McLaren è diventata senza dubbio l’auto da battere. Nel sabato di Monza ha mostrato per l’ennesima volta il suo dominio, piazzando un 1-2 sulla griglia di partenza che mancava sulla pista italiana da ben 12 anni. Per ritrovare gli ultimi dobbiamo tornare alla coppia Jenson Button-Lewis Hamilton.
In una lotta costruttori ormai più che aperta, viste le ultime difficoltà di Red Bull, per Lando Norris in particolare si è insinuata la possibilità di poter infastidire l’attuale campione del mondo in carica – momentaneamente ancora al primo posto – nel campionato piloti.
Per un team come McLaren non dovrebbe essere una novità lottare per il titolo. Per due piloti come Norris e Piastri, tuttavia, lo è eccome. Nessuno nasce campione, è risaputo. Ma l’unico modo per ottenere risultati è mettere in chiaro diverse cose nei team, dai ruoli, ai comportamenti fino alle lotte tra i piloti.
E ad ora non sembra esattamente che McLaren stia avendo successo in questo.
UNA DOMENICA SOTTO LE ASPETTATIVE PER MCLAREN
Quella di domenica è stata senza dubbio una magia di Ferrari. Tuttavia, McLaren aveva tutte le carte in regola per prendersi la vittoria. A far perdere questa chance è stata la confusione che spesso e volentieri si nota nel team nel momento in cui bisogna trasformare le pole in vittoria.
Dopo aver portato a casa una preziosissima prima fila al sabato, confermandosi l’auto dominante, McLaren vede tutto sfumare al primo giro di gara.
La vittoria in Olanda sembrava aprire un nuovo capitolo. Norris si trova a 62 punti da Verstappen, che al momento naviga nel buio più totale. McLaren vede la vetta dei costruttori, con soli 8 punti che la separano da Red Bull.
Essere i campioni è una cosa che manca da un po’ in casa McLaren e questa mancanza la si nota dalla confusione che li assale nei momenti decisivi.
Monza doveva essere il momento spartiacque, a Monza ci si giocava il mondiale. Ci si giocava un mondiale in particolare, quello piloti. Pare però che nella scuderia di Woking non abbiano ben chiaro che, per far raggiungere quel titolo ad uno dei propri piloti, bisogna sacrificare l’altro.
LE PAPAYA RULES POSSONO FUNZIONARE?
La policy del lottare anche in casa può funzionare quando non c’è nulla da perdere. Ad ora, però, da perdere c’è molto.
Nel vedere Oscar Piastri che, al via del Gran Premio di Monza, supera il suo compagno condannandolo alla terza posizione – a vantaggio di Leclerc, che ha approfittato della situazione per infilarsi a fianco a Norris e superarlo – i tifosi del team papaya devono aver tremato.
Papaya rules, le ha definite Zak Brown. Regole interne alla scuderia, che dovrebbero essere abbastanza per evitare che la situazione di domenica comprometta la lotta che sta portando avanti la scuderia.
Il CEO McLaren si è detto favorevole a lasciare lottare i piloti, per ora, poiché entrambi volenterosi di vincere.
Il fatto è che, con un pilota nettamente in lotta per il titolo, forse è il caso di cambiare posizione. Forse è il caso di sacrificare Piastri, l’altro, a vantaggio di Norris.
Il britannico ha dichiarato di essere stato colto di sorpresa dalla manovra del compagno, ammettendo anche che è stata rischiosa, poiché nel caso lui avesse frenato un metro più avanti le due monoposto si sarebbero inevitabilmente toccate e potenzialmente sarebbe potuto succedere un disastro come un doppio DNF.
Piastri, dal canto suo, dice di non aver fatto nulla di male e di aver lasciato spazio al compagno.
D’altronde, quando il tuo stesso team non si oppone, da pilota ti senti libero di lottare. È la natura di questo sport: i venti piloti in pista hanno lo stesso obiettivo, e per raggiungerlo devono andare contro tutti, compagni compresi.
Il team guidato da Andrea Stella lascia Monza con un secondo e terzo posto dal sapore dolceamaro, viste le premesse che c’erano.
McLaren sicuramente dovrà prendersi questa settimana per chiarire la situazione e scegliere definitivamente su che strada continuare, in modo da arrivare a Baku con le idee chiare. Soprattutto, dovrà scegliere se puntare su entrambi i titoli, o se accontentarsi al momento di uno solo.