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Come la Formula 1 può salvare una vita

Di Chiara Vulduraro

La bellezza salverà il mondo, la Formula 1 ha salvato noi

Dicono che sia nel buio che la luce risplende di più. Forse non è del tutto vero: la luce c’è sempre, ma quando è buio sappiamo vederla, apprezzarla. Oggi siamo qui a raccontarvi di quale luce sia capace il nostro sport. Uno sport che critichiamo di continuo, su cui spesso ci ritroviamo a dire che “noi avremmo fatto meglio”, o almeno a pensarlo.

Ma abbiamo riflettuto mai, invece, su quanto ci abbia dato? Perché siamo ancora qui, sì a criticarlo, ma ad assistervi affascinati? Come mai lo difendiamo da quelle voci che ci scherniscono al grido di “sono solo macchine che girano in tondo”? Perché lo abbiamo così a cuore? È l’adrenalina che ci attraversa allo spegnimento dei semafori, forse. Sono quelle due ore, la domenica, in cui non esiste altro che il rombo dei motori, forse. È la voglia di vedere chi vogliamo noi in testa, con addosso la fatica non di uno, ma di un’intera squadra, forse. È perché anche se la nostra vita va in pezzi, la Formula 1 resta una certezza: ferma alla sua domenica, ma anche in continuo cambiamento, con le sue lotte sempre più accese e le più avanzate tecnologie al mondo.

Forse è il limite ad attrarci in questo sport, il coraggio di un pilota, la concentrazione di un ingegnere, la prontezza di un meccanico. Assistiamo, quasi sempre attraverso uno schermo, a quella magia e pensiamo “vorrei essere così anch’io, posso essere così anch’io”. Così, quando la vita ci porta al limite, troviamo quella stessa forza. La troviamo in noi, ma è la Formula 1 a insegnarci spesso la via, a illuminare la buia strada che abbiamo davanti.

Oggi allora vi proponiamo i passi di alcune ragazze, che hanno percorso la propria strada con coraggio, quando era diventata estremamente buia. Tutte loro hanno avuto la stessa luce a illuminarne il cammino: la Formula 1.

«Qui a casa mia la Formula 1 è sempre stata molto seguita. Quando ero piccola mio nonno mi raccontava sempre le storie su Senna, che era il suo pilota preferito in assoluto. Mio padre e mia madre erano cresciuti invece sotto il segno di Schumacher, erano figli di un periodo d’oro. Anche a me piaceva molto guardare le gare, ho sempre seguito tantissimo la Formula 1, ma l’ho sempre vista come un hobby: “Avrò la mia carriera, ma poi seguirò sempre la Formula 1” – pensavo. È difficile dire già da oggi che penso di lavorarci, perché sono ancora molto giovane, ma prima non pensavo che diventasse così importante nella mia vita, fino alle scuole medie.»

«Quando ero in terza media è venuto a mancare mio nonno, che era il mio idolo fin da quando sono nata. Lui aveva anche lavorato con la Formula 1 per tanti anni e quindi, per riuscire a superare questo lutto, ho cominciato a guardare la Formula 1 in un altro modo. Ho pensato che diventando qualcuno nel giornalismo della Formula 1 – o comunque lavorando in Formula 1 – avrei potuto portare avanti quella che era la passione principale di mio nonno. È stato lo sport che più mi ha aiutato in quell’anno, anche quando ho iniziato le superiori. Una sensazione simile l’ho avuta all’inizio della pandemia: ho vissuto malissimo quel periodo, ho odiato il dover stare a casa. In quel momento la Formula 1 è stata il motivo per cui mi alzavo, perché magari c’erano le prove libere e una routine che in quei mesi avevamo perso.» -O.

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From: TheF1Spectator

«Due anni fa ho attraversato un periodo familiare molto negativo. È stato come se avessi perso il terreno sotto ai piedi, non sapevo dove sorreggermi, sembrava che tutto mi stesse crollando addosso. Era come se tutti i sacrifici per vivere una vita migliore – perché nella mia famiglia ne avevamo già fatti tanti per superare altre precedenti difficoltà – non fossero serviti a nulla. La Formula 1 mi ha distratta, mi ha permesso di estraniarmi, almeno per un po’, dalla realtà che mi circondava. Mi ha resa più felice, più spensierata e ho trovato un modo per reggere il tutto. Non so come avrei fatto altrimenti.» -A.

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NATALIA KOLESNIKOVA (via Getty Images)

«La Formula 1 c’è sempre stata nella mia casa perché la seguiva mio padre, quindi me la ricordo da sempre. Io ho iniziato ad appassionarmi in un momento difficile, quando dopo alcuni anni sono tornata in Italia. In quel periodo, appena arrivata, non ho visto mia madre per otto mesi; a scuola non ero a mio agio, non andavo d’accordo con i compagni. Non avevo niente e nessuno. Non avevo uno scopo nella vita, mi svegliavo perché dovevo farlo, ma senza un motivo. La psicologa mi disse che stavo cadendo in depressione. È stato in quel periodo – il più buio della mia vita – che ho dato uno scopo alle mie giornate, con la Formula 1

«Per me adesso è sinonimo di libertà, ero completamente sola e mi sono aggrappata tantissimo a questo sport. Fin dal momento delle prove libere, ora è un pezzo della mia vita, ci sono tanto legata, non potrei farne a meno.
Inoltre il mio rapporto con mio padre non è mai stato bello: non parlavamo molto, non avevamo niente in comune. Nel 2019 siamo andati a Monza, è un ricordo felice per la vittoria, ma anche perché da quel giorno ho iniziato ad avere un rapporto con mio padre. Sarò per sempre grata alla F1 per questo, mi ha salvato la vita, ma soprattutto mi permette di avere un modo di parlare con mio padre, anche se è solo un argomento.» -I.

