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Indianapolis 500 2023, una corsa semplicemente da urlo

Indianapolis

Descrivere in poche parole quella che è stata l’edizione numero 107 della Indianapolis 500 mile race non è facile. In questo resoconto, Indy ci ha regalato una corsa eccezionale, un finale e delle azioni di gara degne di un vero e proprio thriller. Da che la corsa è incominciata tranquillamente, vi è stato un crescendo impressionante in termini di colpi di scena.

They are racing at Indianapolis!

Lo schieramento pronto a partire per l’edizione numero 107 della 500 miglia di Indianapolis (Photo source: indycar.com/Karl Zemlin)

I colpi di scena sono incominciati ancora prima del via. Dal fondo della griglia, Graham Rahal si ritrova col motore spento che non riesce ad avviarsi. Un problema alle batterie lo obbliga a fare una sostituzione di emergenza da parte della squadra per cui corre soltanto questa gara in quanto sostituto dell’infortunato Stefan Wilson. Rahal riesce a prendere il via, ma è staccato con 2 giri di ritardo da recuperare. Alla partenza, sono Alex Palou e Rinus VeeKay a dettare il ritmo iniziale, scambiandosi più volte la posizione a partire dal terzo passaggio, assieme a Felix Rosenqvist. Questo viene effettuato specialmente per motivi di gestione del carburante.

Rahal
Graham Rahal, fermo nei giri di ricognizione per problemi alla batteria, viene riportato ai box (Photo source: indycar.com/Paul Hurley)

Nelle posizioni retrostanti, all’arrivo del primo ciclo di soste, si verificano i primi problemi. Marco Andretti si trova ben presto a retrocedere fino al 32° posto da che era 26°, salvo poi proseguire. Subito dopo, Scott Dixon ha problemi di vibrazioni alla ruota posteriore sinistra, che gli fanno perdere il contatto col gruppo di testa. In questa prima fase di gara, sono Palou, VeeKay e le Arrow McLaren di Pato O’ Ward e Felix Rosenqvist le vetture che mantengono la testa della corsa.

Una prima parte di gara attendista a Indianapolis, ma non mancano le manovre da urlo

Nella prima parte di gara, i primi errori incominciano con le prime soste. Katherine Legge, assente dal 2013, è la prima a pagare il conto più salato. In uscita dalla sua pit stall, perde la vettura e colpisce il muretto, sfiorando uno dei meccanici del team di Agustín Canapino. Questo inconveniente danneggia la vettura a sufficienza da obbligarla al ritiro, il primo di giornata, nel corso del giro 45. La britannica è seguita al giro 61 da R.C. Enerson, fermo per problemi tecnici, terminando così anzitempo la sua prima corsa da esordiente alla 500 miglia di Indianapolis.

In testa alla corsa, si continua il costante scambio di posizioni da parte di VeeKay, Palou, Rosenqvist e Pato O’ Ward. Assieme a loro, Santino Ferrucci attende paziente gli sviluppi della corsa. Nelle retrovie, il 4 volte vincitore della Indy 500 e veterano della serie Hélio Castroneves, rischia di prendere il muro al giro 80 perdendo la vettura. Ma il brasiliano, forte della sua esperienza, riesce a mantenere il controllo.

Indianapolis
David Malukas, Tony Kanaan e Rinus VeeKay appaiati sul traguardo della Brickyard (Photo source: indycar.com/Joe Skibinski)

Al giro 91, la corsa si vivacizza con una battaglia a centro gruppo da trattenere il fiato. Takuma Sato perde velocità fuori da curva 2, Scott McLaughlin lo affianca ma non esce molto bene dalla curva. Dietro di loro, Tony Kanaan decide di portarsi tutto all’interno e si butta sull’erba in piena velocità a 350 km/h! L’esperienza del brasiliano, all’ultima gara della sua carriera, si fa valere in questa manovra temeraria che si candida prepotentemente come sorpasso dell’anno. Per fare certe cose, l’esperienza conta, ma serve anche un coraggio leonino. E questo, a TK, non è certamente mancato.

Prima caution e primi segnali di caos

Pochi secondi dopo questo brivido, arriva la prima caution della corsa. Sting Ray Robb, appaiato in curva 1 con Graham Rahal, perde la vettura fuori traiettoria e finisce contro il muro. Nel ciclo di soste, un altro colpo di scena clamoroso quando in uscita dai box Rinus VeeKay perde la vettura, urta Alex Palou che danneggia l’ala anteriore e spegne il motore. Pochi istanti prima, Christian Lundgaard sbaglia la piazzola di sosta, finendo su quella del compagno di squadra Jack Harvey e colpendo uno dei suoi pneumatici. Questa situazione lo obbliga a partire in fondo al gruppo. Stessa sorte per Agustín Canapino che ha superato i limiti di velocità imposti in pit lane. Rinus VeeKay ha un drive through da scontare per il contatto con Palou.

