di Luca Vaccaro
No, Toyota non rientrerà in F1 come squadra, eppure la notizia dell’accordo con il team Haas ha suscitato tanto scalpore. È vero che la partnership non prevederà un impegno dei giapponesi in veste di motoristi, ma non sarà nemmeno di sola facciata in stile Alfa Romeo Sauber. Ciò potrà portare beneficio ad entrambe le parti in causa, come specificato dal team principal Ayao Komatsu: Haas potrà ricorrere al supporto del personale della casa giapponese così come della factory a Colonia; Toyota invece acquisirà know how cruciale per migliorare il reparto automotive, oltre che generare nuove possibilità a livello sportivo.
Una collaborazione che non intaccherà nemmeno gli equilibri stabiliti da tempo con Ferrari e Dallara, i primi a credere nel progetto del team americano: Ferrari come fornitrice di Power Unit e cambio, Dallara invece come parte cruciale nella progettazione e realizzazione del telaio e di tutta la veste aerodinamica della vettura. L’obiettivo è quello di incastrare tutto al meglio, per cercare così di essere sempre più competitivi.
La collaborazione spiegata da Komatsu
In una F1 dove a contare è anche il millesimo e la velocità di reazione è sempre più un fattore chiave per spuntarla nella lotta, il fatto che Haas sia il team più piccolo della griglia ha finora portato ad alcune difficoltà, che talvolta non hanno permesso alla squadra di esprimersi al massimo delle proprie potenzialità, motivo per cui l’accordo siglato con Toyota è di grande valore.
Queste le parole del team principal di Haas, Ayao Komatsu, in cui specifica i termini dell’accordo:
“Come tutti sapete, siamo il team più piccolo in F1 e siamo carenti di determinate strutture che possono farci capire determinate cose dal punto di vista tecnico. Questo comporta, ovviamente, anche la mancanza di risorse fisiche per essere più competitivi a centro gruppo. Ed è ciò che stiamo cercando con questo accordo. Cercavamo qualcuno che potesse darci più risorse da poter utilizzare per essere più competitivi. Toyota Gazoo Racing ci dà esattamente tutto questo“.
“Toyota ha una grande base a Colonia e potremo utilizzarla. Potremo fare anche diverse attività al simulatore e altre attività grazie alle loro strutture. Toyota, invece, riceverà diverso know-how di F1 che va cercando da tempo“.
“Inoltre, noi non abbiamo il numero di persone che ha Toyota. Sarà uno scambio di informazioni, così noi potremo colmare il gap dove siamo maggiormente carenti imparando l’uno dall’altro. È una sorta di combinazione perfetta per fare in modo che sia per noi che per Toyota ci sia un ritorno, dei benefici per entrambi“.
Personale, strutture e un nuovo simulatore
A giovare alla causa di Haas, non sarà solo il personale che rinforzerà il reparto tecnico della squadra, bensì anche la possibilità di usufruire del simulatore a Banbury, un fattore non di poco conto se si considera che finora la squadra ha potuto fare affidamento sul solo simulatore Ferrari di Maranello, una situazione abbastanza limitante.
“Non abbiamo mai avuto un simulatore in loco a Banbury -factory Haas [ndr]-. L’unico simulatore a cui abbiamo avuto accesso è stato quello della Ferrari a Maranello. Lo usiamo per la pre-stagione, durante la stagione quello che possiamo fare è piuttosto limitato. Inoltre, se ci ricolleghiamo a quanto ho detto prima in termini di personale e risorse, abbiamo un numero limitato di personale. Gli ingegneri di pista a disposizione sono quelli che vedete nei weekend e non c’è molta altra gente in sede. Quindi, se si deve fare una sessione di simulazione in Italia, non posso chiedere ai miei ragazzi del Regno Unito di tornare da quelle 24 gare e poi passare altre, non so, 10 settimane in Italia per fare sessioni di simulazione. Quindi, questo problema di ubicazione ci ha impedito di fare qualcosa di più.”
Per Toyota, know how tecnico e non solo
Quello tra Haas e Toyota è un matrimonio che, seppur a primo impatto sembri non essere di grande portata, lo è eccome, non solo per la scuderia americana, bensì anche per la compagine giapponese: la F1 ha da sempre rappresentato la massima espressione tecnologica in ambito automobilistico, ed essere presenti genera un grande vantaggio per ciascun costruttore, capace così di traslare, in parte, le tecnologie da un ambito all’altro. Toyota manca dalla massima serie ormai da anni, così che la possibilità di entrare in contatto con tale know how è stata considerata come un’ottima possibilità, anche alla luce dei diversi progetti intrapresi dal colosso, sportivi e non.
C’è poi un altro aspetto che è passato quasi inosservato: da anni Toyota sta cercando di formare una nuova scuola di piloti giapponesi, motivo per cui è ottimale avere un contatto diretto con l’Europa, sede delle maggiori competizioni sportive, fa gola. L’esempio lampante è il percorso voluto da Toyota Gazoo Racing per Rio Hirakawa e Ritomo Miyata che, dopo essersi messi in luce in Giappone tra Super Formula e Super GT, hanno potuto fare esperienza nel vecchio continente, appoggiandosi ad altre scuderie: il primo, oltre al ruolo di pilota ufficiale nel Wec, ha disputato diversi test insieme al team Mclaren di F1; il secondo invece, è impegnato contemporaneamente in F2 e nell’Elms, oltre che sporadicamente nel Wec.
Dunque, un accordo strategico che, come più volte sottolineato e dimostrato, varca i confini della sola F1.