the Shunt che lo accompagnava ovunque andasse. Il secondo calcolatore e distaccato, una vera macchina di precisione. 

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Le origini – Il rettilineo principale

I due si incontrano nelle categorie minori, per poi ritrovarsi in Formula 1. Lauda approda in Formula 1 al volante di una March, nel 1971, ma la poca affidabilità della vettura e le pessime prestazioni ottenute con la squadra, lo portano a stipulare un nuovo contratto con la BRM, team con cui correrà dal 1973. Lo stesso anno Hunt debutta in F1 con il team March e anche nel suo caso, non ottiene grandi risultati.

1974 – Il primo settore

Nel frattempo Lauda dimostra il proprio talento e nel 1974 ottiene il sedile in Ferrari; inizia così per l’austriaco una nuova era che porterà lui e la scuderia di Maranello alla vittoria, ma Lauda, questo, non lo sa ancora. Durante la stagione, Niki sigla nove pole position, ma non riesce a conquistare neppure una vittoria: l’affidabilità della vettura italiana è nettamente migliorabile e Lauda chiude il campionato in quarta posizione

Anche Hunt, nel ‘74, cambia squadra e lascia la March per unirsi al neo team di Lord Hesketh. La scuderia, omonima del suo fondatore, non riesce nel tentativo di fornire ad Hunt una buona vettura e la stagione risulterà scadente. 

1975 – Il secondo settore

1975: nuova stagione, nuovo capitolo. La Ferrari di Lauda si presenta, sin dai primi Gran Premi, inarrestabile. L’austriaco conquista cinque vittorie e si ritira soltanto da una delle quattordici gare del campionato. Così, Niki Lauda si laurea campione del mondo, con 19.5 punti di vantaggio su Fittipaldi e riporta il titolo mondiale a Maranello dopo 11 anni di digiuno. 

Mentre Lauda conquista il titolo, Hunt riesce nella straordinaria impresa di vincere il Gran Premio d’Olanda con la Hesketh, che anche nel 1975, non ha la possibilità di lottare per le migliori posizioni. Al termine della stagione, Lord Hesketh si trova circondato dai debiti ed è costretto ad abbandonare la Formula 1. Hunt rimane quindi senza un sedile per la stagione del 1976, ma quando ogni speranza di partecipare al campionato dell’anno successivo sembra svanire, ecco che la fortuna fa la sua mossa.

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1976 – Il terzo settore

Fittipaldi abbandona il team McLaren per correre da privato e la squadra inglese, ingaggia Hunt poco prima che la nuova stagione abbia inizio. E’ il 1976, anno che si rivelerà storico per la Formula 1 e in particolare, per la rivalità tra Hunt e Lauda. 

Il campionato ha inizio in Brasile e Hunt conquista la pole position; il giorno successivo, però, è Lauda a vincere. Terminato il Gran Premio di Silverstone, l’ottava tappa di un campionato da 16 gare, Lauda sembra destinato a vincere il titolo senza troppe difficoltà, avendo già collezionato 5 vittorie, mentre Hunt, è riuscito a vincere solo due corse. Lauda ha 61 punti e Hunt solo 26: per cambiare le sorti del mondiale, ci vorrebbe un miracolo.  

Lo sport però è imprevedibile, la Formula 1, più di tutti. E al posto di un miracolo, ciò che avviene, è una tragedia. 

Decima tappa: Gran Premio di Germania, al Nurburgring. Un tracciato pericoloso, buio, spesso coperto da fitta nebbia. L’inferno sotto forma di circuito, sperduto tra i boschi tedeschi. Durante il secondo giro del Gran Premio, la vettura di Lauda sbanda, sbatte contro un masso a bordo pista e prende fuoco. Edwards, Ertl, Lunger e Merzario fermano le proprie vetture e si affrettano a prestare soccorso a Lauda, intrappolato nella monoposto. Il pilota viene estratto dalla vettura rottamata ed è trasportato d’urgenza in ospedale. 