VeeKay
La collisione tra Rinus VeeKay e Alex Palou in pit lane (Photo source: indycar.com/Walt Kuhn)

In questa situazione caotica, al giro 95, è a sorpresa Callum Ilott che prende il comando della corsa! Il britannico di Juncos-Hollinger Racing, dopo un mese terribile dovuto a vari problemi con la vettura e pochi giri di prove, si trova al comando grazie ad una sosta effettuata proprio nel momento dell’incidente di Robb. Alla ripartenza, effettuata al 100° passaggio, la leadership di Ilott ha breve durata, venendo prontamente superato dalle Arrow McLaren di Rosenqvist e O’ Ward. Dietro a loro, Marcus Ericsson supera dall’esterno ben 4 vetture, mentre sul backstretch si hanno McLaughlin, Kirkwood, Dixon, Daly e Power appaiati in 5 per la top 10. Nei giri successivi, è un continuo scambio di leadership strategico tra Pato O’ Ward e Felix Rosenqvist. Al giro 132, è però Santino Ferrucci che prende la testa della corsa.

Ulteriore caos in pit lane a Indianapolis, la giornata di Andretti Autosport peggiora

Al giro 132, durante un altro ciclo di soste, Romain Grosjean e Colton Herta si incrociano durante il pit stop, con le vetture dei due compagni di squadra che si agganciano, perdendo dai 10 ai 15 secondi di tempo. Herta viene penalizzato con un drive through per unsafe release al giro 137. Cinque giri prima, anche Benjamin Pedersen subisce un drive through per eccesso di velocità ai box. Al giro 150, la giornata di Andretti Autosport inizia ad andare sempre peggio. In curva 2, Romain Grosjean perde la vettura come accaduto l’anno prima e finisce nel muro.

Ferrucci
Santino Ferrucci nelle febbrili operazioni di cambio gomme e rifornimento. (Photo source: indycar.com/Chris Jones)

Alla ripartenza al giro 157, sono Marcus Ericssson e Josef Newgarden a contendersi il primato di testa. Newgarden, partito 17°, è riuscito a rimontare silenziosamente ma stabilmente nel corso della gara, ponendosi tra i favoriti alla vittoria finale. A centro gruppo, Herta e Canapino vanno all’assalto compiendo manovre rischiose. Al giro 160, è Santino Ferrucci che passa al comando, con grande approvazione del pubblico alla presenza di A.J. Foyt, mai così competitivo da anni. Nel frattempo, David Malukas è fuori corsa per i danni riportati in un contatto con Canapino. A 30 giri dalla fine, nell’ultima sosta di giornata, rischiano di buttare via un grande risultato per il team con una ruota che quasi finisce in mezzo alla pit lane, ma Santino viene graziato con un warning.

La grande paura ad Indianapolis

Dopo la sosta, Ferrucci va all’assalto passando Newgarden ed Ericsson, venendo però superato nuovamente da entrambi e da Alexander Rossi, anche lui quietamente in zona per contendersi la vittoria. A 20 giri dalla conclusione, la lotta per la vittoria sembra svilupparsi tra Pato O’ Ward, Felix Rosenqvist, Alexander Rossi, Josef Newgarden, Marcus Ericsson e Santino Ferrucci. A 17 giri dal termine, O’ Ward prende il comando su Ericsson. Ma la corsa cambia completamente faccia in pochi istanti.

Approciando curva 1, Felix Rosenqvist è leggermente largo e finisce per colpire il muro. Lo svedese scende nell’apron, ma nel tentativo di rallentare con la vettura danneggiata si gira rientrando in pista. Kyle Kirkwood lo travolge e finisce nel muro, capottandosi. Al momento dell’impatto, si sfiora il dramma con la ruota posteriore sinistra di Kirkwood che si strappa via e viene scagliata in aria ad una velocità impressionante, volando oltre le reti e oltre le tribune! Per fortuna, Rosenqvist e Kirkwood sono illesi, così come nessuno spettatore rimane ferito dallo pneumatico.

Indianapolis
La Chevrolet Cruze urtata dalla ruota persa da parte di Kyle Kirkwood (Photo source: twitter.com/Photographer unknown)

Ad avere la peggio è una Chevrolet Cruze parcheggiata fuori dal circuito, di proprietà d’una donna, Robin Matthews, che riporta qualche danno sul cofano e il paraurti sul lato sinistro. La donna, dopo la corsa, come risarcimento viene invitata a baciare la Brickyard, l’iconica linea del traguardo in porfido, ancora parte del manto originale del tracciato. L’incidente provoca una bandiera rossa e un grande spavento per tutti, senza conseguenze.

Un finale a Indianapolis sempre più caotico con mosse aggressive

La ripartenza viene data al giro 191. Con 9 giri da percorrere, Josef Newgarden va all’assalto e passa all’esterno di curva 1 sia Ericsson che O’ Ward, superato a sua volta dallo svedese di Chip Ganassi Racing. Dietro di loro, Ferrucci e Rossi si contendono il 4° posto, con Santino che passa Rossi sul backstretch. Davanti, Pato O’ Ward riprova l’attacco su Ericsson per il 2° posto in curva 3, ma Ericsson chiude la porta, il messicano si sbilancia, girandosi e finendo la sua corsa contro il muro, sprecando per la seconda volta consecutiva le sue speranze di vittoria ad Indianapolis.

