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Audi R10 TDI: il diesel che dominava l’endurance

Normalmente quando si pensa al passato del mondo delle corse si immaginano auto a benzina, con un numero spropositato di cavalli e delle caratteristiche tecniche da mettere i brividi, ma c’è un’eccezione che stravolge tutte le classiche concezioni: l’Audi R10 TDI.

La nascita del mito

Inglestadt, 13 dicembre 2005, una data destinata ad entrare negli annali delle corse, soprattutto quelle di durata. Quel giorno Audi mostrava al mondo per la prima volta la sua R10 TDI, un prototipo destinato alla LMP1 (la moderna classe Hypercar), con l’obiettivo di vincere la corsa più prestigiosa di tutte: la 24 Ore di Le Mans.

Un obiettivo sulla carta ambizioso e apparentemente irraggiungibile a breve termine, ma non per la R10, che mostra subito la sua forza vincendo le sue prime due gare, ovvero la 12 Ore di Sebring e la 24 Ore di Le Mans, facendo entrare questa vettura nell’Olimpo del motorsport fin dalla sua nascita.

Le particolarità

Ma oltre al dominio incontrastato, cosa rende questa vettura una delle più famose per quanto riguarda l’endurance? Il motore diesel, un V12 di 5550 di cilindrata capace di sprigionare fino a 650 cavalli (dichiarati) e con una coppia superiore a 1100 Nm. Questi dati sono certamente impressionanti, ma ciò che è ancora più impressionante è l’efficienza di questa vettura, talmente efficiente che venne imposto un serbatoio più piccolo per equilibrare le prestazioni con gli avversari, e un’erogazione talmente lineare da permettere di utilizzare un cambio con soltanto 5 rapporti, invece degli allora classici a 6 marce.

Audi R10 TDI
LMS Test, Le Castellet/F
Credits to: Audi MediaCenter

Un altro elemento caratterizzante è legato all’aerodinamica della vettura di Audi. Gli ingegneri tedeschi hanno infatti concepito la R10 TDI come una LMP1 “aperta”, senza quindi il normale abitacolo, ma con una sembianza più simile a quella di una F1. Questo aspetto ha garantito un peso minore della vettura e soprattutto una maggior facilità durante il cambio pilota, parte fondamentale nelle gare di durata. L’abitacolo è inoltre spostato a sinistra, in modo tale da rendere più facile, veloce e sicuro il lavoro dei meccanici: mentre i piloti si scambiano muovendosi nel lato sinistro della vettura, i meccanici possono intervenire con il rifornimento dal lato destro.

Ovviamente l’assenza di un abitacolo chiuso ha necessitato l’aggiunta di alcune norme di sicurezza, come i due roll bar e quello orizzontale posizionato a lato del sedile, ma questa è l’unica pecca che si può trovare in questa vettura dominante.

I risultati

Come detto precedentemente, l’obiettivo iniziale della Casa dei 4 Cerchi era quello di vincere la 24 Ore di Le Mans, ma gli ingegneri tedeschi non si aspettavano di vincerla al debutto nemmeno nelle più rosee previsioni. Visti i risultati dirompenti della R10 TDI, la più “vecchia” R8 venne immediatamente ritirata dalle corse, concentrando quindi tutti gli sforzi sul nuovo modello; scelta azzardata ma che ha ripagato Audi con ben 36 vittorie, 4 titoli mondiali piloti e altrettanti titoli costruttori.

Audi R10 TDI
Credits to: Evo

I successori e la brusca fine

Altri marchi adottarono prontamente il motore diesel come Audi, ma soltanto Peugeot riuscì a creare un progetto capace di impensierire il marchio tedesco: la 908 HDi FAP, nata con l’obiettivo di vincere la 24 Ore di Le Mans, successo arrivato nel 2009 e che ha interrotto la striscia di vittoria consecutive proprio dell’Audi.

L’Audi R10 TDI continuò comunque a primeggiare nel mondo dell’endurance anche con le sue evoluzioni (prima la R18 e poi la R18 e-tron quattro ibrida) fino al 2017, quando i dirigenti del marchio di Inglestadt decisero di ritirare bruscamente il marchio dalle corse, non perché mancasse competitività, anzi, ma a causa dello scandalo Dieselgate.

Tommaso Cerutti

Mi chiamo Tommaso, sono nato nel 2004 e fin da quando mi ricordo sono sempre stato circondato dai motori, perciò la passione è venuta spontaneamente e a 360 gradi, infatti seguo sia le serie a 4 ruote che quelle a 2 ruote, indipendentemente dalla loro fama.

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