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Vecchi e nuovi campioni: la voglia di vincere e la paura del futuro

In una recente intervista per il Man of The Year di GQ, Max Verstappen ha parlato di sé e della sua carriera. Tra le cose dette ha espresso come – da quando è approdato in questo mondo – lui sia maturato molto. “Tuttavia, il sentimento di fondo rimane lo stesso. La voglia di vincere è immutata. Anche quando conquisti un titolo mondiale, resta identica” dice il due volte Campione del Mondo. Ha poi aggiunto: “Ho ottenuto tutto ciò che desideravo in Formula 1. Adesso ci voglio riprovare e continuare a vincere. Non si può mai sapere fino a quando la propria monoposto sarà competitiva o per quanto tempo durerà il tuo momento”.

Dunque voglia di continuare a vincere e di ottenere ancora più di quanto già ha è ciò che caratterizza il Max di ora, che persegue gli stessi obiettivi del Max sedicenne appena approdato nella categoria regina. Con la sola differenza che il Max di ora quell’obiettivo l’ha ottenuto per ben due stagioni di seguito. 

Max Verstappen e Red Bull Racing: campioni F1 2022
Crediti foto: Red Bull Content Pool

Ma è come se non bastasse… Vincere non basta mai. Ci sono ancora tanti record da infrangere e tante vette da conquistare. Essere campione del mondo in carica per la seconda volta è solo uno dei tanti traguardi ancora conquistabili. Perché i chilometri da bruciare sono ancora parecchi e finché potrà, Max continuerà a farlo.

Non pensa al futuro, vive il presente. Vive per godersi la grandissima auto che ha finché dura.

Hamilton e le priorità che cambiano

Dall’altra parte, invece, le parole contrastanti di chi nella Formula 1 ha vinto tanto – così tanto che nessuno nella griglia attuale è come lui. 

In una recente intervista al quotidiano tedesco Bild, infatti, il sette volte campione del mondo ha confessato che, a differenza di quando era appena entrato nello sport, il Motorsport non è più la sua priorità: “Da quando ho compiuto i 30 anni, ho capito che è importante avere ricordi con amici e famiglia. Questo è ciò su cui mi concentro e che voglio creare perché è quello che porti con te”.

Due punti di vista totalmente diversi che caratterizzano due generazioni differenti. 

Il vecchio contro il nuovo. 

La nuova mentalità che si fa spazio. 

Due storie diverse ed entrambe a loro modo affascinanti, che si sono tra loro incrociate e che hanno visto passare il tanto ambito titolo da un protagonista all’altro.

Hamilton di record ne ha infranti tanti ed è a un solo mondiale dal fare la storia – più di quanta ne abbia già fatta. Quel mondiale che si è visto sfuggire davanti agli occhi nel 2021 e che non ha ancora molto tempo per conquistare.

Lewis Hamilton, GP Turchia F1 2020
Lewis Hamilton, GP Turchia 2020. Crediti foto: Getty Images

Verstappen di record ne sta infrangendo altrettanti e sta portando avanti egregiamente la sua scalata verso la gloria. Quella gloria che tutti bramano e che in pochi conquistano.

Due storie degne di essere raccontate, una che sembra quasi si stia avvicinando alla sua conclusione e un’altra che una conclusione non vuole neanche pensare di averla. 

Sempre nell’intervista al Bild, Hamilton ha ammesso che a volte si sveglia e e sente di non voler più continuare. Altre ancora, sente che può ancora fare qualcosa, ha ancora qualcosa da dare. “Penso che fermarsi da campione del mondo sia il sogno di ogni atleta e io non faccio eccezione” ha detto.  Perché anche se la fiamma magari rischia di spegnersi, è difficile lo faccia completamente. Lo sa Lewis e lo sappiamo tutti: la voglia di vincere forse può diminuire in un certo momento della propria vita e carriera, ma per un campione come lui basta poco a riaccendere quel fuoco che brucia nel cuore di chi corre.

Il bivio è questo: fermarsi, magari con l’amaro in bocca di un titolo a cui è andato vicino, ma che è rimasto in sospeso; con il rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere, di mettere ancora una volta il proprio nome tra i più grandi nei libri di storia della Formula 1. Oppure mollare tutto e fare altro: viaggiare, scoprire nuove passioni, reinventarsi. 

