“La vita si misura in ciò che raggiungi, non solamente in anni.”
Una vita dedicata alle corse, alle automobili, al Motorsport. Le ragioni della sua vita, ma anche le ragioni che quella vita gliel’hanno tolta. La storia di Bruce McLaren è una storia breve, di soli 33 anni, ma veramente intensa. Ricca di aspirazioni, sogni, passioni e desideri ardenti.
L’infanzia e la passione per le quattro ruote
Bruce McLaren nasce il 30 agosto 1937 ad Auckland, in Nuova Zelanda. La sua infanzia non è facile, da bambino soffre di problemi all’anca, tanto che i medici ipotizzarono che non sarebbe più riuscito a camminare. Per fortuna, seppur zoppicando, Bruce torna a muoversi con le sue gambe dopo due anni, costretto però a convivere con la malattia di Legg-Calvé-Perthes per la vita.
La passione per i motori nasce forse anche dall’influenza dei genitori, proprietari di una stazione di servizio e di un’officina, dove il giovane Bruce trascorreva molte delle sue giornate. Il padre, un ingegnere e vero appassionato di macchine sportive, appoggia fin da subito la decisione del giovane figlio di dedicarsi alle sue stesse passioni. Bruce espresse fin da subito il desiderio di partecipare alle corse automobilistiche, così il padre gli restaurò una Austin 7 Ulster per gareggiare. Bruce, laureato in ingegneria come il padre, fin da piccolo sentiva forte dentro di sé la vena dell’inventore, tant’è che iniziò giovanissimo a creare e sviluppare i propri go-kart.
I primi passi verso la F1
Il padre restaurava le sue macchine e con il tempo anche Bruce iniziò ad aiutarlo per migliorare le sue stesse vetture da gara. In quel periodo, iniziò anche la sua carriera come pilota: Bruce si fa subito notare nel campionato neozelandese, conquistando da subito buoni risultati. I risultati arrivarono presto, tant’è che McLaren fu scelto per partecipare a “Driver in Europe“, un programma ideato per i giovani piloti neozelandesi. Il primo premio era una borsa di studio che permetteva di trascorrere un anno in Europa, al fianco dei migliori piloti, correndo e facendo esperienze in circuiti prestigiosissimi.
Le sue prestazioni arrivarono agli occhi del campione del mondo Jack Brabham e della scuderia Cooper Car Company, che lo ingaggiò prima per correre in Formula 2 e in seguito, dal 1959, in Formula 1. Nella massima serie ottenne dei risultati notevoli, diventando il pilota vincitore di un Gran Premio più giovane fino ad allora, nel 1958, a soli 22 anni. Con la Cooper corse, tra alti e bassi, per 7 stagioni.
Nasce la scuderia McLaren
Durante queste stagioni, precisamente nel 1963, Bruce fondò la Bruce McLaren Motor Racing Ltd con sede nei pressi di Londra, non lasciando però la scuderia del suo esordio nella massima serie. Lasciò la Cooper solo al termine della stagione 1965, quando iniziò a correre con la sua scuderia McLaren, al fianco del suo connazionale Denny Hulme. Bruce esordì con una vettura da lui creata a Monaco alla guida di una M2B. Con la sua McLaren corse in F1 per cinque stagioni, ottenendo il miglior risultato in campionato nel 1969, quando arrivò terzo nella classifica piloti. Un anno prima la scuderia aveva ottenuto il secondo posto nel mondiale costruttori, con una vettura, la M7A, che iniziava finalmente ad essere competitiva, anche grazie al motore Ford. La prima vittoria di Bruce con la McLaren arrivò proprio durante quella stagione nel circuito di Spa-Francorchamps.
La Cooper rimase l’auto che la scuderia McLaren utilizzò per competere nella coppa Tasmania, vinta proprio dallo stesso Bruce. Nella coppa Tasmania Bruce aveva come compagno di squadra Timmy Mayer, che gli fece conoscere il fratello Teddy, il quale diventerà una figura importante per la scuderia. Teddy divenne, infatti, team manager, e portò in squadra l’amico Tyler Alexander, che diventò capomeccanico. Tra i successi di Bruce, oltre alla coppa Tasmania bisogna ricordare anche la 24 ore di Le Mans, vinta nel 1966 a bordo della Ford GT40.
I successi e la CanAm
Insieme alla sua carriera da pilota Bruce si occupò personalmente anche della progettazione e dello sviluppo delle sue vetture. La scuderia iniziò a gareggiare anche nella Canadian-American Challange Cup (CanAm), e in questo caso Bruce si occupava direttamente del progresso delle monoposto. L’impegno e la dedizione della scuderia portò molte soddisfazioni in casa McLaren, che dal 1967 iniziò un quinquennio veramente d’oro. Dal 1967 al 1972 la McLaren portò a casa infatti ben cinque titoli piloti consecutivi. L’apice della loro imbattibilità arrivò nel 1969, quando la McLaren vinse 11 gare su 11 presenti nel calendario con i suoi tre piloti, tra i quali lo stesso Bruce.
Bruce dedicò tutta la sua vita alle monoposto, e passava ogni momento studiando come migliorare le sue creazioni. La sua prima creazione fu il prototipo M1A, che però rimase solo una base per lo sviluppo delle future auto,senza mai partecipare a nessuna gara ufficiale. Insieme alle auto da gara, la McLaren iniziò a commercializzare le proprie vetture, creando una piccola serie per il concessionario inglese Lambretta. Nel 1969 nasce la prima McLaren stradale, la M6GT, che prendeva ispirazione dalla monoposto M8 usata nel campionato CanAm. Era la variante stradale di una vettura da gara, prodotta però solamente in due esemplari.
La tragica morte
Per il neozelandese fu fatale proprio la sua dedizione allo sviluppo delle sue vetture, volando via con una di esse. Nel 1970 Bruce stava testando segretamente una vettura per la CanAm nel circuito di Goodwood, quando perdendo il controllo andò a sbattere contro una postazione dei commissari che avrebbe dovuto esser stata smantellata, perdendo la vita facendo ciò che più amava. Nonostante la sua breve vita, Bruce rimane ancora tra i 10 piloti più giovani ad aver vinto un Gran Premio di Formula 1, e la sua McLaren è considerata una delle scuderie più titolate di sempre. Il team ha vinto, infatti, il campionato costruttori in F1 per 8 volte, mentre sono 12 i piloti ad essere diventati campioni del mondo con la scuderia il cui nome omaggia ancora oggi il suo fondatore, Bruce McLaren.