27 anni e il peso del mondo, delle aspettative, del passato e dei dubbi verso il futuro sulle spalle. È così che Jake Hughes affronta la sua prima stagione ufficiale di Formula 2.
Anni passati a essere “il possibile rimpiazzo“, ad aspettare l’opportunità giusta e a guardare gli altri armarsi di casco e guanti, mentre lui si appoggiava al muretto del box con delle semplici cuffie per attutire il rumore di casa che in quei momenti faceva troppo male sentire. Anni in cui Jake si è sempre chiesto se avesse potuto meritare più di quello che ha potuto effettivamente vivere all’interno di una monoposto. Nel Motorsport è risaputo che non puoi rimanere indietro e, forse, Hughes si è accorto solo ora di quanto, purtroppo, il tempo scorre e, tra i ragazzini pieni di speranze con dieci anni in meno di lui, riesce a sentirsi quasi fuori luogo.
Stagione dopo stagione, senza un punto di riferimento stabile in quella che è stata e continua a essere una carriera in bilico, Jake ha sempre cercato di trovare il lato positivo nella sua immensa passione. Il sentimento, però, a volte non basta. Un mondo spietato e dinamico come quello del Motorsport non aspetta ed è sempre alla ricerca di forze fresche da plasmare, crescere e con un talento da far esplodere sulla vettura adatta a loro.
Jake non rientra più tra quelle. Anche se, forse, la dura verità da accettare è che probabilmente in quel gruppo di talenti da sgrezzare non ci è mai stato.
Girovagare da un paddock all’altro, dalle categorie minori alla Formula E, senza avere mai un porto sicuro in cui attraccare, non è mai stato semplice per lui. Il 2022, sulla carta, rappresentava una delle prime vere occasioni per dimostrare che tutto quello che a Hughes serviva era fiducia fin dal primo momento.
Eppure, dopo 5 round, la scintilla ancora non è scattata.
Dalla paura al dispiacere
A Monaco Jake arriva speranzoso, come sempre. Purtroppo, ben presto, il vortice della sfortuna torna a travolgerlo.
Nelle qualifiche perde il controllo, chiude gli occhi, 1..2..3 colpi sulle barriere come gli attimi per capire che bisognava ricominciare tutto daccapo un’altra volta. Il dispiacere lo scuote, l’orgoglio spinge per ritrovare la giusta strada.
Una strada che oggi, però, sembra più perduta che mai.
Per un attimo la ruota smette di girare: è pole position per la Sprint race.
Tuttavia, la felicità dura poco, perché sul più bello l’incubo diventa ancora più reale, uno di quelli in cui vorresti solo svegliarti di soprassalto e dimenticare. Dal fondo della griglia c’è tutto da rifare, senza forze e senza motivazioni a guidare Hughes verso la conclusione di un altro week end dal retrogusto amaro, piatto, spento.
C’è da chiedersi, quindi, se ne valga ancora la pena cercare di rimanere a galla in un mare di squali con meno anni sulle spalle, ma più porte spalancate verso il futuro. La risposta, però, sta tutta negli occhi di un ragazzo che ama quello che fa, nonostante tutto.
Di una cosa siamo certi, Jake: prima o poi troverai anche ad occhi chiusi la strada verso casa.