Hillclimb, o cronoscalate, è il nome della disciplina più versatile del motorsport: si può correre in pista o su strada con quasi qualunque auto. Proprio questa sua varietà, oltre alla libertà data dai regolamenti, lo ha reso popolare in tutto il mondo già nei primi anni di storia dell’automobilismo. La Pikes Peak, la gara più importante della categoria, si corre dal 1916 sull’omonima montagna del Colorado. In Italia, poi, anche grazie alla conformazione del territorio, siamo ricchi di gare, con campionati che godono di buona fama.
Cos’è l’hillclimb?
Le origini dell’hillclimb risalgono ai primi anni del XX secolo. Le prime cronoscalate si corrono in Europa, e tra le più antiche figura la leggendaria Mont Ventoux in Francia, disputata dal 1902 al 1976. Soprattutto nei primi anni, le cronoscalate attirano l’attenzione di appassionati e costruttori, al punto che molte di queste venivano normalmente inserite nei calendari dei campionati al pari degli autodromi. In Italia, le cronoscalate, già presenti dalle origini, diventano popolari negli anni ’60 e ’70. La più famosa delle gare italiane è la Trento-Bondone, che nel 2025 festeggerà il centenario dalla prima edizione.
Le cronoscalate si svolgono su strade pubbliche chiuse alla circolazione. A differenza dei rally, però, la scelta ricade su strade ampie, dal manto pulito, che si prestano anche al passaggio di formule e prototipi. Requisito fondamentale è il cambio di dislivello. Per questo spesso molte gare terminano in cima alle montagne, regalando anche ai piloti ed al pubblico una vista spettacolare.
Sono ammessi quasi tutti i tipi di auto, da vetture quasi puramente stradali a prototipi di qualunque tipo. Il format di gara prevede una o più manche di qualificazione, seguite dalle prove cronometrate, generalmente due. Nella maggior parte dei casi, la cui somma dei tempi determina il risultato finale. Sulle cronoscalate più lunghe, al contrario, la gara si corre in unica prova.
Hillclimb notevoli
Come già citato in apertura, l’hillclimb per definizione a livello mondiale è la Pikes Peak, negli Stati Uniti. Si disputa su un tracciato di quasi 20 chilometri, con un dislivello di oltre 1400 metri, partendo da un’altitudine di 2.862 metri e arrivando a 4.300 metri. Le condizioni meteorologiche, la rarefazione dell’aria e la pendenza rendono questa gara una delle più estreme al mondo, attirando vetture progettate specificamente per affrontare le difficoltà dell’altitudine. La classe Unlimited, che permette l’accesso a qualunque auto che abbia superato le verifiche di sicurezza, ha visto avvicendarsi esperimenti sempre più estremi.
Leggendario il binomio Nobuhiro Tajima-Suzuki, vincente alla Pikes Peak per sette volte, e che troverà enorme popolarità anche fuori dall’hillclimb grazie alla saga videoludica “Gran Turismo”. Ha fatto storia, poi, la prova di Sebastien Loeb nel 2013, alla guida della Peugeot 208 T16 elaborata per l’occasione. La sua onboard, su YouTube, è arrivata a 12 milioni di visualizzazioni. Infine, l’attuale record sull’intero tracciato appartiene a Romain Dumas, che nel 2018 registra un 7:57:148 con una Volkswagen I.D. R ad alimentazione elettrica.
In Europa, invece, l’European Hill Climb Championship è il campionato di riferimento. In assenza di un mondiale, l’europeo è anche la serie più importante dell’intera disciplina. Qui si concentrano le principali gare europee, tra cui le più famose sono la Trento-Bondone, la Rampa de Falperra e la St. Ursanne. Quest’ultima in particolare ha generato un mito intorno a sè grazie alle altissime velocità raggiunte e allo scarso numero di frenate. Per quanto riguarda l’Italia, le competizioni principali sono il Campionato Italiano SuperSalita e il Trofeo Italiano Velocità Montagna.
Storie di una cronoscalata vista dal vivo
Come per i rally e per le altre gare su strada, l’hillclimb affascina più dal vivo che in televisione. Il 27 ottobre si è corsa la cinquantunesima edizione della Cronoscalata della Castellana, a Orvieto, finale di stagione dei campionati italiani.
Ho deciso di andare di persona a seguirla, volevo capire perchè così tante persone sono innamorate di questa disciplina, e, ammetto, sono arrivato lì con un certo scetticismo. L’hillclimb non è mai stata la mia categoria preferita. Ho sempre guardato le onboard di alcuni piloti famosi, come gli italiani Simone Faggioli e Christian Merli, ma fino a questo momento avevo visto una sola gara per intero: quella di Gurston Down, del campionato inglese.
Giunto sul luogo della gara, già a valle si entra nell’atmosfera delle corse, iniziando a vedere i tendoni e, già dalle prime ore del mattino, piloti che si preparano a salire in macchina. Inizio a salire per la montagna, cercando di raggiungere la partenza. Insieme a me, altre persone giunte lì già dalle 6 stanno facendo lo stesso percorso.
C’è nebbia, poca visibilità, ma questo non ferma la gara. Riesco a raggiungere l’area designata per il pubblico pochi minuti prima della bandiera verde. Scambio due parole con altri spettatori, poi giro la testa, ed ecco, finalmente, la prima auto al via.
Nonostante il freddo, l’atmosfera si scalda rapidamente. Dopo la partenza del decimo partecipante, la gara diventa quasi un sottofondo: mi trovo a parlare con due ragazzi tra il pubblico. Ci confrontiamo sull’hillclimb, sulle vetture elettriche e perfino sugli aerei. Ogni tanto, poi, appare sulla linea di partenza un’auto particolare. Te ne accorgi perchè tutti la guardano, cala il silenzio… E poi parte! Una volta lontana, ancora si sente il rumore del motore, che taglia la montagna e diventa sempre più distorto.
Ogni tanto, al cambio di categoria, ci si chiede che auto stiano per partire. Si resta tutti attaccati alla entry list, cercando di trovare quello specifico numero di gara, individuando il prossimo pilota. E poi, dopo ore di gara, arriva il momento più atteso: i prototipi. Sono auto spinte all’estremo, con alto carico aerodinamico e motori ad altissima potenza. Tre sono le classi per loro: E1, TM ed E2.
La differenza di velocità si percepisce, rispetto alle altre auto queste sono visibilmente più veloci. Gli ultimi passaggi sono caratterizzati dalla stanchezza, ma anche dalla voglia di vedere le ultime auto, le più veloci, e di sentirne il suono. Parte l’ultimo pilota in gara. Si allontana. Il pubblico resta immobile per qualche secondo, poi, lentamente, si inizia a tornare a valle.
Mentre torno verso la mia macchina, penso a quello che ho visto e sorrido. Oltre alla competizione in sè, ciò che resta di una fredda giornata in Umbria sono le persone conosciute e l’esperienza di vedere su strada auto che in pista difficilmente troveresti. Non si va ad un hillclimb per seguire la gara, si va per apprezzarla, ed io sto già pensando alla prossima.
Ci sono gare hillclimb in quasi tutte le regioni italiane, molte con un ampio numero di iscritti. E, se qualcuno di voi sa grigliare, non c’è cosa più bella di poterlo fare mentre passa una Norma M20…