Quattro chiacchiere con Monica e Gemma.
“Non si può descrivere la passione. La si può solo vivere.”
È con questa frase di Enzo Ferrari che si presenta la Scuderia Belle Epoque, officina con sede a Corlo di Maranello specializzata nelle riparazioni di Formula 1 d’epoca e gestita da due donne, Monica e Gemma, con cui abbiamo avuto il piacere di parlare qualche settimana fa.
Com’è nata la vostra azienda e cosa vi ha spinto a diventare imprenditrici in questo campo?
Gemma: Io e Monica ci siamo conosciute circa 5 anni fa, inizialmente dovevo essere la sua insegnante di inglese ma poi siamo diventate amiche. Un giorno Monica, da grande appassionata, mi porta in pista. Abbiamo parlato con degli ex meccanici di Formula 1 che ci hanno raccontato la loro storia e degli aneddoti sul loro lavoro. Da quel giorno è cambiato tutto, dopo aver sentito il rombo dei motori in pista qualcosa è scattato dentro di me. Abbiamo voluto creare una realtà dove si può rivivere la storia dei motori anche attraverso gli ex meccanici di Formula 1, figure storiche e fondamentali nella storia di questo sport.
Monica: Oltre alla passione che ci accomuna, quello che ci ha spinto a far nascere la Scuderia Belle Epoque è il non voler far morire la storia, rendere immortale il lavoro di queste persone. Una cosa fondamentale che mi ha spinto a credere nel progetto è stata la stima e l’amicizia che mi lega a Gemma. Lanciarsi in un’avventura del genere non è facile, ci vuole sintonia oltre alla passione per superare i problemi e le difficoltà. Sapere che ci saremmo sempre sorrette l’un l’altra mi ha spinto a credere in questo progetto.
Gemma: L’unione di due donne fa la forza, questa è stata una cosa fondamentale per noi, soprattutto in un mondo tanto maschilista.
Qual è stato il percorso personale e professionale che vi ha portato ad essere quello che siete oggi?
Monica: Io sono nata a Maranello e i motori sono sempre stati parte di me. Mio zio era meccanico di Formula 1 e mi portava sempre in pista. Fin da piccola ho capito che volevo fare quello, ho sempre avuto la Ferrari nel sangue. In quegli anni non prendevano donne in Ferrari, se non per pulire le macchine o in tappezzeria. Io, però, volevo fare il meccanico. Mi sono iscritta alle scuole Ferrari, fondate proprio da Enzo Ferrari per formare futuri meccanici. Anche una volta iniziata la scuola, non ho mai dubitato che quella fosse la mia strada. Le officine non erano come lo sono ora, erano sporche, fredde d’inverno e calde d’estate, era un ambiente duro e dovevi convivere con le difficoltà, essendo l’unica donna non è sempre stato facile vivere in un ambiente del genere ma sono sempre stata spinta dalla passione. Un giorno l’ufficio personale della Ferrari chiama a scuola dicendo che volevano provare ad assumere una donna. Non ho più terminato gli studi, ho iniziato a lavorare alla Ferrari a 15 anni, nel 1979. Inizialmente dovevo andare in Torneria ma poi, all’ultimo, hanno deciso di spostarmi in Carrozzeria. Con il passare degli anni ho lavorato in tutti i reparti, imparando così tutta la catena di montaggio.
Nel 1986 Maserati viene acquistata dalla Ferrari e, nel 2002, Todt mi convoca per far parte di un nuovo progetto, l’MC12. Abbiamo vinto due mondiali, l’ultimo in Argentina nel 2010 con Bertolini.
Gemma: La Scuderia Belle Epoque non è nata come un progetto pianificato, non l’avevo previsto, è nato tutto nel 2017 dalla passione e da un susseguirsi di situazioni che ha reso possibile tutto ciò. Il mio background non ha nulla a che fare con i motori, come invece Monica. Io ho vissuto 25 anni a New York, ho studiato lì e ho lavorato per 15 anni in un’ambasciata presso le Nazioni Unite. Facevo parte del mondo diplomatico, mi occupavo di tutt’altro, eppure ho deciso di intraprendere questo progetto. Mio marito era un grande appassionato di motori, lavorava in Ferrari, è sempre stato un mondo parallelo alla mia vita che non mi ha mai toccata finché non ho conosciuto Monica.
Gestire un’officina non è semplice ma non siamo da sole, abbiamo creato un team e collaboriamo con dei meccanici che sono i pilastri di questa Scuderia.
È difficile per una donna lavorare in un settore da sempre legato al mondo degli uomini? Avete trovato delle difficoltà ad adattarvi rispetto ai vostri colleghi? Vi hanno mai fatto sentire inferiori o fuori luogo in quanto donne? Esistono ancora pregiudizi di genere in questo mondo?
