Il Gran Premio di Olanda consumatosi a Zandvoort è stata una vera e propria montagna russa avvolta da caos e incertezze, dal primo fino all’ultimo giro. La ripresa del campionato dalla pausa estiva si è tramutata in una lotta di sopravvivenza senza precedenti, tra le follie di un tempo instabile e le pazzie delle scuderie nel corso d’opera. Insomma, una gara che ha rimescolato le carte in tavola, regalandoci un podio inedito in questa stagione. Non c’erano dubbi che Verstappen potesse trionfare a casa sua, e così è stato, raggiungendo quota 9 vittorie di fila, eguagliando il record di Sebastian Vettel del 2013. Ad accompagnare l’Olandese sul podio, c’è un ritrovato Fernando Alonso, autore di una prestazione esemplare e, a sorpresa, Pierre Gasly, scattato dalla 12° piazza, protagonista di una ottima performance condita da una strategia azzeccata da parte di Alpine. Zandvoort strategie
Verstappen da record: Zandvoort strategie
Max Verstappen è ineluttabile, inarrestabile. Domina con una leggerezza che pochi al mondo hanno. Come una belva, spazza ogni cosa che trova e oggi si porta a casa l’ennesimo record raggiunto e pronto per essere battuto. Un curriculum in continua evoluzione, senza sosta. Siamo alla 46° vittoria in carriera, l’11° stagionale, la 9° consecutiva. Numeri da capogiro per un giovane ragazzo come lui che, forse, tanto giovane non lo è più. Nel suo regno vince e convince contro ogni avversità. Ritarda la sua sosta al primo giro, scivola in 6° posizione, ma bastano poche tornate per rimettersi al comando. Recupera 7 secondi in 3 giri, supera il compagno di squadra Perez e ha tempo anche di fare un undercut sul Messicano una volta asciutta la pista. Zandvoort strategie
“Non penso che ci sia nessun pilota sulla griglia che sarebbe in grado di ottenere ciò che Max coglie con la sua monoposto” – così si sbilancia Horner davanti ai microfoni.
Mad Max non si ferma qui. Il numero 1 è già pronto per l’ennesimo capolavoro in pista, ormai una routine per uno che vanta ben 138 punti di distacco dal secondo in classifica. A Monza è tutto pronto per la 10° vittoria di fila.
Il debutto stellare di Liam Lawson:
Il debutto di Liam Lawson sull’Alpha Tauri è stato come partecipare agli Hunger Games. Tra i fiumi di imprevisti, resta cauto per tutta la gara, guidando con prudenza una vettura a lui non familiare. Il giovane neozelandese ne esce vincente con alle spalle una sola ora di prove libere.
Il gioiellino di casa Red Bull figura in quella che è ritenuta la peggior macchina in griglia, addomesticandola dolcemente lungo le iconiche curve di Zandvoort. Nelle dichiarazioni di pre gara, è accompagnato dalla tensione che rompe scherzando sulle sue sensazioni in merito al debutto.
“Sono stato più preparato in altre occasioni” – risponde sorridendo alla domanda se si sentisse pronto per il suo primo gran premio della vita.
Nella domenica olandese, giro dopo giro, acquista un po’ più di fiducia. La sua vena inesperta lo porta a chiedere al team quale pulsante premere per cambiare le marce e lo fa senza commettere errori.
Si rende protagonista di un sorpasso ai danni di un Leclerc in difficoltà e continua, così, il suo viaggio verso il traguardo, chiudendo in 14° posizione, davanti al suo compagno di squadra Yuki Tsunoda.
Una Williams in crescita: Zandvoort strategie
Zandvoort sorride sotto la pioggia anche ad Alex Albon, uno tra i nomi caldi del momento. Il pilota Thailandese continua ad inanellare prestazioni di un certo spessore, e la sua presenza in TOP 10 la Domenica quasi non fa più scalpore. Zandvoort strategie
Il numero 23, a differenza dei suoi avversari, adotta in gara una strategia diversa, tenendo in vita le gomme slick con cui era partito per ben 45 giri, oltre metà gara. L’unico a non fermarsi sotto gli acquazzoni di Zandvoort, proseguendo la sfida senza sbavature. La sua 8° posizione in Olanda conferma la bontà e la crescita del progetto di casa Williams che si gode un weekend positivo.
Positività che si è intravista anche con Logan Sargeant, culminata precocemente in gara per una anomalia al brake-by-wire responsabile del suo incidente. Il rookie, però, sembra acquisire maggior confidenza con la FW45 e il suo ingresso in Q3 in qualifica ne dà la conferma. Si tratta del primo americano a qualificarsi in TOP 10 dopo 30 anni dall’ultima volta con Michael Andretti nel 1993.
Un incubo per 3: le disasterclass delle “Grandi”
L’altra faccia della medaglia non sorride di certo a McLaren, Mercedes e Ferrari. Le 3 scuderie si sono rese protagoniste di una serie di errori sul piano strategico, gestionale ed esecutivo che hanno compromesso le loro gare, raccogliendo un passo falso in quel di Zandvoort.
McLaren-Norris: è caos totale
La brillante qualifica maturata sabato pomeriggio non si è tramutata nel tanto sperato podio. Sono bastati due giri di gara a mandare in tilt il team di Woking, rovinando, così, la gara al loro pilota di punta. L’occasione di portare a casa il terzo podio stagionale svanisce nel battibecco in radio tra Norris e il suo ingegnere di pista. Il pilota britannico, con l’avvento della pioggia battente nelle prime battute di gara, chiede di entrare ai box per montare le intermedie. La richiesta viene prontamente negata dall’ingegnere che gli restituisce un feedback sulle gomme, lasciando spazio ad un commento di rabbia del numero 4: “ma che c**** dici, ma sei stupido!?”
