Non è più una questione di soldi o di performance. Ad oggi, se sei un atleta famoso devi essere sempre perfetto, mai una parola fuori posto per i piloti, sorriso stampato in faccia e massima gentilezza anche con chi non lo merita. Altrimenti? Una pioggia di critiche e di insulti online.
Giovane, ironico e sorridente, così Lando Norris si è sempre mostrato ai suoi fan. Ma arriva un momento in cui la pressione, i commenti sgradevoli e gli insulti diventano così tanto rumorosi, tali da portare un giovane ragazzo a dubitare di se stesso.
Ecco che Norris, in una dichiarazione rilasciata tempo fa, ha affermato che il suo primo anno in Formula 1 è stato molto complicato a causa del peso che sentiva sulle sue spalle. Perché, ad occhi esterni, quando raggiungi il tuo sogno a 19 anni, sei considerato fortunato e non ti è concesso lamentarti.
La pressione per i piloti
Un peso che accumuna non solo grandi campioni. E forse è proprio questo che non viene percepito, perché dietro ad ogni post o stories si trova una persona. Una persona che ha dei sentimenti, prova emozioni, ha delle difficoltà e dei punti deboli. Quello che si cela dietro un bel sorriso non si conosce e a volte le parole fanno più male di qualsiasi altra cosa.
E invece, anche sportivi e atleti famosi soffrono e si chiedono il perché di tutto questo odio gratuito. Lo sa bene Carlos Sainz che è stato attaccato senza pietà sui social per il semplice fatto di voler vincere. Nicholas Latifi che ha ricevuto minacce di morte dopo il Gran Premio di Abu Dhabi 2021. Naomi Schiff che è stata bullizzata sui social e dichiarata incapace di poter ricoprire un ruolo televisivo all’interno del team SkySportF1.
Le critiche, gli insulti razzisti e sessisti ci sono sempre stati. Ma, ad oggi la forza di nascondersi dietro un nickname alimenta la voce di “presunti fan” che utilizzano i mezzi di comunicazione per sparare a zero sugli altri.
Gli insulti sotto al podio
Quando vinci e sei il pilota da battere sembra quasi che i tifosi avversari sentano il diritto di fischiare ed esprimere giudizi negativi mentre risuona l’inno nazionale avversario.
Max Verstappen purtroppo non è stato il primo a ricevere fischi. Anche Lewis Hamilton nella sua epoca d’oro ha percepito l’odio degli avversari e i fischi dei tifosi.
Il fatto che tutto ciò sia diventato normale deve far riflettere sul tipo di mondo a cui stiamo andando incontro perché non è giusto giustificare l’odio dietro l’affermazione “è sempre stato così”. Qualsiasi forma di discrimazione deve essere condannata. Il rispetto nei confronti degli altri è alla base dello sport, che prima di essere una competizione è una forma di divertimento e di condivisione di una passione.
L’esordio di Ollie Bearman e il futuro in Ferrari di Lewis Hamilton
L’esordio di Oliver Bearman, pilota della Ferrari Driver Academy e terzo pilota della Scuderia Ferrari, è stata la prova che la fiducia ai giovani piloti va data perché il talento c’è e dev’essere aiutato a crescere.
Tuttavia, questo meraviglioso evento ha scatenato un’altra parte in questa vicenda, quella più buia e più triste. Nel 2025, il pilota che correrà a fianco di Charles Leclerc per la Ferrari sarà Lewis Hamilton, che avrà 40 anni.
Sul web hanno iniziato ad emergere dubbi sul fatto che questa sia una scelta giusta o meno. C’è chi pensa che Hamilton sia il pilota in grado di aiutare Ferrari in questo momento, chi crede sia giusto dare un’opportunità a Bearman. Il problema non è il dibattito, ma i toni e i modi utilizzati per esprimersi nei confronti dei piloti, dimenticando sempre che dall’altra parte ci sono delle persone.
Purtroppo sono in molti a soffrire nel leggere commenti negativi e critiche condite di toni forti. La verità è che noi vediamo solo una piccola parte di quella che è la vita di un atleta.
Non è facile isolarsi quando l’attenzione si focalizza sul negativo e si è bombardati di insulti. I dubbi iniziano ad emergere e a volte l’amore per lo sport finisce per diventare la cosa che si odia di più.
Quando l’ansia e la costante paura di essere giudicati diventano più forti della passione e della voglia di gareggiare, quello che è stato un sogno da raggiungere diventa ormai un’imposizione in cui il fallimento non è concesso.
Lo sport non è più sport, quando la testa non riesce a reggere la pressione esterna. L’integrità fisica e mentale diventa più importante di qualsiasi trofeo o medaglia.