Quando una vita, passata a 300 all’ora, si spezza per una fatalità del destino. Da dopo quell’incidente a Meribel, il 29 dicembre 2013, del dio delle corse Michael Schumacher non si sa più nulla. Un evento, quello della tragedia in Savoia, che ha creato un “prima” e un “dopo” significativo nella storia del primo sette volte campione del mondo della F1, che il prossimo 3 gennaio compirà 55 anni.
Dieci anni in cui si è detto tutto e niente. La famiglia del Kaiser ha scelto il “silenzio“, a volte assordante, per cercare di proteggere Michael dalla furia della stampa. Mentre il mondo, soprattutto il Circus, è andato avanti. Prima le speculazioni sulla salute e sull’incidente, poi il percorso del figlio Mick nelle categorie minori fino al debutto in F1, il polverone alzato da Willi Weber – l’ex manager del tedesco a cui non sarebbe mai stato concesso di vedere il tedesco dal giorno dell’incidente – ed infine il documentario “Schumacher“, uscito nel 2021, in cui, per un momento, la quiete della famiglia si è interrotta.
“Naturalmente Michael mi manca ogni giorno. Ma non sono solo io a sentire la sua mancanza. I bambini, la famiglia, suo padre, tutti quelli che lo circondano. Voglio dire, a tutti manca Michael, ma Michael è ancora qui. Diverso, ma è qui, e questo ci dà forza”, aveva la dichiarato la moglie Corinna nel documentario Netflix.
“Siamo insieme, viviamo insieme a casa. Facciamo terapia, facciamo tutto il possibile per far star meglio Michael. E per assicurarci che sia a suo agio, e per fargli semplicemente sentire la nostra famiglia, il nostro legame. Ci ha sempre protetto, ora tocca a noi proteggerlo e permettergli di vivere la sua vita privata“, concluse la donna, singhiozzando davanti alla telecamera. Lei che, nell’ultimo decennio, ha preso le redini di una famiglia sconvolta, con una forza incredibile.
Ma ancora sopravvive una domanda, nella mente di chi ha vissuto ed è cresciuto con la leggenda Schumi, che non si ferma: “Quando tornerà Michael?“
Tra il vuoto e i ricordi, le immagini, i filmati di una volta. L’incredibile debutto in Formula 1, i successi, le pole position e le esultanze sul gradino più alto del podio, il passaggio in Rosso, le delusioni e poi il successo, la gloria dei sette titoli mondiali, di cui cinque consecutivi con la Ferrari. Questi vent’anni di vita, dall’inizio degli anni ’90 fino allo scorso decennio, in cui Michael ha scritto record su record e appassionato migliaia di persone, scaldano il cuore. E per alcuni, diventano un appiglio, l’unica speranza di rivedere il campione tedesco un giorno.
Nel mentre ci si chiede come il destino abbia potuto interrompere una storia così bella, quella di un pilota, partito da Hurth, affermatisi re delle corse e ancora pieno di sfide davanti a sé. Ma soprattutto stravolgere per sempre quella di un uomo, marito e padre.
Dieci anni dopo è ancora difficile da accettare. Come questo silenzio, che mai si assocerà abbastanza con l’immagine gloriosa che abbiamo del mito Michael Schumacher.