Migliaia di giovani in tutto il mondo hanno il sogno di diventare piloti professionisti. Solo in 20 riescono a coronare quel sogno arrivando in Formula 1. Si potrebbe pensare che una volta arrivati nella massima serie sia tutto in discesa. La vita dei piloti sembrerebbe una favola: jet privati, champagne e tribune che ti osannano.
Ma c’è di più di questo: una volta arrivati in cima la pressione per restarci è altissima e la concorrenza letale.
All’interno della loro monoposto i piloti sono soli e ogni sbavatura, seppur minima, può mandare all’aria il lavoro di intere settimane. La solitudine dei numeri primi che li accompagna per tutta la carriera è spesso molto difficile da sopportare.
Dover sostenere un “peso” così importante può portare a problemi di sanità mentali. Di questo ha parlato Valtteri Bottas al podcast finlandese “Supla”.
L’ossessione
Mantenere un buon fisico è fondamentale per tutti i piloti, ogni chilo in più significa rallentare la macchina in pista. Ma nel 2014 perdere peso per Bottas era diventata una vera e propria ossessione tanto da compromettere le sue prestazioni e la sua salute fisica e mentale.
“Avevo la fissazione di dover dimagrire e ho perso il controllo. Dovevo pesarmi ogni mattina e sera, il peso era sempre minore. Ero fissato e ossessionato, delle volte completavo un esercizio di corsa due volte: una con il mio allenatore, l’altro da solo senza farmi vedere. Pensavo che mi avrebbe fatto bene, ma alla lunga ovviamente non è stato così”.
Tanto che sono arrivati i problemi fisici: “Mi stancavo molto facilmente e non riuscivo a dormire, ogni notte mi svegliavo alle 4 del mattino e non riuscivo a riaddormentarmi. Questo ha influito sul mio benessere mentale: quando hai tolto ogni briciolo della tua forma fisica, anche il tuo lato mentale si svuota”.
Nel 2014 Valtteri correva per la Williams. Dopo un 2013 deludente alla guida di una Williams imbarazzante, il finlandese doveva riscattarsi e portare al termine un’ottima stagione. Alla fine concluse con un buon quarto posto nel campionato piloti davanti al compagno di squadra Felipe Massa.
La perdida di controllo
“Un giorno dovevo prendere un aereo e la mia ex moglie mi ha augurato che il volo andasse bene. Io le ho risposto dicendo che non mi importava se l’aereo si fosse schiantato: in tal caso sarei semplicemente morto. Questo è il tipo di pensieri che ho iniziato ad avere, come se niente avesse avuto più importanza. Ero completamente perso, mi sentivo un fantasma“.
La rinascita
“Mi ci sono voluti due anni per recuperare: ho sofferto di aritmia e alcune volte ho pensato che fosse la fine. Ho cominciato a sentirmi svuotato, tutta la mia vita era la Formula 1 e non mi piaceva per niente. Ho pensato di smettere, ma a quel punto ho capito di dover chiedere aiuto. Qualcosa doveva cambiare, ho preso molte cose troppo sul serio. Mi sono fatto aiutare, ho cominciato a prendere tutto con più leggerezza e pian piano ho ritrovato la mia forma”.
Grazie all’aiuto di uno psicologo, Valtteri Bottas è riuscito ha superare il suo momento buio e portare avanti un’ottima carriera in Formula 1 con il trasferimento in Mercedes nel 2017 e la vittoria di cinque campionati costruttori (che potrebbero diventare sei ad Abu Dhabi!).
La sua storia ci fa riflettere. La salute mentale di un atleta agonistico è importante, può incidere sulla sua prestazione. È quindi fondamentale che in tutti gli enti sportivi esista la figura dello psicologo per aiutare a superare i momenti duri e sopportare la pressione agonistica.
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