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F1, procedura pre-gara: quando l’uomo diventa marionetta della FIA

Il tempo che precede lo spegnimento dei semafori di un gran premio di Formula 1 viene vissuto come un rituale. L’ansia e la tensione aumentano, lo sguardo va sempre verso l’alto attendendo, forse, un segno divino. I piloti si caricano, si estraneano per trovare concentrazione, effettuano esercizi sui riflessi… E poi c’è la FIA che attraverso rigide procedure pre-gara fa perdere la magia del momento.

Per una Formula 1 che ogni anno segna un incremento di pubblico, sono necessarie delle modifiche con innovazioni volte ad una maggior comprensione degli eventi. Ecco perciò che i comunicati ufficiali degli stewards assumono un nuovo significato.

Procedura pre gara

Vedere pubblicato il documento relativo alle procedure pre gara inizialmente poteva sembrare una cosa normale. Anche nei programmi televisivi tutto deve procedere secondo scaletta in tempi prestabiliti (certo, le eccezioni e gli imprevisti ci sono sempre). Solo dandogli una lettura, però, ci si accorge di quanto non sia solo una semplice spiegazione degli eventi.

La procedura pre gara è un momento formale: tutto deve essere al posto giusto, ogni minimo dettaglio deve essere curato e tutti devono rispettare le regole. Se in passato magari passava un po’ in secondo piano, ora vuoi gli sponsor e la spettacolarizzazione, tutto è diventato macchinoso e in pompa magna.

Già negli scorsi anni veniva pubblicata la procedura, ma se prima a farlo era direttamente il direttore gara, dallo scorso anno lo fa il delegato media per la Formula 1 della FIA, nonchè Tom Wood. Un aspetto che emerge vedendo lo schema sul documento è quanto tutto sia rigido, prefissato nei minimi particolari. Ognuno ha il suo posto, ognuno sa cosa può e non può fare: un momento in cui più che essere uomini i piloti diventano marionette.

Si sa, è conseguenza dell’organizzazione di un evento e della diretta televisiva, ma è ammissibile un po’ di flessibilità, di libertà?

Quest’ultimo, tema molto caro, passa in secondo piano, ma è fortemente presente nel documento.

FIA, c’è ancora libertà?

Prima dell’inizio di stagione la FIA aveva deciso di vietare “dichiarazioni personali, religiose e politiche“. Una decisione un po’ confusa che aveva lasciato straniti i piloti stessi, come dichiarato da Alexander Albon: “Abbiamo bisogno di chiarezza da parte della FIA su ciò che sta cercando di dirci”, ha detto. “So che la F1 e la FIA stanno cercando di mettere tutto insieme nella stessa forma di comunicazione. Al momento c’è un po’ di confusione“.

Un aspetto relativo al divieto riguarda le magliette. Era il 2020 quando Lewis Hamilton aveva indossato una maglietta nelle fasi pregara oltre che sul podio a sostegno di George Floyd e alle proteste Black Lives Matter, e il 2021 quando Sebastian Vettel ha manifestato in favore dei diritti LGBTQ+. Già lo scorso anno era stata focalizzata l’attenzione su questa forma di manifestazione e, come possiamo leggere nel documento, continua ad essere ripresa. “For the duration of the National Anthem all Drivers must remain attired only in their race suits“, ovvero che i piloti per tutto l’inno devono essere vestiti solo con la tuta da gara. Il mancato rispetto di tali procedure viene immediatamente segnalato, con conseguenze che possono variare.

Durante l’inno del Bahrain, a causa del forte vento al direttore dell’orchestra è caduto il ghutra, copricapo tradizionale. Essendo in diretta, la performance è continuata come da programma, nonostante sia da indossare in eventi ufficiali, formali e religiosi. Se invece fosse successo qualcosa che riguardasse un pilota, quali sarebbero state le conseguenze? La regia avrebbe staccato subito l’immagine? O ancora, verdetto immediato circa una possibile sanzione?

Possono essere domande secondarie, ma in un mondo in cui è rindondante il politically correct (a volte anche fin troppo eccessivo) e in uno sport in cui la libertà di espressione dell’individuo viene limitata, è lecito chiedersi anche cosa farebbero in questi casi.

La FIA inizia a tirare un sospiro di sollievo grazie al ritiro di Vettel, ma farebbe meglio a tenere gli occhi aperti: tra giovani e veterani, questi piloti sanno sorprendere.

Anna Botton

Appassionata di comunicazione e di ogni forma d'arte (sport incluso). Le emozioni sono il mio pane quotidiano. Autodromo, stadi e palazzetti sono la mia seconda casa. Il sogno? Entrarvi con un pass al collo.

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