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Sprint Race: un format che crea dubbi

Dopo due settimane di pausa, la Formula 1 torna a riempire la domenica dei Tifosi con il weekend di Austin. Eccentrico, stravagante e un pizzico imprevedibile, il circuito statunitense si prepara ad accogliere la dodicesima edizione del Gran Premio degli Stati Uniti d’America. Dopo il successo di Miami, gli USA ospiteranno il secondo appuntamento automobilistico dell’anno, seguito, infine, dalla novità dell’anno: Las Vegas. Davanti al pubblico americano – sempre più appassionato di Formula 1 – prenderà il via il primo esperimento con il format della Sprint Race sul circuito texano.

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Inaugurate nel 2021 con la promessa di una maggior azione in pista, il format della Sprint Race è ormai arrivato al suo terzo anno, seppur con qualche modifica. Dal Gran Premio di Baku, infatti, il CEO Stefano Domenicali e Liberty Media – con l’unanimità dei team – hanno introdotto la cosiddetta Sprint Shootout, vale a dire una vera e propria qualifica per la gara sprint. Il sabato, dunque, diventa una giornata dedicata completamente alla Sprint Race, con l’obiettivo – da parte dei massimi vertici dello Sport – di incrementare lo spettacolo. A distanza di mesi, complice una stagione dominata dal binomio Max Verstappen e Red Bull, non si può dire che il nuovo format introdotto abbia portato cambiamenti significativi nell’ottica del campionato, pur regalando – talvolta – gare sprint interessanti.

Nonostante la volontà di mantenere il sistema delle Sprint Race nel campionato anche nel prossimo futuro, i dubbi che aleggiano nei suoi confronti sono ancora molto persistenti.

Sprint Race, la soluzione temporanea

Subentrato a supporto dei tradizionali weekend di gara, il format della Sprint Race diventa parte integrante della macchina sportiva della Formula 1 dal 2021. Fortemente volute da Liberty Media e Domenicali, l’obiettivo di tali mini-gare doveva essere quello di aumentare l’intensità dei weekend di gara, attirando maggior pubblico. Per una Formula 1 che, da qualche anno a questa parte, vede i suoi ascolti notevolmente ribassati, la soluzione era da ricercare nella proposta di maggiore competitività e duelli in pista, connubio che ha portato alla nascita delle cosiddette “Gare-Sprint”. Alla base di questa decisione, tuttavia, vi è un pensiero dedito a riempire la mancanza di attrattività offerta dalla classica Formula 1 con un approccio più estremo: creare spettacolo laddove lo sport stesso non può – o non riesce – offrirlo.

Più che la ricerca di una soluzione, la Sprint Race ha rappresentato un campanello d’allarme per mettere a fuoco la crisi di share della F1, sottolineata da una ricerca quasi disperata di nuovo pubblico.

La F1 da sola non basta più?

La giustificazione che affianca la Sprint è quella di cercare di coinvolgere un pubblico più giovanile che, come affermato da Ross Brawn due anni fa, potrebbe essere maggiormente attratto da un format meno lungo della classica gara di due ore. Ormai additata come uno sport quasi antiquato e monotono, la F1 necessitava di una vampata di novità, probabilmente venuta a mancare con l’introduzione delle mini-gare che, più che movimentare il campionato, spesso si riducono a delle mere anticipazioni della gara di domenica.

La domanda che sorge spontanea, pertanto, è :”Sono davvero necessarie?”. Dopotutto, sembra la scelta giusta per uno sport che sta guardando sempre di più a un pubblico passeggero, improntato verso la pura spettacolarizzazione e a und una fascia elitaria di pubblico. Il calo di attenzione verso la F1, infatti, è dovuto anche ai prezzi dei biglietti che, anno dopo anno, aumentano, allontanando lo spettatore medio – o i giovani – dall’esperienza dal vivo.

Qual è il valore?

L’ultimo appuntamento con il format della Sprint Race, prima di tornare questo weekend, è stato durante il Gran Premio del Qatar. Una gara che ha visto il ritorno alla ribalta per McLaren – con la vittoria di Oscar Piastri e il terzo posto di Norris – e che ha incoronato Max Verstappen tre volte campione del mondo, condita da diversi duelli ruota a ruota. Il weekend da sogno di McLaren, però, non si è concluso il sabato, bensì ha raggiunto il suo apice la domenica con un secondo e terzo posto rispettivamente di Piastri e Norris. Sui canali social, la scuderia di Woking annuncia il traguardo dei 500 podi con una grafica, sottolineando un “(501)” nei commenti, a prova del risultato della Sprint Race.

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Pur rappresentando una gara vera e propria che assegna punteggi validi nel campionato, i podi, le vittorie e le pole position non hanno dunque lo stesso peso storico dei loro corrispettivi tradizionali. Non è chiaro, quindi, l’effettivo valore dei risultati conseguiti con il sistema della Sprint Shootout e Race: come verranno ricordati negli albi della Formula 1? Tanti sono i dubbi che riguardano la sfera di queste gare veloci, forse sin troppi per poter pensare di aumentarne la presenza nei classici weekend di gara i prossimi anni.

Per il momento, appuntamento a sabato sera, dalle ore 20.00, con la Sprint Shootout e da mezzanotte con la Gara Sprint!

Chiara Galati

Studentessa universitaria presso il secondo anno di scienze della comunicazione a Bologna e grandissima appassionata di Formula 1. Nel tempo libero amo scrivere e arricchirmi di conoscenze che riguardano il motorsport.

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