Di Chiara Vulduraro
Anche i piloti hanno un sindacato
La Formula 1, si sa, è uno degli sport più pericolosi al mondo: ogni pilota che sale in macchina è cosciente di star rischiando la propria vita, mentre guida a più di 300 km/h per il puro gusto di arrivare davanti ad altri piloti, che, come lui, guidano a più di 300 km/h.
Nel tentativo di portare avanti quest’impresa, che agli occhi di alcuni parrebbe quasi folle, gli incidenti sono all’ordine del giorno. Incidenti che, sebbene spettacolari, fin troppe volte si sono trasformati in tragedia.
Molti piloti hanno sentito quindi la necessità di tutelare la propria incolumità, con il fine di trovare il perfetto equilibrio tra la spettacolare pericolosità del motorsport e la sicurezza alla guida. E cosa allora poteva calzare a pennello, in questa situazione, meglio di un sindacato?
La Grand Prix Drivers’ Association si è posta come obiettivo proprio la difesa della sicurezza dei piloti, fin dagli anni Sessanta. Nata infatti nel 1961 sotto la spinta di Sir Stirling Moss per poter migliorare la sicurezza dei piloti durante i Gran Premi, è stata più volte il simbolo dell’unione degli atleti, davanti ad irregolarità pericolose o ad interi circuiti.
I primi risultati
I primi risultati ottenuti dalla GPDA avvennero soprattutto grazie a Sir Jackie Stewart. Nel 1969 la celebre pista di SPA-Francorchamps, in Belgio, fu giudicata troppo pericolosa dall’associazione e per quella stagione il Gran Premio vide il proprio annullamento.
Durante l’anno successivo, nel 1970, l’associazione ottenne anche lo spostamento del Gran Premio di Germania, dal Nurburgring a Hockenheim. Sullo storico circuito verde vennero in seguito apportate numerose modifiche, per permettervi il ritorno della massima categoria. Il Nurburgring rientrò nel campionato, ma i cambiamenti apportati non si rivelarono tuttavia sufficienti. Nel Gran Premio del 1976, nonostante il dissenso già dichiarato prima della gara per alcune zone non in sicurezza, Niki Lauda sperimentò sulla propria pelle la pericolosità del tracciato, nel più grave incidente della sua carriera.
Lo sciopero del 1982
Un altro episodio molto noto in cui l’associazione giocò un ruolo importante fu il Gran Premio del Sud Africa del 1982. In questa occasione un disaccordo trai piloti e la FISA, Federation Internationale du Sport Automobile, innescò un caso che proseguì per diversi mesi. Ai piloti veniva proposto, all’interno del regolamento 1982, l’obbligo di una Superlicenza per la partecipazione al campionato di Formula 1 e il declino di ogni responsabilità da parte degli organizzatori in caso di incidente.
Inoltre, un ulteriore punto nel nuovo regolamento prevedeva l’obbligo per i piloti di restare legati alle proprie scuderie, affinchè non sciogliessero in modo unilaterale i propri contratti, come era avvenuto per Alain Prost, che nel 1980 aveva lasciato la McLaren per approdare in Renault.
Così, alla vigilia del campionato del 1982, i piloti annunciarono un vero e proprio sciopero. A capo del dissenso generale era associato Lauda, insieme a Pironi e Villeneuve. Gli atleti minacciarono infatti di non partecipare, sottoscrivendo e leggendo una dichiarazione che riportava le seguenti parole:
«I piloti non si sentono in grado di salire sulle macchine perché non in condizione per farlo».
Il fronte comune fu molto compatto e le trattative si svilupparono a lungo. Il Gran Premio venne disputato ugualmente, rimandando le decisioni alla settimana successiva e permettendo agli organizzatori di procedere con l’evento.
Ci vollero ben due mesi, che passarono in minacce di squalifiche, di sospensioni di licenze e multe salatissime, per poi concludere la vicenda con una multa di 5.000 $ e la sospensione dei piloti da una sola gara. Le richieste d’appello contro la superlicenza, tuttavia, vennero accolte dal tribunale della FIA.
GPDA oggi
La GPDA si è sciolta nel 1982, per poi riformarsi nel 1994, a seguito dell’incidente che costò la vita ad Ayrton Senna, al Gran Premio di San Marino.
Da quel momento in poi diversi piloti si sono susseguiti come suoi presidenti. L’iscrizione non è obbligatoria, sebbene quasi tutta la griglia ne abbia sempre fatto parte.