Nel frattempo, la gara viene vinta da Hunt. 

Le condizioni del pilota austriaco sono preoccupanti: gravi ustioni sul volto, molteplici contusioni e, soprattutto, danneggiamento dei polmoni causato dall’inalazione del fumo. Viene messa in dubbio la possibilità che possa sopravvivere e l’idea che possa tornare a correre è, a detta di tutti, fuori discussione. 

La Formula 1 non si ferma e Hunt, durante le gare in Austria e in Olanda, riduce notevolmente il distacco da Lauda. Che sia proprio l’inglese il pilota destinato a vincere il titolo, con Lauda fuori dai giochi, è dato per certo. 

Sono trascorsi solo 42 giorni dall’incidente in Germania e, nonostante Niki non sia più ritenuto in pericolo di vita, lo aspetta una lunga convalescenza. Lauda, però, vuole tornare in pista e forse anche vincere. Partecipa quindi al Gran Premio d’Italia e termina la corsa in quarta posizione: Niki Lauda, può ancora vincere. 

Hunt, ritirato a Monza, vince il Gran Premio canadese e quello statunitense, presentandosi in Giappone con soli 3 punti di svantaggio su Lauda. 

Il 24 ottobre 1976, sulla pista del Monte Fuji batte una forte pioggia e la gara rischia di essere rimandata al 1977 o addirittura, la cancellazione. Nonostante la commissione piloti si fosse dichiarata contraria allo svolgimento della gara, Ecclestone e l’organizzazione decidono di far disputare la corsa. I piloti si riuniscono segretamente e si accordano per ritirarsi tutti dopo soli due giri, ritenendo la pista troppo pericolosa. 

Alla partenza, però, numerosi team principal minacciano i piloti di licenziarli, in caso di ritiro e così, saranno in pochi ad abbandonare la corsa. 

Lauda è uno di questi e al secondo giro, torna ai box, mentre Hunt prosegue, chiudendo la gara in terza posizione e laureandosi, quindi, campione del mondo

Dal 1977 in poi – Ultima curva

Dopo la conquista del titolo mondiale, gli anni d’oro di Hunt iniziano a tramontare. Nel 1977 vince solo tre gare, le ultime della sua carriera e nel 1979, nel bel mezzo della stagione, abbandona la Formula 1. 

Lauda si laurea nuovamente campione nel 1977, per poi abbandonare la Ferrari per unirsi al team Braham. Al termine della stagione 1979 lascia la Formula 1, per poi tornare a correre nell’82 con la McLaren. Diventerà campione del mondo per l’ultima volta nel 1984, prima di ritirarsi definitivamente dalle corse nel 1985. 

In seguito al ritiro, James Hunt cade in una vita complicata, tra alcol, fumo e tracolli finanziari. Viene aiutato da Lauda, grazie al quale riprende in mano la situazione e ottiene un posto da commentatore sportivo alla BBC. 

I due, amici sin da ragazzi, continuano a frequentarsi fuori dai circuiti, legati da un’amicizia profonda, che superava qualsiasi rivalità presente in pista, totalmente dimenticata nel famoso documentario Rush. Un rapporto basato sul rispetto e sull’ammirazione reciproca.

La vita movimentata avuta da Hunt per diversi anni lo porta ad una morte precoce, avvenuta il 15 giugno del 1993. Lauda, invece, diventa presidente non esecutivo della Mercedes nel 2012, aiutando il team a raggiungere obiettivi leggendari e poi muore, in seguito a un trapianto polmonare, il 21 maggio 2019

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Due piloti, dalle vite quasi opposte, etichettati erroneamente come il buono e il cattivo, hanno viaggiato e viaggeranno sempre in coppia, nella storia della Formula 1. Una rivalità storica, un binomio che è leggenda

Olivia Carbone

Appassionata di sport, ha iniziato a scrivere per Mult1formula a novembre del 2020. Le piace il cinema e la geopolitica, ma è anche amante della letteratura.

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