I Marshal: eroi silenziosi al servizio della Formula 1 con le loro vesti arancione fluorescente, che vediamo ogni domenica al bordo dei circuiti. Hanno vari compiti: dallo sbandierare le bandiere a seconda di ciò che accade in pista all’immediato intervento e soccorso in caso di incidenti.
Ieri abbiamo, per l’ennesima volta, di dove il coraggio e la volontà di un marshal si spinge. O forse no.
L’Incidente di Sainz
Dunque, ricapitoliamo quanto successo: a pochi giri dalla fine, la monoposto numero 55 di Carlos Sainz rallenta di colpo e inizia a spruzzare liquido per la pista. Il pilota, ovviamente accortosi del problema della sua vettura, imbocca la via di fuga, in salita. Nel frattempo le fiamme iniziano a salire dalla macchina e, secondo dopo secondo, si fanno sempre più alte e intense.
Giunto alla fine della via di fuga, Sainz cerca di fermare la sua Ferrari, ma non riesce: ormai la Rossa è ingestibile, inghiottita per metà dalle fiamme. E inizia a scivolare verso il basso, verso la pista.
Lo spagnolo ci riprova, invano. E allora, ormai essendo vicino lui stesso al fuoco, inizia a chiedere aiuto. Ai marshal? Esattamente, proprio ai nostri eroi. Ma non dovevano trovarsi già in pista? Beh, sì.
Cosa stavano facendo i marshal mentre Sainz era ancora in macchina?
La risposta è: non lo sappiamo neppure noi. O meglio, non lo abbiamo capito. O, più precisamente: stavano osservando la scena.
Vediamo un primo movimento da parte dei nostri eroi arancioni solo quando la Ferrari in fiamme, con Carlos Sainz a bordo, inizia a scivolare verso la pista: il marshal corre, afferra l’estintore e… lo posa ancor prima di raggiungere la via di fuga dove si trova il pilota, per poi scappare chissà dove. E i colleghi ancora lì, in perfetta fila orizzontale, a guardare.
Alla fine eccolo il salvatore: un altro marshal corre verso Sainz, ferma la monoposto e permette al pilota di scappare, per poi dare il via allo spegnimento della monoposto con l’estintore.
Carlos, ovviamente amareggiato, si siede sulle colline di Spielberg, spettatore di una gara che fino qualche minuto prima lo vedeva protagonista. E solo allora arriva lo staff medico. “Tutto ok?” fa l’uomo, alzando il pollice. “Sì, tutto apposto“, conferma Sainz, alzando il pollice a sua volta.
Insomma, tutto è bene ciò che finisce bene. Ed è per questo che ci siamo permessi anche di ironizzare un minimo la vicenda, scrivendo questo articolo in chiave ironica. Ma speriamo che la un evento simile non riaccada più, specialmente in occasioni come queste, dove le fiamme rischiano di travolgere anche il pilota.