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1983 vs 2021: lo scontro psicologico

La storia della Formula 1 è spartita tra vincitori e vinti, tra campioni e contendenti ma, soprattutto, tra rivalità. Nel corso degli anni le piste hanno assistito a numerosi scontri, alcuni indimenticabili come i loro protagonisti. Svettano in cima le battaglie tra Lauda e Hunt, Schumacher e Hakkinen, Prost e Senna e ancora Prost e Piquet. Anche gli ultimi vent’anni di Formula 1, però, hanno regalato emozioni ai tifosi: lo scontro generazionale tra Alonso e Schumacher, Hamilton e Rosberg e, ultima ma solo per fattori temporali, Verstappen e Hamilton. Quest’ultima, infiammatasi nel 2021, ha riacceso una competizione che non solcava il Circus già da diversi anni, ricordando, per alcuni versi, le storiche rivalità dei ruggenti anni Settanta, Ottanta e Novanta.

Un aspetto che, però, non è cambiato in tutti questi anni è quello psicologico. Battagliare in pista, infatti, spesso scatena dei veri e propri contrasti tra i piloti anche al di fuori dei circuiti. Quest’ultimo non è sicuramente il caso di Prost e Piquet, contendenti al titolo iridato nel lontano 1983, rivali ma sempre corretti l’uno nei confronti dell’altro. Tra i due, infatti, non vi è mai stata una parola fuori posto, persino dopo la mossa di Prost sul brasiliano nel Gran Premio d’Olanda. Non si può certo dire lo stesso del recente duello Hamilton-Verstappen, uno dei più avvincenti degli ultimi anni. Durante la stagione (2021) tra i due piloti e i rispettivi team si era instaurata una vera e propria Guerra Fredda, pronti in qualsiasi momento ad attaccare alle spalle il nemico.

Tempi, meccanica e piloti completamente diversi fra loro, ma un fattore non è mai cambiato nella storia del motorsport: l’importanza della resistenza psicologica.

Piquet vs. Prost scontro

Corre l’anno 1983 e un giovane francese con macchina e team francese si appresta a sfidare Nelson Piquet, già campione del mondo nel 1981. Prost è affamato di vittoria, vuole conquistare assolutamente quel titolo, incidere la sua firma tra i grandi della Formula 1. Dall’altra parte, il brasiliano porta sulle spalle l’esperienza di aver già conquistato un titolo mondiale, ed è intenzionato a ripeterla. La sua Brabham-BMW BT52, inoltre, sembra avere una marcia in più rispetto alle monoposto avversarie, rendendo molto difficile la vita al francese.

Nonostante un inizio di stagione complicato per Prost, l’occasione del riscatto avviene nel Gran Premio di Francia, la sua gara di casa, dove segna il primo piazzamento a punti classificandosi primo. Inizia un scia di ottimi risultati per il pilota della Renault che mette qualche punto di distanza tra lui e Piquet in ottica mondiale. Il brasiliano, però, non ha intenzione di abbandonare il sogno iridato, dimostrando una notevole forza mentale. Lo scontro tra i due, infatti, si trascina fino all’ultimo Gran Premio, con Prost in vantaggio di due punti su Piquet. Sempre per due punti, però, il brasiliano si aggiudica il suo secondo titolo piloti, ringraziando il ritiro a metà gara del francese.

Piquet e Prost durante il Gran Premio d’Olanda 1983.
Crediti: F1Sport.it

Ancora una volta, la resistenza psicologica si dimostra fondamentale in Formula 1: dopo il Gran Premio d’Olanda, infatti, Piquet si considerava fuori dalla corsa al mondiale. Un incidente di gara con lo stesso francese, al culmine di una lotta per la prima posizione, lo aveva obbligato a uscire di pista e, quindi, al ritiro. “Un incidente di gara”, così lo definì il brasiliano, senza lasciare spazio a dissapori con Prost. Le grandi battaglie inscenate, infatti, non hanno mai minato il rapporto di rispetto tra i due piloti, rendendo la pratica mondiale un puro confronto psicologico. L’ultimo che resiste vince.

Verstappen vs. Hamilton

Non si può dire lo stesso del confronto tra il sette-volte campione del mondo Lewis Hamilton e Max Verstappen, pretendenti del titolo mondiale nel 2021. Oltre allo scontro fisico – in pista – ha giocato un ruolo rilevante l’aspetto mentale. Più volte i due si sono scontrati direttamente in pista, accendendo una battaglia che molto ricordava una Formula 1 old-style. In diverse occasioni, però, la tensione sportiva tra i due è sfociata in manovre azzardate e dichiarazioni discutibili. Lo stesso Christian Horner, team-principal della Red Bull, aveva accusato Hamilton di “mind-games”, ovvero di aver dichiarato a Verstappen una vera e propria guerra psicologica. In una situazione di agitazione generale, ogni occasione era buona per spostare il peso della corsa al mondiale ora su Hamilton ora su Verstappen.

Lewis Hamilton (left) and Max Verstappen (right) congratulate each other after claiming first and second in Brazil
Lewis Hamilton e Max Verstappen al termine del Gran Premio del Brasile
Crediti: AFP

Nel corso della stagione si è sfiorato numerose volte il culmine della tensione, come dimostrano gli incidenti tra i due durante i Gran Premi a Silverstone e a Monza. In entrambe le occasioni l’attrito tra i piloti e le rispettive squadre è incrementato a dismisura, portandoli a evitare l’uno il contatto con l’altro durante i weekend di gara – fatta eccezione per la pista. Lo scontro generazionale tra Hamilton e Verstappen, quindi, è uno degli esempi più lampanti di come l’aspetto psicologico può influenzare lo sviluppo del campionato. A incrementare il contrasto è stato anche un aspetto mediatico: sia le telecamere che i tifosi, infatti, avevano fame di una rivalità così agguerrita.

Non solo lo scontro diretto in pista, dunque, determina l’esito di un mondiale, ma anche la resistenza psicologica, e lo hanno dimostrato sia i grandi campioni del passato che i fuoriclasse contemporanei.

Chiara Galati

Studentessa universitaria presso il secondo anno di scienze della comunicazione a Bologna e grandissima appassionata di Formula 1. Nel tempo libero amo scrivere e arricchirmi di conoscenze che riguardano il motorsport.

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