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Team principal, ad ogni squadra il suo

Nella nostra rubrica dedicata a conoscere più a fondo le figure che lavorano in un team di Formula 1, abbiamo dedicato un articolo al team principal. Un ruolo fondamentale in quanto capo e coordinatore del team. Vi sono delle caratteristiche necessarie per essere un buon team principal, ma, com’è giusto che sia, non tutti sono uguali.

Christian Horner, Toto Wolff e l’ormai dimesso Mattia Binotto in questi anni ci hanno mostrato diversi atteggiamenti: dal rapporto con i media a quello con i propri colleghi.

Toto Wolff: perfezionista empatico

Toto Wolff - team principal Mercedes F1
Crediti: Scuderia Mercedes

Toto Wolff è il team principal di Formula 1 più vincente della storia di questo sport. A lui, così come ai più grandi, il risultato non basta mai. Per questo ricerca sempre metodi e soluzioni per tenere alta l’adrenalina, l’essere competitivi. Non a caso Toto Wolff è un abile stratega, politico oltre che collante del gruppo. Il team principal della scuderia Mercedes è un perfezionista che presta attenzione ad ogni dettaglio, anche la pulizia del bagno stando a quanto raccontato da gente a lui vicina.

Quando inoltre fai parte di una realtà vincente, è necessario tenere gli stimoli al massimo. Toto Wolff, in questo, dimostra di avere una visione a 360° che gli è valsa anche la partecipazione come professore per un giorno alla Harvard Business School. Recentemente ha studiato il caso del Manchester United per capire perché le “grandi squadre” non sono in grado di sostenere il loro successo. La stagione 2022 della Mercedes, infatti, era iniziata in salita e l’austrico ha commentato così: “Nessuna squadra sportiva in nessuno sport ha mai vinto otto titoli mondiali consecutivi e ci sono molte ragioni per questo, e ciò che è al centro è l’umano. L’umano si accontenta. Non sei eccitato nello stesso modo in cui lo eri prima. Forse non sei così ambizioso.”

Con i suoi avversari in Formula 1 lo vediamo temibile e terribile. Toto Wolff non ha mai nascosto di essere un uomo competitivo tanto da raccontare in un’intervista: “credo sia più facile lavorare alla costruzione di un nemico, è questo che tiene viva la competizione. Quando riesci ad individuare il tuo avversario, basta stampare una sua foto, oppure inserirla nel tuo notebook e guardarla frequentemente”. Lui di nemici ne ha ben 3 che lo spingono a fare sempre meglio.

Lo vediamo sempre sicuro di sè, saldo al comando di una squadra vincente che se lo tiene stretto stretto.

Nel corso di un’intervista rilasciata a Performance People, Toto Wolff ha spiegato il suo metodo per essere un buon team principal e leader: “La cosa più importante è essere autentici nel modo in cui agisci ed essere fedele a te stesso. Perché se non sei autentico e cerchi di fingere di fare le cose in un certo modo, le persone attorno a te lo capiranno. Chiaramente, se guardiamo ai due lati della medaglia, devi essere una persona assolutamente empatica che evita le controversie, cerca di gestire con amore e, in determinate fasi, rimarrà deluso dal modo in cui le persone abusano di questo tipo di personalità“. Ad ispirarlo è stato Sergio Marchionne, uomo duro, ma sempre autentico e fedele a sè stesso.

Come detto da Toto stesso, una caratteristica che rende buoni leader è l’empatia, che si interessa delle persone. Lui fa di questo il perno della gestione della squadra. “Ho un vero interesse per le persone, mi piace passare molto tempo con loro, capire le loro preoccupazioni e anche ciò che le motiva.” Dichiara Toto Wolff, che aggiunge: “In squadra ci prendiamo cura l’uno dell’altro e penso che questo si senta. C’è anche un modo per affrontare la pressione. È un ambiente sicuro”.

Il successo, il suo essere un uomo vincente e carismatico… Tutto questo arriva con il dolore di una gioventù vissuta con sofferenza. L’adolescenza gli ha dato la lezione più grande: se vuoi cambiare qualcosa, che sia per te stesso o per gli altri, devi lavorare per ottenerlo.

Il modo di reagire ad alcune evenienze, le decisioni prese, finanche il modo di presentarsi agli altri, è sinonimo di un atteggiamento pregno di autorevolezza. Se Toto Wolff è autoritario, Christian Horner, come vedremo, appare machiavellico. Ma lo è davvero?

