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Ferrari: la crisi gerarchie e il GP a Baku dove non ha mai vinto

Nonostante sia passata più di una settimana dal disastro combinato a Monaco dal muretto Ferrari, c’è chi ancora ne parla. Principalmente, a parlarne sono alcuni tifosi che non riescono ancora a concepire come sia stato possibile fare un errore simile.

Sono state dette svariate cose e, tra queste, quella che vedeva più persone in accordo è la questione gerarchie. Ma la Scuderia non è più tornata sul tema Monaco; Mattia Binotto ha semplicemente detto che è stato un errore da cui trarre insegnamento. Niente di più, niente di meno.

Questo weekend si correrà a Baku, pista sicuramente non semplice, caratterizzata da un lungo rettilineo in cui Red Bull potrebbe dare filo da torcere a Ferrari. Ma nulla è scritto, potrebbe succedere di tutto in gara e questo – ormai – lo abbiamo capito bene. Ciò che ci chiediamo, tuttavia, è: con quale umore si presenterà in gara la Scuderia di Maranello e – soprattutto – i suoi piloti?

Il disastro di Monaco e la questione gerarchie: Ferrari ne ha bisogno?

Ciò che è successo a Monaco, ormai, è stato ripetuto più e più volte e non serve ripetersi. Leclerc e la Scuderia si sono dichiarate amore reciproco, l’arrabbiatura del momento è – presumibilmente – archiviata e adesso la concentrazione è tutta sulla gara di Baku di questo weekend.

@scuderiaferrari su Instagram

Come già accennato, la cosa che ha più fatto parlare dopo la gara di Monaco, oltre alla strategia, è la questione gerarchie. Ferrari – a differenza, ad esempio, di Red Bull – non ha stabilito chi tra i suoi piloti sia il primo e chi il secondo. C’è chi crede che questo debba essere deciso dalla pista, chi crede che sia necessario che la squadra faccia una scelta e chi crede che i piloti debbano imporsi e pretendere di sapere se c’è un primo e un secondo pilota e chi è quale.

Allora ci si chiede se in casa Ferrari ne abbiano parlato, se ci sia stato un cambio di rotta e a Baku vedremo gerarchie. Oppure se si è deciso di proseguire per la strada ormai intrapresa, portando avanti la filosofia della parità di possibilità tra piloti. Baku non è esattamente una pista facile per Ferrari, che su cinque gare disputate ha collezionato 0 vittorie.

Ma vediamo ogni cosa con ordine.

La pista come giudice

Partiamo dall’idea secondo cui la gerarchia debba essere decisa dalla pista. Ad ora, per ciò che si è visto, Leclerc è senza dubbio – tra i due piloti Ferrari – quello con più possibilità di giocarsi il campionato. La classifica parla già da sé: dopo 7 gare, la differenza di punti tra Leclerc e Sainz è di 33 punti, 42 tra Verstappen e lo spagnolo. Ma la classifica può voler dire tutto come può voler dire niente, perché dobbiamo sempre tenere a mente gli imprevisti che i piloti non possono controllare – come dei ritiri inaspettati.

Quindi, proviamo a concentrarci non sui punti, ma sulle singole prestazioni: Leclerc è sempre stato un gradino sopra al compagno di scuderia. Il monegasco sta dimostrando di avere un grande feeling con l’auto, sta spingendo sempre al massimo e in qualifica soprattutto riesce a essere sempre pericoloso. Basta vedere la qualifica di Monaco: c’è chi ha definito la pole di Leclerc un “regalo” da parte della bandiera rossa causata da Pérez. La verità è che, se avesse finito il giro, il padrone di casa avrebbe distaccato di molto il compagno di squadra.

Foto di F1 HQ; Leclerc dopo la Pole Position a Monaco.

In Spagna, Charles aveva la vittoria già in pugno, dopo poco più di venti giri aveva già guadagnato un bel po’ di tempo sulle due Red Bull – e il problema al DRS di Verstappen giocava a suo favore. Purtroppo, l’imprevisto è sempre dietro all’angolo e il ritiro forzato ha infranto il sogno di coronare un weekend perfetto con un primo posto. In quella stessa gara – tuttavia – Sainz non ha brillato. Come non ha brillato anche in altre occasioni – ricordiamo tutti quel periodo nero successivo al rinnovo.

La pista, dunque, ha parlato e l’ha fatto a favore di Leclerc.

