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Febbre a 27, Gilles Villeneuve!

Un bel ricordo è come un profumo: lascia in noi una piacevole scia.

Emanuela Breda

Il ricordo. Un filo di esperienze, sapori e sensazioni mai effettivamente vissute che si trasmette di generazione in generazione. Come il ricordo della salsedine a chi il mare non l’ha mai visto o l’eco delle montagne a chi non è mai salito su una cima.

Ormai sono passati 40 anni e anche Gilles, per molti dei fan odierni della Formula Uno, è solo un ricordo: in pochissimi, di quelli che ci sono oggi, l’hanno visto correre. Eppure, sembra ancora di sentire la sua velocità nel vento, la sua determinazione nella pioggia che talvolta si schianta contro l’asfalto, il suo nome che appare nei record di qualche circuito, nei nomi delle curve e delle varianti.

O la sua eredità più grande, suo figlio Jacques, che negli anni ’90 è arrivato in Formula Uno ed ha vinto il titolo mondiale sfuggito al padre.

Alla fine, anche Gilles Villeneuve non ha mai smesso di correre.

© Sutton Images

Villeneuve è morto in pista, cercando il limite, unico confine che contemplava, finendo così per incarnare l’immagine tipica del pilota bello e dannato dei primi anni della Formula Uno. Gilles era così: o tutto o niente. Ed è stata proprio questa ricerca estrema del limite, la linea che divide il terreno dal divino, che ha fatto innamorare Enzo Ferrari di lui.

Gilles approdò in Ferrari con poca esperienza, nel 1977, sostituendo il metodico Niki Lauda. Un cambiamento netto ai box della squadra di Maranello: dalla precisione caratteristica dell’austriaco al caos del canadese che, spesso e volentieri, riconsegnava la macchina a pezzi. Ma nonostante le critiche e i voli in pista, il Drake si affezionò subito a quel ragazzo, trattandolo come un figlio fino alla fine, affetto anche lui dalla “febbre Villeneuve“.

Ci mise poco a farsi voler bene da tutti, anche dal popolo Rosso. Seppur distruttiva, la guida di quel giovane ragazzo del Quebec faceva emozionare proprio per una ragione: sfiorava l’impossibile. Riusciva ad inventarsi dei sorpassi pure nei punti in cui spazio non ce n’era. Non aveva paura di toccare l’avversario, di farsi o far male in qualche modo. Lui era così. E alle critiche rispondeva:

“Al volante ci sono io e so io quel che succede.”

Come quando in Canada, nell’ ‘81, quando riuscì a raggiungere la terza posizione guidando con l’alettone anteriore che gli copriva totalmente la visuale. In quei giri dove non vedeva nulla, Gilles dichiarò che erano state le tracce degli pneumatici lasciate dalle altre vetture a fargli capire quali traiettorie tenere.

Altra parola d’ordine di Gilles: sfida. Sempre nel 1981 accettò di partecipare ad una corsa insolita: una gara di velocità sulla sua Ferrari contro un caccia Starfighter F104S dell’Aereonautica Militare. Villeneuve, appassionato anche lui di aerei ed elicotteri, voleva assolutamente vincere. Tanto da farsi togliere tutte le appendici aereodinamiche. E, manco a dirlo apposta: la vittoria andò al canadese che arrivò più veloce del caccia di circa 3 secondi.

E, infine, amore, tanto amore, per la sua famiglia, per i suoi figli, per la sua terra. Sapeva farsi voler bene anche da molti dei suoi colleghi. Basti pensare alle amicizie con Scheckter, Arnoux e anche a quella con Pironi, che finì nel noto week-end di Imola del 1982.

“Amo profondamente il mio Paese, i suoi lunghi inverni, la neve, i silenzi. E la nostalgia si fa ancora più forte quando penso che probabilmente non ritornerò più a vivere nella cittadina dove sono nato”.
Aug 1979: Gilles Villeneuve puts son Jacques at the Controls of his Ferrari Formula One racing car whilst being pictured with his family in the Ferrari paddock during the 1979 formula one racing season; Mandatory Credit: Allsport/ALLSPORT

Alla fine sì, anche Gilles Villeneuve non ha mai smesso di correre.

Se l’Aviatore ancora gareggia tra i cieli, sorvola i rettilinei tra le nuvole e gioca sul vento come sui cordoli, qua rivive tra i ricordi e il nipotino, arrivato a gennaio, che porta il suo nome. E stasera ai semafori, a pochi secondi dall’inizio di un’altra corsa, nel 40esimo anno senza di lui, insieme grideremo: Salut Gilles!

“Se è vero che la vita di un essere umano è come un film, io ho avuto il privilegio di essere la comparsa, lo sceneggiatore, l’attore protagonista e il regista del mio modo di vivere.” – Gilles Villeneuve

Giulia De Ieso

Studentessa al quinto anno di liceo classico, scrivo e parlo di motori che siano a due o a quattro ruote.

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