Christian Horner: subdolo all’attacco

Christian Horner, Team Principal Red Bull Racing F1
Crediti: Sky Sport F1

Team principal più longevo in Formula 1, Christian Horner ha fatto della sua esperienza e passione per i motori la chiave per guidare Red Bull Racing Team verso la conquista di campionati. Grazie a lui, infatti, il team di Milton Keynes ha un piano a lungo termine portato avanti con un senso di audace scaltrezza decisionale, che si rivela essere l’elemento chiave per essere una squadra vincente e consolidata. Per questo la Formula 1 per lui è terreno fertile.

Horner ha la capacità di comunicare efficacemente: cambia a seconda del destinatario del messaggio. Che sia della sua scuderia o di altre o persone dei media, sa sempre cosa dire.

Rapportandosi con il proprio team utilizza un approccio empatico perchè “È tutta una questione di persone. Si tratta di trovare le persone giuste, i ruoli giusti e di avere il giusto spirito e la giusta cultura in una mentalità da gara“.

È stato Horner a creare un piano a lungo termine per la Red Bull, che ha preso d’assalto la Formula 1. Il suo successo immediato con la Red Bull ha contribuito a fargli ottenere un posto in Formula 1. Il suo successo immediato con la Red Bull ha contribuito all’arrivo di piloti superstar e giovani promesse, come Verstappen, che sarebbero diventati i piloti di punta della squadra.

All’esterno, invece, appare come un uomo machiavellico e manipolatorio. Sempre all’attacco, sfrutta l’inganno per ottenere vantaggi. In grado di manipolare, è astuto e riconosce e utilizza i punti deboli di chi accusa. Queste sono atteggiamenti molto in tendenza tra le persone con alte cariche, in ruoli di grandi responsabilità. A fare la differenza è l’aspetto emotivo, quanto emerge il senso di colpa o la tensione, se non l’empatia.

E nella stagione 2021 siamo riusciti a vedere quanto Christian Horner, ma anche Toto Wolff, siano disposti a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. Utilizzo del linguaggio, portare l’avversario al limite… Il campionato si vince anche sui nervi, e il team principal della Red Bull lo sa fare.

Mattia Binotto: poche parole cercando di capire

Mattia Binotto, Ferrari F1
Crediti: Sky Sport F1

Binotto è stato l’emblema della scuderia Ferrari. Il team ha semmpre cercato di far trapelare meno cose possibili all’esterno, ma un conto sono le notizie e un altro gli aspetti di gara. Quello che è mancato in questi anni, e si spera si recuperi con Vasseur, è l’onestà intellettuale. Confucio ha detto: “Non ho mai conosciuto un uomo che vedendo i propri errori ne sapesse dar colpa a se stesso.” Mattia Binotto ha impersonificato l’uomo descritto dal filosofo difendendo i propri uomini per proteggerli dalle critiche. Così facendo, però, ha sempre messo da parte il suo ruolo di team principal. Anzichè prendersi le sue responsabilità e ammettere gli errori commessi senza cercare scuse e puntare il dito, lui ha sempre cercato di sviare il discorso utilizzando la teoria del “no comment”.

Sicuramente, l’ingegnere di Selvapiana ha avuto il merito di guidare il team in tempi bui, in cui sembrava veramente impossibile trovare la quadra. “Ogni singolo giorno è difficile. Credo che non sia stato un viaggio facile quello che ho iniziato nel 2019, quando sono stato nominato Team Principal. Abbiamo attraversato il 2020, un periodo molto difficile, stiamo lottando per i massimi traguardi e abbiamo vissuto gare in cui non siamo riusciti ad ottenere ciò che avrebbe permesso il potenziale della monoposto. Quindi non è facile. Posso però dire che sono felice nel mio ruolo, sono felice perché so di avere una grande squadra, molto unita”.

Una persona che ha sempre cercato di compattare il gruppo preoccupata dal tradimento, ma le pacche sulla spalla non bastano. Binotto è mancato in questo: nell’essere leader. Perchè quando la situazione diventava compromettente, si rifugiava in quello che sa fare meglio: essere ingegnere.

Anna Botton

Appassionata di comunicazione e di ogni forma d'arte (sport incluso). Le emozioni sono il mio pane quotidiano. Autodromo, stadi e palazzetti sono la mia seconda casa. Il sogno? Entrarvi con un pass al collo.

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