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MIGUEL MEDINA (via Getty Images)

«Ho sempre seguito la Formula 1, ma solo da questi ultimi anni la considero la mia salvezza. Ero entrata nel buco nero dell’incertezza, della paura che mi ha portato a toccare il fondo (o quasi). Le mie giornate erano quasi sempre grigie, a volte addirittura nere. Nel 2019 ho avuto la possibilità di lavorare al gran premio di Monza, un onore per me. Sono entrata ancora di più in questo mondo; poi la pandemia per me è la porta verso la consapevolezza. Essere in casa ci ha spinti alle riflessioni personali, per me al guardare oltre. Il tempo passato sui social era in aumento, la voglia di interagire cresceva, ed ecco che con un gruppo di ragazze il rapporto si stringe, la passione per la Formula 1 è sempre più forte: “Le cose belle accadono per caso” ed è stato così».

«Abbiamo creato un blog per raccontare il nostro amore per questo sport quasi per scherzo: non avrei mai pensato sarebbe stata la luce in fondo al tunnel! Mi ha dato la possibilità di esprimermi e mettermi in gioco con la scrittura, ma soprattutto trovare la mia identità, la mia strada. Come un appiglio mi ha tirato su, rimettendomi sulla via per raggiungere la vetta. Grazie al blog ho potuto anche lavorare su alcuni lati del mio carattere e scoprire doti nascoste. Grazie al blog ho trovato amiche, ho ritrovato me stessa. E non ringrazierò mai abbastanza la Formula 1 per questo. È il mio passato, presente e – mi auguro – futuro». -A.

Jennifer Lorenzini (via Getty Images)

«Nella mia famiglia sono sempre stati tutti fan della Formula 1, quindi io l’ho sempre un po’ guardata. Sono diventata veramente appassionata in un periodo difficile, è stata una boccata d’aria. Staccare per qualche ora dai pensieri negativi che mi riempivano la testa è stata la mia salvezza. Ogni vittoria era speciale, vedere i piloti e conoscere le loro storie volta per volta mi emozionava ancora di più.»

«C’è una vittoria che ricordo più che nitidamente: Hamilton che conquista il settimo titolo mondiale. Nonostante sia un “dolore” visto che sono una ferrarista sfegata, cresciuta con la leggenda di Michael, stimo Lewis come persona e conosco tutti i sacrifici e tutti gli sforzi che lui e la sua famiglia hanno fatto. Forse in quel momento più che mai ho capito quanto sia bello questo sport: l’ingegno, il lavoro di squadra, la determinazione, il fato e le ingiustizie che purtroppo sono presenti, ma che bello, diamine, quando i sogni si realizzano. Quell’uomo, sul gradino più alto del podio, può dire “ce l’ho fatta”. In un periodo in cui pensavo di mollare tutto, la Formula 1 mi ha aiutato a rialzarmi: adesso anche io sto cercando di raggiungere il “mio” primo gradino del podio.» -G.

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CLIVE MASON (via Getty Images)

«Non so se la Formula 1 mi abbia salvato la vita, ma è stata una mia alleata in un momento difficile. A fine 2018 ho dovuto prendermi un anno sabbatico per rimettermi in sesto. Ero a Torino da 4 anni ormai, studiavo fisica ma avevo concluso poco o niente, mi ero isolata da tutto e tutti, non volevo più vedere i miei amici a tal punto da prendere una casetta in affitto solo per me. Avevo iniziato a soffrire di insonnia, ero ingrassata di 16 kg e mi odiavo tanto da coprire tutti gli specchi della casa. La mia famiglia e la mia migliore amica erano molto preoccupati e mi hanno “costretta” a tornare a casa per un po’. Ho iniziato ad andare in terapia da una psicologa che ha confermato quello che già sospettavo: avevo un principio di depressione, ma l’avevamo presa in tempo per fortuna.»

«A causa del mio stato d’animo avevo perso interesse per qualunque cosa, compresa la F1, che avevo smesso di guardare da qualche anno. Ricordo perfettamente il giorno dello scatto: è successo durante la gara in Bahrain del 2019. La passione si è riaccesa e piano piano anche i miei interessi sono tornati a galla. Probabilmente era questione di tempo, ma penso che sia stata la Formula 1 ad aiutarmi a superare quel periodo buio e a trovare nuovamente un obiettivo di vita. Ci ho messo un po’ a capire chi e cosa volessi diventare ma, gara dopo gara, il quadro mi sembrava sempre più chiaro, tanto da arrivare finalmente a decidere di tornare all’università e di studiare quello che mi piace e che mi permetterà, si spera, di lavorare nel motorsport un giorno.» -G.

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(Photo by Mark Thompson/Getty Images)

Di Chiara Vulduraro

Multiformula

Multiformula è un blog nato nel 2020 per condividere la nostra passione per il motorsport, dare spazio a quelle categorie come le Feeder Series di cui si parla ancora poco e soprattutto abbattere i pregiudizi che si incontrano in queste categorie.

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