“Non si può rinunciare ai circuiti storici. Perdere l’Italia, ad esempio, sarebbe inimmaginabile”. All’alba della prima tappa europea di Formula 1, presso il circuito di Imola, Sebastian Vettel si mostra contrario alla propensione dei dirigenti nel considerare il solo aspetto economico dello sport. Da decenni Formula 1 è sinonimo di interessi finanziari e sponsor, un vero e proprio business su quattro ruote. Le parole del quattro volte campione del mondo, però, invitano i vertici a riflettere sulla vera natura dello sport. “Ci sono interessi finanziari nei nuovi posti dove stiamo andando, e alla fine la F1 è un business, ma per noi resta uno sport, nonché la nostra passione“.
A sottolineare questa tendenza vi è l’estensione dei contratti per ospitare la Formula 1 in Bahrein fino al 2036 e ad Austin fino al 2026, nonché l’ingresso nel calendario del Gran Premio di Miami e Las Vegas. Quest’ultimo vedrà il suo debutto nel 2023 – dopo quarant’anni di assenza – segnando, dunque, la terza tappa negli Stati Uniti. L’annuncio è accompagnato dalle parole del CEO della Formula 1, Stefano Domenicali: “Momento incredibile per la Formula 1 e dimostra l’enorme fascino e la crescita del nostro sport. Las Vegas è una destinazione conosciuta in tutto il mondo per l’ospitalità, le emozioni e, naturalmente, la famosa Strip. Non c’è posto migliore per correre con la Formula 1 che nella capitale mondiale dell’intrattenimento”. Con la serie Netflix “Drive To Survive“, infatti, il pubblico internazionale ha visto una grande crescita, soprattutto negli Stati Uniti e nella fascia d’età che comprende i giovani.
Il fascino dell’old-style
Questo weekend la Formula 1 farà il suo ritorno ad Imola e può contare su un pubblico superiore alle 100,000 persone. Il piccolo Nurburgring, così definito il circuito sul Santerno, ha stregato sin da subito la nuova generazione di piloti con le sue curve e staccate tecniche e complesse. Una pista, quella di Imola, che, prima del 2020, mancava dal calendario dal lontano 2006 a causa di scarse possibilità economiche. La necessità di sostituire un circuito, nel 2020, ha permesso l’ingresso – seppur con poco preavviso – dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari nel calendario. A marzo, poi, è stato confermato il suo rinnovo fino al 2025. Una grande notizia per la regione Emilia-Romagna e occasione di lustro per la Motor Valley, antica Terra dei Motori.
Al fianco dell’autodromo italiano, tra i circuiti storici svettano anche MonteCarlo, Silverstone, Spa e Interlagos, presenze costanti e quasi sacre per le migliaia di fan. In particolare, negli ultimi mesi la pista di Spa-Francorchamps è stata protagonista di numerose modifiche per migliorarne la sicurezza. A rischio, invece, sembrerebbe la tappa più suggestiva e lussuosa del campionato: il circuito cittadino monegasco, infatti, non ha ancora iniziato le trattative per rinnovare il contratto per ospitare la Formula 1, in scadenza alla fine dell’anno. Se, per alcuni, l’uscita di scena di MonteCarlo non sarebbe una grave perdita, per gli appassionati più nostalgici significherebbe sacrificare la storia dello sport per lo spettacolo.
La nuova generazione di circuiti
Negli ultimi anni il Circus ha visto un progressivo allontanamento dal Vecchio Continente a favore del Medio Oriente e le Americhe. Nel 2004, infatti, su volontà del principe Salman bin Hamad Al Khalifa – grande appassionato di corse – vede la luce il primo Gran Premio in terra arabica, in questo caso in Bahrein. Negli anni successivi sono inseriti nel calendario anche i circuiti ad Abu Dhabi, ultimo appuntamento stagionale, e Jeddah, new entry a partire dalla scorsa stagione. Nel 2021 il Medio Oriente ha ospitato ben quattro Gran Premi: Bahrein, Qatar (che tornerà nel calendario a partire dal prossimo anno fino al 2032), Jeddah e Abu Dhabi.
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