La scelta di Red Bull di prendere molti piloti sotto la propria ala è davvero la migliore?
L’inizio della stagione 2023 è sempre più vicino e le Academy delle diverse scuderie di F1 hanno approfittato della pausa invernale per scegliere quali piloti far entrare nel proprio programma propedeutico. La Red Bull, come ogni anno, si è data molto da fare, con ben dodici giovani piloti che avranno il supporto del team austriaco: di questi, la metà correrà in Formula 2.
La stessa sorte non è toccata alle altre scuderie, che hanno invece preferito confermare qualche pilota che già faceva parte dell’Academy o farne entrare un numero limitato. Academy F1
Le conferme
Nel primo caso, gli esempi più eclatanti sono Jamie Chadwick, tre volte vincitrice della WSeries, che quest’anno, appoggiata dalla Williams, gareggerà nella INDY NXT con il team Andretti Autosport, e Ollie Gray, sempre della Williams Driver Academy, che debutterà in Formula 3 con il team Carlin proprio in questa stagione.
Le new entries
Rimanendo sempre in casa Williams, la new entry è rappresentata da Franco Colapinto, classe 2003, il quale correrà per il secondo anno consecutivo in Formula 2, ma con il team MP Motorsport.
Tra gli altri team, solo la Ferrari ha trovato dei piloti a cui offrire la propria protezione: è il caso di Tuukka Taponen, classe 2006, che ha dato modo di dimostrare il suo talento e la sua velocità sia sul bagnato che sull’asciutto, e di Aurelia Nobels, del 2007, la quale disputerà nella Formula 4 italiana con il team Iron Dams.
Chi ha ragione?
È dunque evidente la differenza di strategia tra la Red Bull, che preferisce puntare su molti giovani da far arrivare in Formula 1, e gli altri team, che invece mantengono sempre un numero contenuto di piloti. Basti pensare alla Mercedes e i suoi pochi pupilli o ancora alla McLaren. Sebbene la strategia della scuderia austriaca possa sembrare migliore, in realtà quasi nessuno riesce effettivamente ad arrivare nella categoria maggiore, dov’è richiesta grande costanza, oltre che il talento.
Dall’altro lato, le scuderie con Academy meno numerose, sono riuscite a portare, in proporzione, più piloti in Formula 1, dimostrando che la quantità non è estremamente fondamentale, bensì il talento e la preparazione.
Questo non significa che la Red Bull non possa avere talenti cristallini all’interno del suo programma, ma che, forse, il suo intento di creare una scuderia giovane non sta avendo grande successo, considerando che nessuno si è dimostrato all’altezza delle aspettative e dunque capace di prendere il secondo sedile al fianco di Max Verstappen.