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Spa-Francorchamps: come nasce un tempio

Ci sono luoghi al confine tra realtà e leggenda, luoghi unici, quasi magici, luoghi che diventano templi. C’è il Maracanã per il calcio, c’è Twickenham per il rugby, Boston per le maratone e… Spa-Francorchamps per l’automobilismo.

Uno dei circuiti più antichi ancora esistenti, uno dei più lunghi e quello che, forse, ha scritto il maggior numero di pagine di storia del nostro sport. Amato da piloti e spettatori, è un tracciato terrificante, che non concede respiro, ed è stato così fin dalle origini: nonostante le varie modifiche non ha mai perso la sua identità, restando, per oltre un secolo, uno dei simboli di un’intero sport.

Strade di campagna

Le corse automobilistiche erano diventate popolari in Belgio dopo la Prima Guerra Mondiale. In particolare, la regione delle Ardenne si dimostrava ideale per la creazione di ottimi circuiti ricavati dalle strade che connettevano le varie città della zona.

In particolare, all’inizio del ventesimo secolo Spa era una cittadina famosa soprattutto per le sue acque curative. Le strade che la connettevano a Stavelot e Malmedy, passando per Francorchamps, erano composte da lunghi rettilinei e grandi curvoni. Esisteva il potenziale per creare un tracciato veloce e impegnativo.

Nel disegno originale, subito dopo il traguardo si girava a sinistra verso l’Ancienne Douanne, per poi arrivare alla sezione del Kemmel, oggi rettilinea ma in passato composta da curve veloci. A seguire, il largo curvone di Les Combes portava a una sezione composta da grandi rettilinei, raccordati da ampie virate. Solo la chicane Malmedy, in questo settore, si caratterizzava per le basse velocità. Dopo il tornante Stavelot iniziava la salita verso Blanchimont, curva rimasta quasi invariata fino ai giorni nostri. Infine, il giro terminava con due curve veloci e, infine, il tornante di La Source.

Nel 1921 si tentò di organizzare la prima competizione automobilistica, poi annullata perchè ci fu un solo iscritto. Furono i motociclisti a inaugurare la pista, mentre le quattro ruote arrivarono a partire dall’anno successivo. Nel 1924 si corse l’edizione inaugurale della 24 Ore di Spa, nata solo un anno dopo l’analoga gara a Le Mans.

Per l’autodromo di Spa, la prima grande competizione internazionale per monoposto, il Gran Premio d’Europa, si svolse nel 1925. A questo evento parteciparono sette vetture e la vittoria andò ad Antonio Ascari, padre di Alberto e pilota dell’Alfa Romeo.

Eau Rouge e altre leggende

Spa 24 hours 1924
24 ore di Spa, 1924, © Racecar

La chicane Malmedy venne rimossa per prima, nel 1930, sostituita da una veloce piega a destra. Spa-

Nel 1939, però, ci sarà la più importante modifica al tracciato, quella che ne creerà definitivamente il mito. In quell’anno si decise di costruire una strada di collegamento, in forte pendenza, che consentiva di non passare per l’Ancienne Douanne. La combinazione in salita sinistra-destra-sinistra rendeva necessario guidare con estrema precisione e delicatezza a velocità elevata. Era appena nata l’Eau Rouge-Raidillon.

La Seconda Guerra Mondiale rase al suolo le strade della zona, rendendo di fatto inutilizzabile il tracciato, ancora ricavato dalla chiusura di strade pubbliche. I lavori di ristrutturazione terminarono nel 1947, sfruttando l’occasione anche per sostituire il tornante Stavelot con un’ampia curva in salita, rendendo il tracciato ancora più veloce.

In quegli anni, l’attenzione alla sicurezza era marginale, e le uniche protezioni erano muretti in cemento e balle di fieno posizionate strategicamente.

Un tracciato terrificante

Gran Premio del Belgio, 1960, © Corsedimoto

Con l’aumentare delle velocità, diventava veramente facile sbagliare su una pista di questo tipo. Fecero particolarmente discutere la morte di Dick Seaman e le gravi ferite riportate in Formula 1 da Stirling Moss nel 1960 e da Jackie Stewart nel 1965.

Proprio Jackie Stewart inizierà un movimento di protesta per chiedere maggiore sicurezza, che culminerà con lo sciopero del 1969 e la costruzione di barriere intorno alla pista nel 1970. Alla fine dell’anno, però, la Formula 1 deciderà di sospendere gli accordi con l’autodromo, e di spostare il GP del Belgio tra Nivelles e Zolder.

Nonostante i pericoli, la 24 ore si correva ancora, così come molti campionati a ruote coperte e alcune gare motociclistiche. L’assenza della F1, però, non rese il tracciato più sicuro. Alcuni tentativi, come una nuova chicane installata al Masta Kink nel 1975, non riuscirono a rallentare il tracciato, ma, in alcuni casi, lo resero ancora più pericoloso.