O' Ward
Pato O’ Ward tra i delusi della giornata, fuori corsa a 9 giri dal termine (Photo soruce: indycar.com/Joe Skibinski)

Dietro di loro, c’è ulteriore caos. Scott McLaughlin urta nel retrotreno Simon Pagenaud, che si gira e finisce a sua volta nel muro di curva 3. La stessa cosa accade ad Agustín Canapino che finisce la sua gara nel muro. La vettura, completamente priva di direzionalità sulle ruote anteriori, finisce per urtare a velocità ridotta il retrotreno di O’ Ward, quasi capottandosi. L’incidente provoca una seconda bandiera rossa.

Indianapolis
In distanza, la collisione multipla tra Carpenter, Lundgaard, Andretti, Rahal e Pedersen (Photo source: indycar.com/Travis Hinkle)

Alla seconda ripartenza con 5 giri da percorrere, accade un altro clamoroso incidente nelle retrovie. Ed Carpenter e Christian Lundgaard si toccano, finendo per urtare Marco Andretti che era affiancato a loro. Subito dietro, Benjamin Pedersen alza il piede, venendo tamponato da Graham Rahal e finendo contro il muro interno. L’ennesimo incidente mette fuori corsa Carpenter, Pedersen, Rahal e Lundgaard, mentre solo Andretti riesce a proseguire. Dopo un iniziale tentennamento, viene data la terza bandiera rossa.

Ultimo giro da cardiopalma

Newgarden
Josef Newgarden e Marcus Ericsson in lotta per il primato (Photo source: indycar.com/Joe Skibinski)

Si decide così di dare una ripartenza finale a 2 giri dalla conclusione, con soltanto un giro di corsa effettivo da percorrere. In questo ultimo sprint, Marcus Ericsson riesce a mantenere il comando nelle prime due curve, mentre Santino Ferrucci deve vedersi dagli attacchi di Alex Palou. Sul backstretch, Josef Newgarden riesce ad essere abbastanza vicino da prendere la scia e superare Ericsson. Lo svedese tenta un ultimo disperato assalto in volata, ma Newgarden chiude ogni porta e riesce a vincere la gara, conquistando così la sua prima vittoria alla 500 miglia di Indianapolis, la prima per il Team Penske dal 2019!

La classifica finale vede dunque Newgarden vincitore davanti ad Ericsson. Santino Ferrucci chiude al 3° posto davanti ad Alex Palou, Alexander Rossi, Scott Dixon, Takuma Sato, Conor Daly, Colton Herta e Rinus VeeKay che chiude la top 10. Ryan Hunter-Reay è 11° davanti ad un brillante Callum Ilott buon 12°, seguiti da Devlin DeFrancesco, Scott McLaughlin ed Hélio Castroneves. Tony Kanaan chiude la sua carriera con un 16° posto finale, davanti a Marco Andretti, Jack Harvey e Christian Lundgaard.

Newgarden
Josef Newgarden celebra la vittoria (Photo source: indycar.com/Chris Owens)

Vengono classificati a 5 giri di distacco Graham Rahal e Will Power al 22° e 23° posto, dietro a Carpenter e Pedersen ritirati. Fuori corsa anche Pato O’ Ward, Simon Pagenaud, Agustín Canapino, Felix Rosenqvist, Kyle Kirkwood, David Malukas, Romain Grosjean, Sting Ray Robb, R.C. Enerson e Katherine Legge.

Le riflessioni finali

Quella di domenica è stata una corsa eccezionale, una corsa entusiasmante, una corsa da rivivere che va ricordata. Per Newgarden è la prima vittoria a Indy, dopo tanti tentativi andati a vuoto. Dal punto di vista statistico, è il primo pilota a vincere la gara partendo dal 17° posto dal 1998. All’epoca, il vincitore fu Eddie Cheever. Sorride anche A.J. Foyt Enterprises, alla prima top 3 da Gateway 2019, la prima top 5 da Gateway 2021, la prima top 10 a Indy dal 2019, con la prima top 5 e prima top 3 a Indianapolis dal 2000 con Eliseo Salazar e Jeff Ward che conclusero al 3° e 4° posto.

Milk
La bottiglia di latte della Indy 500 (Photo source: indycar.com/Chris Jones)

Brillante anche la prova di Conor Daly alla prima top 10 di stagione. Callum Ilott è un altro pilota che può lasciare Indy con un sorriso, concludendo 12° con 5 giri in testa dopo un mese difficilissimo. Nonostante l’incidente, Benjamin Pedersen è il miglior rookie. Per tanti piloti, ivi compreso Tony Kanaan alla sua ultima corsa dopo 25 anni di carriera, e per tante ragioni, questa Indy 500 è stata un’edizione da urlo. Per questo motivo, noi appassionati non ce la dimenticheremo mai e poi mai.

Simone Ghilardini

Milanese classe 1998, studente, musicista, pilota virtuale e articolista per Mult1Formula.

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