La scelta dovrebbe essere del team, tuttavia…

Questo genere di scelta, solitamente, spetta alla scuderia. È il Team Principal a decidere chi è il primo e chi il secondo: si guarda alle prestazioni, alla costanza, alla concreta possibilità di vincere. Nella gran parte dei casi è così. Eppure, Ferrari ha deciso che nella casa del Cavallino Rampante, le gerarchie non devono esistere. Nessun figlio preferito, in modo che l’attenzione non vada solo a un pilota ma che entrambi, invece, possano avere la possibilità di giocarsi il campionato senza doversi sacrificare per mandare avanti l’altro in momenti di bisogno.

Così facendo, però, si finisce in situazioni come quella di Monaco. Situazione in cui Sainz non può essere considerato nel torto: se non c’è una gerarchia, se non c’è un pilota da favorire o da coprire, è ovvio che ognuno penserà a se stesso. Così, lo spagnolo ha pensato a una strategia per salvare la sua gara e ha portato a casa un secondo posto. Il padrone di casa, favoritissimo per la vittoria dopo il weekend impeccabile, per seguire le scelte del team alla fine ha guadagnato solo rabbia e delusione. “A casa fa male” dice a Binotto, nel team radio a fine gara dopo che quest’ultimo lo rassicura con un “ci rifaremo”.

Ma per rifarsi bisogna sedersi a tavolino e prendere una decisione definitiva. La scuderia di Maranello, però, non sembra intenzionata a farlo.

Così facendo, si rischia anche di rovinare il rapporto tra i piloti perché c’è il rischio che i due – per dimostrare al team chi è migliore dell’altro – vadano uno contro l’altro. E questo va solo a sfavore della squadra.

Avere due piloti bravi è un problema, perché è difficile stabilire chi debba essere il migliore. Ma quando i fatti parlano, è anche giusto ascoltarli.

La Ferrari a Baku: come ci arriva e i precedenti

Gerarchie a parte, nel weekend di gara che sta per iniziare la Ferrari deve riprendersi ciò che ha perso nel Principato. Si correrà a Baku, dove la Rossa non ha mai vinto. Il modo migliore per recuperare dal weekend disastroso di Monte Carlo sarebbe quindi sfatare questo tabù.

Il circuito di Baku

Entrambi i piloti arrivano sicuramente con grande voglia di fare bene: Leclerc ha nove punti da recuperare su Max, Sainz ha bisogno di essere continuo dopo la buona gara di Monaco. La pista è a favore della Red Bull; il lungo rettilineo finale sarà una grande sfida. Lì si potrà capire a pieno se gli aggiornamenti portati da Ferrari a Barcellona hanno accorciato il gap tra la scuderia italiana e quella austriaca o no.

L’anno scorso, Leclerc aveva conquistato una pole inaspettata. In gara, poi, non è riuscito a stare al passo delle auto davanti concludendo al quarto posto – giovando del ritiro di Verstappen e di un errore di Hamilton. Nelle tre gare disputate su questo tracciato, Leclerc ha collezionato un sesto, un quinto e un quarto posto.

Anche Sainz non ha mai ottenuto grandissimi risultati su questa pista. Il risultato migliore che ha avuto è stato un quinto posto con la Renault nel 2018. Risultato preceduto da un ritiro e un ottavo posto in Toro Rosso rispettivamente nel 2016 e 2017 e seguito da un settimo posto in McLaren e un altro ottavo posto, questa volta in Ferrari.

Il dato curioso è che anche Max Verstappen non ha mai vinto a Baku. Sarà quindi una sfida infuocata, tra piloti alla ricerca della loro prima vittoria in Azerbaijan.

Tornando a Ferrari, questo Gran Premio dovrà fornire delle risposte sia alla squadra che ai tifosi. Sarà un momento decisivo per capire se si è ancora in lotta per entrambi i campionati o se la competitività delle prime gare è sparita. Sarà un momento importante, soprattutto, per capire se si è almeno discusso sulla questione gerarchie o se si è deciso di proseguire senza distinzioni tra i piloti.

L’appuntamento per vedere le monoposto tornare in pista dopo questa settimana di pausa, quindi, è venerdì alle 13 con le FP1. Lì, avrà il via un weekend alla ricerca di risposte e conferme.

Stefania Demasi

Studentessa di Relazioni Pubbliche e grande amante dello sport. Il mio sogno da sempre è proprio quello di lavorare in questo mondo.

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