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Jules Bianchi, l’eterno numero 17

Di Olivia Carbone

Mi appresto a scrivere questo articolo, anzi, questa lettera, con un peso sul cuore. Dirò le cose giuste e lo farò nel modo giusto, o rischierò di risultare retorica e peggio, fuori luogo?
Queste domande mi tormentano sempre, quando scrivo di piloti che hanno perso la vita. Qualcuno potrebbe pensare che viva queste situazioni con troppa poca lucidità. Allora perché scrivere ogni 17 luglio, se la cosa mi destabilizza tanto?
Perché scrivere è l’unico strumento che ho, che abbiamo.

Jules Bianchi
reddit.com


Il 17 luglio 2023 segna otto anni dalla morte di Jules Bianchi. Otto. Mi rendo conto che ci sono bambini che ora stanno crescendo al fianco di questo sport, ma che non hanno mai conosciuto quel francese tutto cuore che guidava con il numero 17 stampato sul muso.
Credo che quel che mi opprime, in momenti come questi, sia l’improvvisa consapevolezza che sta a me, in qualche modo, portare avanti il nome di Jules Bianchi e non permettere che le grinfie del tempo, crudele e inesorabile, lo trascinino nell’oblio. Non quando a questo mondo c’è ancora qualcuno che ne può parlare.
Sta sempre ai vivi, non permettere che i morti lascino in definitiva questa terra.
Sta a me, oggi, non permettere che otto anni bastino per dimenticare Jules.

Il nome di Bianchi fa spesso capolino in questo sport, è vero. Se ne parla quando la Formula Uno torna a correre a Suzuka, in quei giorni in cui la magia di uno dei tracciati più belli al mondo non riesce a scrollarsi di dosso il senso di oppressione e tristezza che la pioggia caduta nell’ottobre del 2014 non ha mai lavato del tutto. Si nomina Jules Bianchi quando si fa riferimento alla sicurezza in questo sport, che troppo spesso sembra non ricordare il passato più recente. Il nome di Jules torna, di nuovo, quando una Ferrari numero 16 sfreccia sull’asfalto, guidata da Charles Leclerc, che nell’immaginario di molti ha preso il testimone dalle mani del francese e ha continuato la corsa della vita per lui, con lui.

Jules Bianchi però, è stato più di questo e il suo nome non dovrebbe essere ricordato solo in relazione al suo incidente, alla sua scomparsa, a tutto quello che non è riuscito a fare perché non ne ha avuto il tempo.
Jules Bianchi è stato il primo pilota a far parte della Ferrari Driver Academy, nel 2009.
Ad arrivare terzo nel campionato di GP2 del 2011, è stato Jules Bianchi, dopo una lotta per la seconda piazza estenuante.
Jules Bianchi è anche il nome del giovane talento che ha raggiunto la Formula Uno, prima come pilota di riserva della Force India nel 2012, poi come membro ufficiale della lineup Marussia, un anno più tardi.
È stato Jules Bianchi, durante il Gran Premio di Monaco del 2014, a conquistare i primi punti della storia della Marussia, agganciando una nona posizione che per la squadra sembrava un miraggio.

Jules Bianchi, nella sua breve carriera, è riuscito a posare alcune pietre miliari nella storia della Formula Uno, ma non solo. Jules prima di essere un pilota, era un ragazzo di vent’anni ed è stato un figlio, un amico, un compagno di vita. Il 17 luglio 2015 si è perso più del pilota a bordo della Marussia.

A chi vive nel cuore di chi resta,
a Jules Bianchi, l’eterno numero 17.

Olivia Carbone

Appassionata di sport, ha iniziato a scrivere per Mult1formula a novembre del 2020. Le piace il cinema e la geopolitica, ma è anche amante della letteratura.

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