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F1 nel Terzo Mondo: molto più di uno sport

Uno degli sport più ricchi al mondo piano piano sta espandendo i propri orizzonti, sta intraprendendo strade che vent’anni fa nessuno avrebbe mai immaginato: si sta portando la F1 nel Terzo Mondo

Ogni bambino ha un sogno nel cassetto, c’è chi da grande vuole fare il dottore, chi l’avvocato, chi, come nel mio caso, vuole diventare una principessa. Crescendo, i sogni possono cambiare. Si scopre il mondo e tutto ciò che di bello ha da offrire e così si arriva a sognare sempre più in grande, si punta alle stelle. Crescere nel mito di attori, calciatori e sportivi in generale può sembrare una banalità ai nostri occhi, ma ci sono bambini che di quei sogni hanno bisogno per sopravvivere.

Nei cosiddetti Paesi del Terzo Mondo, dove mancano cibo, acqua, cure mediche, istruzione e lavoro, crescere ammirando un idolo può dare speranza. Noi che amiamo la F1 sappiamo quanto sia difficile entrare a far parte di questa, relativamente, piccola famiglia. Ma un bambino questo non lo sa, ama incondizionatamente questo sport e sogna, un giorno, di poter essere il nuovo Senna che, da un Paese meno fortunato, è arrivato in vetta, è salito sul gradino più alto del podio. 

Foto da ayrtonsenna.com.br

Quali sono i Paesi del Terzo Mondo?

Lo scrittore francese Alfred Sauvy ha coniato l’espressione “ Terzo Mondo” negli anni ’50 del Novecento. Inizialmente indicava tutti quei Paesi al di fuori di quelli capitalistici occidentali e australiani (Primo Mondo) e dell’ex area sovietica (Secondo Mondo). Al giorno d’oggi, però, con Terzo Mondo si vogliono indicare in maniera generica le zone più povere in cui manca tutto. Precisamente nella lista rientrano: America Latina e Centrale, Africa Settentrionale e subsahariana, Medio Oriente, Sud-est asiatico e Asia meridionale. 

La storia della F1 ci racconta come questi Paesi abbiano ospitato delle gare in passato. Si pensi al Messico, alla Corea, al Sudafrica e al Brasile. Quest’ultimo nel 2018 ha addirittura registrato il maggior numero di spettatori in termini di copertura TV con ben 115,2 milioni di utenti. Non è, quindi, del tutto impossibile, per questi bambini che sognano di correre, entrare in contatto con lo sport che tanto amano. È anche vero che, al giorno d’oggi, sono l’America Latina e quella Centrale a offrire maggiori possibilità tra i Paesi del Terzo Mondo. Nel 2020 la prestigiosa Ferrari Driver Academy, ad esempio, ha stretto un accordo con Escuderia Telmex di Carlos Slim con lo scopo di scovare nuovi talenti in Messico e America Latina. 

Nuovi orizzonti

Per molti Paesi la F1 è molto più di uno sport, rappresenta una luce, uno spiraglio di crescita economica e politica. Per le zone meno agiate, quindi, ospitare una gara significa creare dei posti di lavoro, mettersi in vetrina e attirare turisti che possano aiutare a far ripartire l’economia. Una testimonianza recente è proprio quella di Città del Messico con i suoi 110.000 spettatori soltanto alla domenica provenienti da ogni parte del mondo. Ma la F1 ha avuto un impatto significativo a livello globale sin dagli albori. Negli anni ’50, ad esempio, la “ Temporada Argentina” rappresentò una fondamentale occasione per permettere al Paese di allacciare rapporti con l’Europa. Così tanto da portare il Presidente Peròn a fondare una scuola per piloti che vide tra i suoi allievi anche Fangio. 

Juan Manuel Fangio via f1world.it

Polemiche

Organizzare un GP può comportare anche la nascita di molte polemiche e dissensi da parte della popolazione. Purtroppo si sa, la F1 è soprattutto una questione di soldi. Ospitare una gara richiede l’investimento di ingenti somme di denaro in quanto è necessario mettere a norma i circuiti e le infrastrutture. Sono somme non indifferenti che chiudono le porte a molte zone del globo in cui la situazione economica non è delle migliori. Per questo si sta assistendo alla nascita di numerosi circuiti cittadini che, nonostante richiedano grossi investimenti, sono meno costosi e permettono di ospitare diversi eventi del motorsport. 

La questione Medio-Oriente

Sebbene il Medio-Oriente rientri tra i Paesi del terzo Mondo, la sua presenza all’interno della F1 si fa di anno in anno più ingombrante. Dal Bahrain ad Abu Dhabi per poi passare dalla Turchia fino alle nuove aggiunte di Arabia Saudita e Qatar. Nei primi anni del 2000 gran parte di queste strutture erano soltanto una grande e vuota distesa di sabbia e pietre. La massima categoria agonistica delle monoposto è sbarcata nella Penisola Arabica soltanto nel 2004 con il primo GP del Bahrain fortemente voluto, a suon di milioni di dollari, dal Principe Salman bin Hamad Al Khalifa.

E al giorno d’oggi sta pian piano espandendo le proprie possibilità. Lo testimonia Stefano Domenicali, CEO e Presidente di Liberty Media, che ai microfoni di Sky ha annunciato la presenza del GP del Qatar, su una pista diversa da quella di oggi, a partire dal 2023 fino al 2033. Queste le sue parole:

“Quest’anno debutteremo in Qatar, ma i nostri piani non si limitano a questo:

stiamo studiando una pista su cui investire per un programma più a lungo termine,

potremo avere belle sorprese”

I sogni possono avverarsi

Per un bambino che ha tutto, un sogno può anche rimanere per tutta la vita chiuso in un cassetto. Ma per chi nasce nei Paesi del Terzo Mondo sognare aiuta a trovare una ragione di vita. Per Jeremy Wahome, originario del Kenya, è stato il passaggio della stella “Lewis Hamilton“ a illuminare la sua via. È cresciuto seguendo la carriera del campione in carica di F1 e, vittoria dopo vittoria, sognava di poter gareggiare con lui un giorno. Certamente non è una strada in discesa quella che ha scelto di percorrere.

Ma la determinazione e la tenacia sono ingredienti fondamentali per superare questa lunga salita. Non è usuale che un pilota provenga da una zona come quella del Kenya in cui oltre il 50% della popolazione verte in uno stato di povertà. Ma Jeremy è la prova che i sogni si possono avverare, all’età di vent’anni infatti è riuscito ad approdare nel campionato di F3 Asiatica e la sua scalata verso la vetta non è ancora finita. 

Giulia Montemurro

Multiformula

Multiformula è un blog nato nel 2020 per condividere la nostra passione per il motorsport, dare spazio a quelle categorie come le Feeder Series di cui si parla ancora poco e soprattutto abbattere i pregiudizi che si incontrano in queste categorie.

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