A 2200 metri di altitudine, sul circuito intitolato ai fratelli Rodriguez, Max Verstappen conquista la 51° vittoria in carriera, eguagliando Alain Prost al quarto posto nella classifica all-time delle vittorie in F1.
Ormai non ci sorprendiamo più, né sappiamo più cosa dire, dato che a furia di successi abbiamo già sprecato tutti gli aggettivi. Max vince e domina, in ogni circostanza e in ogni condizione. Anche questa volta, le speranze di vedere un risultato diverso dal solito sono durate pochi secondi: il tempo necessario a percorrere il rettilineo di partenza fino a curva 1. Conquistata la leadership con un ottimo scatto allo start, il #1 ha portato a casa indisturbato un’altra vittoria, un altro record, un’altra pietra miliare.
La 51° vittoria in carriera, infatti, coincide con la 16° in questa stagione, cosa che porta il talento di Hasselt a infrangere e superare il suo stesso record, centrato nella precedente campagna agonistica, di 15 vittorie stagionali. I numeri che il talento orange conquista si fanno sempre più importanti, imponenti, ingombranti, portando con sé paragoni e confronti con i giganti della storia di questo sport.
Nella sua corsa verso il futuro, infatti, il presente di Max s’intereseca con il passato degli altri, eguagliando e superando le cifre, un tempo astronomiche, dei campioni passati che hanno intrecciato, con le loro gesta, il tessuto narrativo della F1.
Il confronto con la storia
Il valore dei numeri
In questo sport, si sa, i paragoni nel senso stretto del termine lasciano il tempo che trovano. Dire “come” è sempre un sacrilegio perché si tratta di piloti diversi, con macchine diverse, in epoche diverse. Altri tempi e altre circostanze, insomma.
In una F1 che cresce a dismisura poi, con calendari talmente densi da fare indigestione di Gran Premi, alcune cifre sembrano valere meno che in passato. A cosa servono, infatti, questi numeri? Non a determinare la grandezza dei loro campioni, a cui quei numeri appartengono, ma che al contempo non li definiscono.
I numeri, piuttosto, ci aiutano a tracciare storie, a tenere il filo del tempo, a segnare punti su una linea retta, trovando elementi di contatto che ci fanno rivivere le glorie passate e apprezzare quelle presenti.
Max come Alain, diverso da Alain
Alain Marie Pascal Prost è stato un campione diverso da Max. Se Verstappen è stato programmato per le corse, Alain ci è arrivato per caso, complice una vacanza ad Antibes sulla cui pista di kart inizia a correre come passatempo. Contro il volere dei suoi stessi genitori, insegue il suo sogno con costanza e determinazione che, combinate al talento cristallino, gli fanno guadagnare un posto nella massima serie all’altezza del 1980. Si ritirerà tredici anni dopo, con 199 Gran Premi disputati, 106 podi, 51 vittorie, 33 pole position e 4 titoli mondiali. Il tutto condito da battaglie iconiche e una rivalità lacerante, quella con Ayrton Senna, che hanno contributo a definire la carriera del pilota noto come “Il Professore”.
Analitico e meticoloso, il suo approccio alle corse e il suo carattere freddo gli sono valsi il soprannome con cui è diventato noto. Puntiglioso, testardo, orgoglioso: è così che viene descritto dalle cronache. Un campione mai sopra le righe, amante della normalità, che detestava essere riconosciuto per strada. Un ragazzo “normale”, che ha dato tutto alle corse e per il quale le corse erano tutto.
Punti di contatto
E’ forse proprio in questo atteggiamento, proiettato solo ed esclusivamente alla pista anche quando si è lontani da essa, nonché in questa straordinaria normalità, che si rivede lo stesso Max. “[Max] è un libro aperto”, afferma Prost. “In fondo, è lo stesso […] ragazzo che vinse la sua prima gara di Formula Uno. Spesso le persone cambiano, soprattutto dopo aver vinto dei titoli mondiali. Lui non lo fa. Lo adoro”.
Senza svaghi né distrazioni, Verstappen sembra profondere nelle corse tutto il suo essere e, al contempo, schivare le attenzioni che la fama e la gloria portano inevitabilmente con sé, determinando così punti di contatto tra storie che non si somigliano, ma che corrono veloci lungo le stesse traiettorie.
La scalata continua
Per il nativo di Hasselt però, la corsa continua. La vittoria n.51 è stata solo una tappa lungo il percorso, utile a fermarsi e riflettere su quanto si è conquistato e su quello che si conquisterà. “Vincere 16 Gran Premi in una stagione è qualcosa che non avrei mai pensato fosse possibile, questa stagione è stata incredibile”, commenta Verstappen al termine della gara. I paragoni, infatti, non servono a molto, se non ad apprezzare ciò che è stato e a comprendere ancora meglio il valore dei successi ottenuti.
Molto presto, il campione in carica continuerà a scrivere la sua di storia, diversa da quelli di tutti gli altri, rincorrendo e sbranando nella sua scalata quei numeri un tempo lontani e che ora diventano suoi.