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FIA e politica: lo scontro continua

La FIA ha da poco reso noto un nuovo punto del regolamento di questa stagione: un articolo che limita l’espressione di messaggi ‘religiosi, politici o personali’ da parte dei piloti, che dovranno ricevere l’approvazione della FIA stessa prima di essere pubblicati. FIA politica

FIA politica
SPA, BELGIUM – AUGUST 26: Stefano Domenicali, CEO of the Formula One Group, Mohammed ben Sulayem, FIA President, and Markus Duesmann, Audi CEO, walk in the Paddock prior to practice ahead of the F1 Grand Prix of Belgium at Circuit de Spa-Francorchamps on August 26, 2022 in Spa, Belgium. (Photo by Dan Mullan/Getty Images)

La nuova regola però ha suscitato molte critiche, non solo dai tifosi sui social, ma anche dai piloti. Lando Norris ha affermato che la FIA, con questo nuovo divieto, sembra trattare i piloti come degli studenti e Lewis Hamilton ha già detto esplicitamente che non rispetterà il ban.

La FIA, in risposta, ha mandato ad ogni team un file di dieci pagine, per spiegare come funzionerà. I piloti infatti avranno ancora la possibilità di lanciare dei messaggi politici via social o durante le interviste, ma non all’interno del circuito. In caso la regola non venisse rispettata, la Federazione ha elencato 15 possibili sanzioni:

Sanzioni di tipo economico-sociali:

  • Avviso
  • Reprimenda
  • Multa
  • Obbligo di svolgere un lavoro di pubblico interesse o socialmente utile

Sanzioni sportive:

  • Cancellazione dei tempi nelle prove libere, in qualifica o in gara
  • Penalità di N posizioni sulla griglia di partenza
  • Partenza obbligata dalla pitlane
  • Penalità in secondi durante la gara
  • Perdita di N posizioni nella classifica generale
  • Drive-throught
  • Stop and go

La FIA ha sottolineato che potrebbe però concedere la possibilità di diffondere alcuni messaggi, se i piloti chiedessero il permesso (con allegata la motivazione della richiesta) con quattro settimane di anticipo.

FIA politica

Dopo alcuni passi avanti fatti negli ultimi anni, la Federazione sembra aver effettuato un’inversione a U e il motivo è a tutti conosciuto: gareggiando in paesi autoritari o con limitazione dei diritti umani, è necessario mantenere una facciata che permetta alla Formula 1 di continuare a correre – e perciò a guadagnare – in questi territori, senza che i piloti possano in qualche modo ‘ribellarsi’ o protestare contro queste scelte. Il vero problema della FIA, però, è un altro: in pochi anni i piloti sono diventati sempre più attivi a livello sociale e politico, andando spesso e volentieri contro il regolamento (basti pensare a Lewis Hamilton o a Sebastian Vettel); un nuovo articolo nel regolamento sarà abbastanza potente da tenere a bada i venti membri della griglia o toccherà alla Federazione stessa fare un passo indietro?

Olivia Carbone

Appassionata di sport, ha iniziato a scrivere per Mult1formula a novembre del 2020. Le piace il cinema e la geopolitica, ma è anche amante della letteratura.

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