Per la prima volta in questa stagione, non c’è una Red Bull che domina la scena in un weekend di gara e le strisce di record consumate giro dopo giro giungono, finalmente, a termine.
Il Marina Bay di Singapore offre uno scenario diverso dal solito e condanna il due volte iridato Max Verstappen a vivere uno dei weekend più difficili del suo campionato. Una macchia che gli costa, prima, una clamorosa esclusione dal Q3 in qualifica per mano di Liam Lawson e, successivamente, una gara poco lineare complicata da qualche bandiera gialla di troppo.
Il bilancio, per quanto drammatico possa essere rispetto agli standard a cui ci ha abituati il team di Milton Keynes, recita un doppio piazzamento in TOP 10 da parte dei due alfieri di Christian Horner. Anche nelle peggiori delle ipotesi, Red Bull riesce a capitalizzare altri punti preziosi per una conquista celere dei due mondiali in palio.
Una P5 e una P8 tamponano ciò che di amaro si è concretizzato lungo le strade di Singapore, complici, soprattutto, le scelte di setup maturate in casa dei Bulls.
Venerdì: i primi problemi
Sin dalle prove libere del venerdì sembrava tirare un’aria poco rassicurante. L’assenza dai piani nobili del GP di Singapore è da correlarsi già alla fase di simulazione, dove Red Bull credeva di aspettarsi un manto stradale molto più sconnesso di quello che, invece, il Marina Bay proponeva, soprattutto in seguito alla lunga campagna di riasfaltatura eseguita mesi prima dell’evento.
Da questa misinterpretazione, per effetto domino, scattano le diverse sirene di allarme che accennano ad un alone di confusione in casa Milton Keynes. Il primo assetto proposto dagli ingegneri rispecchia un setup meccanico alquanto morbido che ha, però, complicato le sessioni di prove libere del duo Verstappen-Pérez.
La coppia di piloti Red Bull ha, fin da subito, lamentato una vettura nervosa e complessa da gestire, facendo registrare tempi poco promettenti sin da subito. Ciò ha costretto gli uomini di Horner a rimboccarsi le maniche, mettendo sotto ai ferri una RB19 parecchio instabile.
Dai debriefing emergono diversi punti spinosi a cui manca una risposta. A cominciare da un posteriore troppo ballerino che ha pagato sia in frenata sia in fase di trazione, restituendo ai piloti una costante sensazione di andare a sbattere contro i muri di Singapore.
Qualifiche da dimenticare:
Il sabato si procede con la ricerca di carico abbassando la monoposto e archiviando la versione del fondo modificata. Le sensazioni di guida sembrano, così, migliorare, ma gli ennesimi ritocchi alla configurazione della vettura dissestano il suo bilanciamento.
I due alfieri Red Bull si presentano in qualifica con una monoposto abbassata e irrigidita all’estremo. Prese di decisione che hanno evidenziato alcuni grattacapi già noti al team, ma che si sono intensificati nel tracciato di Marina Bay per via della sua natura tecnica.
Nella sessione di qualifiche, la macchina, spesso, era in contatto con l’asfalto della pista e, ad ogni frenata, i piloti rischiavano di bloccare l’anteriore, uno scenario verificatosi con Verstappen già a partire dal Q1.
L’Olandese doveva limitare la fase di tail braking per mantenere stabile la monoposto lungo i dossi. Sommato all’instabilità del retrotreno e alle sue dirette conseguenze arriva l’eliminazione cocente in Q2 di entrambi i piloti.
Le dichiarazioni di Verstappen:
La lista copiosa di problemi vissuti da Red Bull ha proposto anche una certa difficoltà nella percorrenza delle curve a bassa velocità, colmata da qualche sprazzo di competitività lungo le curve a medio-alta percorrenza.
La gara di domenica restituisce, invece, quella certezza persa ancor prima di atterrare a Singapore. Solo l’ingresso della Safety Car dopo il botto di Logan Sargeant ha complicato la missione di rimonta dei due Bulls.
Verstappen, ai microfoni, esprime il suo disaccordo e sottolinea come anche la Virtual Safety Car in occasione del ritiro di Ocon ha fatto perdere secondi preziosi all’Olandese:
“Tutto è andato contro di noi anche in gara con le Safety Car, quindi è stato forse lo scenario peggiore, perché credo proprio che se le Safety Car fossero state un po’ più a nostro favore avrei lottato con i ragazzi in testa. Soprattutto nell’ultimo stint è stato abbastanza facile”.
In casa Red Bull si è già proiettati verso il weekend del Giappone, nel tentativo di riprendere in mano il controllo della situazione e puntare, nuovamente, ad occupare i piani alti del podio. Piloti e Team Principal credono fermamente che Singapore sia stato un caso isolato della stagione che si accerteranno di evitare nei prossimi appuntamenti rimasti da disputare.
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