Gemma: I pregiudizi purtroppo ci sono sempre anche se forse, da donne mature, la questione è diversa. Quando ci capita di ricevere allusioni diverse, non ci manca il coraggio di farlo notare, è una grandissima mancanza di rispetto nei nostri confronti. È difficile superare questi stereotipi anche perché nel nostro mondo la donna è sempre stata vista solo come l’ombrellina, noi invece abbiamo invertito i ruoli. Le donne sono sempre sottoposte ad una doppia o addirittura tripla sfida per dimostrare che valgono quanto un uomo, soprattutto in un settore come questo. Ci è capitato più volte di vedere gente entrare nel nostro box e chiedere del titolare, non credendo che l’officina fosse gestita da due donne.
Monica: Sembra quasi di avvertire sfiducia nei nostri confronti, siamo donne e quindi non capiamo niente di motori, eppure io sono un meccanico. Proprio questi pregiudizi mi hanno spinto a credere ancora di più che potevo farcela, anche perché, quando ho iniziato, la concezione della donna era ancora più stereotipata di com’è ora. Oggi la gente fa più fatica a crederci al vertice di un’azienda simile, gestiamo meccanici importanti che hanno lavorato con gente del calibro di Forghieri e con molti piloti di Formula 1.
Cosa vuol dire lavorare a stretto contatto con vetture d’epoca che hanno fatto la storia?
Gemma: È fantastico! L’ambiente delle vetture storiche è vissuto da chi ha la passione, dai gentleman drivers che magari non sono piloti ma che vogliono condividere queste emozioni. Non è come andare ad un Gran Premio, è diverso. Per esempio, quando siamo andati con Jody Scheckter abbiamo ricreato il paddock del 40esimo anniversario dalla vittoria del suo mondiale e quando si accendeva quella macchina, uscivano tutti per vederla.
Monica: Non sembra vero. Quando arrivano con quelle macchine che sembrano vive fanno venire la pelle d’oca, si torna indietro nel tempo e si rivivono le emozioni, le sensazioni provate in officina.
Gemma: Quando abbiamo aperto l’officina, la prima vettura che abbiamo portato era quella di Alboreto e Monica era senza parole. Si è seduta su una ruota e ha iniziato a piangere ripetendo “non ci credo”, era talmente emozionata che credevo si stesse sentendo male!
Ci sono dei clienti famosi che vi sono rimasti impressi per il rapporto, per la vettura?
Monica: Un famoso pilota di F1 viene spesso qui con suo figlio e amici, abbiamo sistemato la sua macchina di Alboreto che ha messo a nostra disposizione per il Minardi Day, collaboriamo insieme e siamo amici.
Gemma: C’è un bel rapporto con tutti perché il cliente cerca anche questo, l’emozione, la situazione, l’ospitalità che noi diamo con tutto il cuore e molti quando vengono non vogliono più andare via.
Cosa significa per voi tifare Ferrari?
Monica: Per me tifare Ferrari è tutto, è la Storia, è la mia vita e la sento parte di me. Nonostante il periodo, ogni volta quasi spero che si trovino un po’ indietro per poter assistere ad una rimonta come quelle che faceva Gilles Villeneuve per rivivere quelle sensazioni. Poi è il mio paese, mi rende orgogliosa di essere italiana.
Gemma: Non si potrebbe fare altro!
Qual è il vostro pilota preferito attualmente di sempre? E quello attualmente in gara?
Monica: Mi mettete in crisi! Nel mio cuore ci sono Gilles e Senna ma da piccolina riusciva a farmi sognare anche Lauda. Si lavorava per vincere e, alla fine, quando Lauda ha ricominciato a ottenere vittorie, anche lui è rimasto nel mio cuore nonostante alcuni episodi un po’ spiacevoli. Attualmente invece mi piace Verstappen, mi piace vedere le lotte, come combatte durante la gara.
Gemma: Condivido Gilles, che ho conosciuto attraverso i racconti di Monica, e a mia volta tifo Verstappen.
Monica: Comunque tutte e due speriamo in Charles Leclerc, lo abbiamo incontrato a Monaco e ci ha fatto davvero una bella impressione. Diventerà il numero uno con la Ferrari, non sogno altro.
Infine, dato che Multiformula è un blog tutto al femminile, quali consigli dareste ad una ragazza che vuole intraprendere una carriera nell’ambito del Motorsport?
Monica: Il consiglio che posso dare è crederci, andare oltre alle difficoltà nonostante ancora non ci vedano parte di questo mondo. Spero che ci siano sempre più donne in futuro in questo campo perché, secondo me, abbiamo quel qualcosa in più rispetto ai colleghi maschi che ci spinge a cercare maggiormente la perfezione. Non ascoltate gli altri ma credete in quello che volete ottenere.
Gemma: Grande coraggio e tenacia! È vero, abbiamo una marcia in più e a volte cercano di ostacolarci, ma proprio per questo non dobbiamo mollare. Bisogna sempre essere professionali, far trasparire la nostra passione e la qualità del nostro lavoro, senza rinunciare alla nostra femminilità ma facendola rispettare.
Intervista a cura di Martina Spinello e Giulia Trevisan