La visione del gioco tarda ad arrivare e gli uomini McLaren decidono di fermarlo un giro dopo, scivolando in fondo alla griglia con una gara da ricostruire da zero.
Sbagliata una strategia, il team papaya decide di fare un’altra mossa azzardata anche con il secondo alfiere di casa, Oscar Piastri. Il rookie australiano viene indirizzato su un approccio diverso alla sfida, lasciandolo correre con le gomme slick sotto la pioggia, per poi rientrare ai box dopo la perturbazione.
Ecco che, dunque, nasce una seconda gara nella gara per i piloti McLaren, con l’obiettivo di risalire la classifica. La missione riesce, ma la McLaren esce da Zandvoort con un bottino magro rispetto alle aspettative iniziali. Le strategie poco ponderate insieme ad un secondo settore problematico per il drag sostenuto sulla MCL60 condannano la squadra di Stella a salutare l’Olanda con l’amaro in bocca.
Le dichiarazioni:
“Non sono tanto soddisfatto della P7. Nella seconda metà di gara abbiamo fatto un undercut su alcune macchine, ma abbiamo perso più di quanto avremmo dovuto con l’ingresso ritardato ai box per montare le inters. Le nostre debolezze di ieri poi sono venute allo scoperto oggi” – così esordisce Norris ai microfoni post gara.
“Se guardo alle nostre posizioni finali, abbiamo portato a casa un po’ di punti, che è una buona cosa, ma non tanti quanti dovevamo conquistare oggi. Abbiamo preso delle decisioni incorrette e, in giornate come queste, ti possono portare a vincere o a perdere molto tempo” – prosegue il Britannico.
Il Team Principal Andrea Stella non si allarma e promette futuri progressi anche sul piano strategico.
“Non ci arrendiamo. La buona notizia è che la macchina anche oggi era abbastanza competitiva. Cercheremo di discutere insieme l’accaduto e di migliorare, pronti per ripartire da Monza”.
Ferrari dalla doppia faccia:
Anche in casa della Rossa gli animi non sono dei migliori. 10 punti complessivi e un ritiro sono il bilancio numerico che gli uomini di Vasseur si trainano dall’Olanda. Un fine settimana complicato già a partire dalle prove libere del venerdì, dove l’assetto della monoposto sembrava non coincidere con le caratteristiche della pista olandese. E così è stato; in Ferrari è stato proposto un set-up troppo scarico rispetto a ciò che esige il tracciato. Il giovane russo Robert Shwartzman era stato mandato in pista venerdì per una raccolta dati volta a comprendere possibili divergenze di reazioni tra il simulatore e la SF-23.
Se da un lato Sainz prova a salvare la baracca con un P5 difeso fino all’ultimo giro dalle grinfie di Hamilton e Norris, per Leclerc, il weekend olandese si è trasformato in un vero e proprio film horror.
L’agonia di Leclerc:
Cestinate le qualifiche terminate con il botto lungo le barriere, domenica si conclude ancor peggio già al primo giro, dove un contatto con la vettura di Piastri danneggia l’ala posteriore di Leclerc rompendone l’endplate, il responsabile del ritiro poi a seguire. Il contatto con la McLaren apre le danze all’ennesima tragedia per i tifosi della Rossa. La visita della pioggia verso la conclusione del primo giro porta all’esecuzione del pit stop dalle “gomme inesistenti”, dove Leclerc perde posizioni in pista e forse anche la pazienza. Zandvoort strategie
La dinamica vede il Monegasco esplicitare la sua richiesta di montare le gomme intermedie per far fronte alla pioggia battente in corso una volta entrato in pit lane. Ma era già troppo tardi. Dal muretto box gli dicono di star fuori, ma la vettura numero 16 era già posizionata davanti ai meccanici per il cambio gomme, avvenuto con estremo ritardo per la mancata prontezza dei meccanici stessi.
Così prosegue l’avventura di Leclerc a Zandvoort, sorpassato da tutti, con danni al fondo che gli sono costati il 60% di downforce e una perdita di più di 1 secondo al giro rispetto alla concorrenza. Dopo una lunga sfilata di sofferenza, giunge il ritiro che chiude il capitolo olandese per il Monegasco.
Mercedes, ma che disastro: Zandvoort strategie
Alla festa dell’orrore olandese vi partecipa anche Mercedes, rovinando la gara ad entrambi i propri piloti. La pioggia è stata il denominatore comune alle strategie sbagliate viste a Zandvoort, mandando in difficoltà mezza griglia. Come McLaren, il team di Toto Wolff è arrivata troppo tardi sul da farsi. Sia Russell che Hamilton sono stati condannati a due pit stop ritardati, perdendo il treno per la TOP 5. Il loro passo gara, rispettivamente, il 3° e il 4° più veloce della gara non è servito a tamponare i danni fatti. Russell chiude il bottino con zero punti dopo che un contatto con Lando Norris all’ultima ripartenza lo mette fuori dai giochi, mentre Hamilton si accontenta di un 6° piazzamento, salvato per 0.023 millesimi sul connazionale Norris lungo la linea del traguardo.
“Penso che avremmo potuto sfidare Max, se devo essere sincero. Soprattutto quando siamo arrivati all’asciutto, credo che il ritmo non fosse poi così lontano. Non dico che li avremmo battuti, ma credo che ci saremmo stati vicini” – queste le parole amareggiate del 7 volte iridato.
Un pensiero su “F1: Zandvoort tra pioggia, record e strategie sbagliate”