Perché questo è ciò che dovrebbe fare un pilota che smette di correre dopo aver passato tutta la sua vita in pista: reinventarsi. 

Conoscersi, crearsi nuove passioni, una nuova vita lontano da quelle monoposto, dall’adrenalina dei 300 chilometri orari, lontano da tutto ciò che erano fino a quel momento. 

Il momento dell’addio. 

L’ha fatto Vettel quest’anno, e prima o poi toccherà anche agli altri, lo fanno tutti.

Qualcuno però vorrebbe farlo più poi che prima. 

Il timore del futuro di Fernando Alonso

Uno di questi è indubbiamente Fernando Alonso, che ha ammesso di aver paura del futuro perché non ha un piano B. 

Ha quarant’anni e non sa cosa ci sia fuori dal Paddock, cosa possa riservargli la vita. Probabilmente non ha nemmeno più grande interesse a conquistare un titolo. Lui i suoi mondiali ce li ha e possono bastargli. L’importante, però, è continuare a correre. Correre ancora e ancora, almeno finché non troverà qualcos’altro da fare. Per ora, però, vuole godersi ancora un po’ tutto questo – che si vinca o che si perda.

Fernando Alonso, Brasile GP 2005 F1
Fernando Alonso, Brasile GP 2005. Crediti foto: ANTONIO SCORZA/AFP via Getty Images

Perché un uomo che ogni fine settimana corre su macchine che raggiungono velocità impressionanti senza il minimo timore, ha paura di ciò che di più semplice possa esserci: vivere. 

Non ho mai realmente pensato ad abbandonare completamente la mia vita da pilota. Ho paura di cosa ci sarà dopo, non ho un piano B. Sono stato un pilota per tutta la vita e sono bravo a fare solo questo, perché non ho imparato a fare altro. La mia vita è stata dedicata completamente al motorsport e a guidare” ha raccontato lo spagnolo ad Auto, Motor und Sport. 

Un ulteriore modo di vivere quel momento per chiunque inevitabile. Ignorare il suo arrivo, sperare che sia il più tardi possibile.  Perché effettivamente la Formula 1 è uno sport intenso, uno sport che ti porta a stare lontano da tutti per mesi, a girare il mondo per vivere il tuo sogno. E una volta che togli questo a un pilota, cosa rimane?

Rimane un essere umano, con paure e pensieri che tutti abbiamo. 

Rimane un essere fragile, che dal momento in cui lascia la pista inizia a vivere una seconda vita. 

È come rinascere, imparare a stare al mondo, in un nuovo mondo. 

E così, ognuno vive la fine della carriera in un modo diverso.

Vincere (non) è tutto ciò che conta

C’è chi con gli anni perde un po’ la fame, c’è chi anno dopo anno ne ha sempre di più e chi, anche quando la fame è poca, cerca di farsela arrivare perché nella sua vita non vede altro oltre a questo.  Vecchie e nuove glorie, tutte però con una cosa in comune: l’incertezza verso un futuro che si può rimandare, ma da cui non si può scappare. 

Tre atleti diversi, tre generazioni diverse, tre diversi modi di vedere la massima ambizione di un pilota in griglia.

Sir Lewis Hamilton, con sette titoli mondiali, che da una parte sogna di ritirarsi da campione e dall’altra non vede più il Motorsport come priorità – vivendo un conflitto con sé stesso.

Max Verstappen, campione del mondo in carica che non guarda al futuro, che ha solo voglia di continuare a vincere e vincere ancora e ancora.

Fernando Alonso, che i suoi titoli mondiali ce li ha, ma che non corre più per quello ormai: corre perché nella vita non conosce altro che non siano le piste e le monoposto. Corre perché afferma di non saper far altro che non sia stare dietro a un volante e guidare.

Tre atleti, legati anche dall’essere stati chiamati più di una volta campioni del mondo.

Ma i piani per il futuro?

Quelli sono diversi, sono troppo personali per poter essere tra loro simili.

Ancora per un po’, però, potranno godersi la pista assieme e lasciare da parte paure e pensieri.

Stefania Demasi

Studentessa di Relazioni Pubbliche e grande amante dello sport. Il mio sogno da sempre è proprio quello di lavorare in questo mondo.

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