Il BaFin non ha trovato prove a sostegno dell’accusa di insider trading
Lunedì 23 agosto, il quotidiano canadese Le Journal de Montreal ha riportato la notizia dell’inchiesta nei riguardi di Toto Wolff, direttore esecutivo e team principal della Mercedes, e di Lawrence Stroll, proprietario e fondatore dell’Aston Martin. I due colossi del Motorsport, a capo delle due scuderie più ricche di tutto il Paddock, erano infatti indagati per insider trading.
L’insider trading e il coinvolgimento di Toto Wolff e di Lawrence Stroll
Con questo termine ci si riferisce alla compravendita di titoli di una società da parte di individui che, mediante la loro posizione all’interno della stessa, hanno ricevuto informazioni non di dominio pubblico. Ad andare nell’occhio, infatti, è stato l’acquisto, da parte di Toto Wolff, di alcune quotazioni della scuderia britannica. Il 17 aprile 2020 il team principal della Mercedes ha comprato una quota dello 0,95% di Aston Martin, mentre Stroll, due mesi prima, ne aveva acquistato una del 25%. La quota dell’austriaco non è nota, ma si stima che girasse intorno ai 40 milioni. Il 20 aprile l’imprenditore canadese diviene il proprietario della Scuderia Aston Martin, mentre nel maggio dello stesso anno Tobias Mœrs, capo della filiale AMG di Mercedes, è nominato CEO del costruttore britannico.
A essere il vero oggetto della discussione è stato l’acquisto, nel novembre 2020, da parte di Mercedes, di una quota del 20% di Aston Martin. Ciò ha provocato un oneroso aumento del valore dei titoli della scuderia britannica: da aprile a oggi, infatti, la quotazione è aumentata del 60%.
Il dubbio che ha portato all’inchiesta era se Toto Wolff, vista la sua posizione di spicco nella Mercedes e l’amicizia con Stroll, sapesse già che il boss dell’AMG aveva intenzione di unirsi ad Aston Martin. Bradley Lord, responsabile delle comunicazioni in Mercedes, ha subito precisato che, no, il team principal non era assolutamente a conoscenza delle intenzioni della scuderia tedesca. Al momento, questa sembra essere la verità: il BaFin (autorità federale per la supervisione del settore finanziario) non ha trovato delle prove concrete a sostegno dell’accusa rivolta ai due colossi della Formula 1. Non è escluso, però, che la FCA – la corrispettiva autorità britannica- possa riaprire il caso.