Era solo questione di tempo prima che le autorità mettessero fine alle gare. L’autodromo di Spa-Francorchamps, dopo quasi sessant’anni di attività, si avviava verso la chiusura.

La rinascita Spa-Francorchamps

La risposta a questi timori arrivò nel 1979, con la costruzione di una nuova sezione di pista permanente, integrata con le strade pubbliche. La lunghezza venne ridotta da 14 a 7 chilometri, il Kemmel ridisegnato per essere un rettilineo e Les Combes resa una curva tripla. Seguiva una sezione in discesa che dava alla pista la forma di una pistola e infine si ricongiungeva con il vecchio tracciato prima di Blanchimont.

Fu un successo.

Tutti volevano correre a Spa. Quella che era fino a qualche anno prima la pista da temere, adesso era diventata un tracciato divertente, adatto a vetture moderne. Se prima Spa era leggendaria per essere pericolosa, adesso lo diventava perchè chiunque la amava per il suo layout unico e così diverso da qualsiasi altra pista. Nonostante i cambiamenti, però, non era diventata più semplice da guidare, anzi, portava rispetto a tutte le caratteristiche del disegno originale. Con qualche modifica, questo è il percorso che Spa presenta ancora oggi.

Nel 1981, una chicane sostituì la vecchia curva Clubhouse, ormai troppo veloce. La sequenza sinistra-destra-destra-sinistra, fastidiosa e goffa, rese famosi in Europa i “bus stop”, curve già usate negli Stati Uniti per rallentare le vetture sui roval.

Il tempio

1000km di Spa, 1985

La Formula 1 fece ritorno sulle Ardenne nel 1983, usando le nuovissime strutture dei box costruite apposta tra la Bus stop e La Source. Così si introduceva un’altra novità: la pitlane doppia. Questo sistema, poi applicato anche in altri autodromi come Silverstone e Sebring, prevede due pitlane indipendenti, rendendo possibili anche due punti di partenza e arrivo tra cui scegliere.

In seguito all’incidente di Alex Zanardi, nel 1993, è stata inserita un’ulteriore chicane prima dell’Eau Rouge, ma, dopo pesanti critiche, si è deciso di tornare alla curva originale rivedendone le vie di fuga.

E così si entra nel nuovo millennio… Dal 2000, Spa diventa formalmente un autodromo permanente.

Nel 2004, l’ingresso della chicane Bus Stop cambia, accentuando la curva a destra che la precede e stringendo l’entrata. La modifica genera nuove critiche principalmente per le difficoltà di una frenata in curva decisamente pesante.

Dopo questo episodio, il futuro di Spa è di nuovo in dubbio. Il fallimento economico sembra far riemergere lo spettro della chiusura…

Un autodromo dal futuro

WEC Spa
WEC, 6 ore di Spa, 2024, © dailysportscar.com

Ma non si può chiudere un luogo sacro. Il governo della Vallonia, regione orientale del Belgio, interviene con i finanziamenti necessari, consentendo la ricostruzione radicale delle strutture dei box per la stagione 2007. La Bus stop viene finalmente sostituita da una strettissima chicane singola, in salita, con una frenata rettilinea.

Ciononostante, permangono ancora oggi i problemi di sicurezza. Negli ultimi anni, nonostante vari aggiustamenti, il difficile tratto dell’Eau Rouge-Raidillon è stato teatro di numerosi incidenti gravi, a partire da quello di Isaakyan nel 2018, cui è seguita, negli anni successivi, una lunga serie di ospedalizzazioni e la morte di Antoine Hubert in una gara di Formula 2.

Nel 2019 la FIM annuncia che a Spa sarebbe stata assegnata una tappa del Campionato Mondiale Endurance a partire dal 2022, riportando quindi le moto sull’autodromo. Questo ha reso necessario un nuovo aggiornamento della pista che si è tradotto in un restauro totale con un progetto da 80 milioni di euro.

Le modifiche hanno anche riportato la ghiaia nelle vie di fuga, miglioria che gli addetti ai lavori chiedevano da anni.

Questo è Spa per come appare oggi. Quando si cammina sulla pista, è impossibile non pensare a tutte le gare, le controversie, i simboli e i valori che questa pista porta con se. Ci sono luoghi come Spa, che, da semplici strade di campagna, diventano angoli di mondo che è impossibile non apprezzare.

A Spa, quest’anno, la 24 ore di correrà di nuovo, cent’anni dopo la prima edizione. Ci sono luoghi come Spa, che non si possono comprendere se non si vivono.

Aldo Maria Coletta

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