Il 23enne pilota brasiliano ha iniziato la sua carriera a 7 anni mettendosi in luce in diverse categorie in tutto il mondo. Attualmente si divide tra la preparazione e lo sviluppo nel quartier generale del team Dragon Penske di Formula E , in Inghilterra, e la sua formazione per le gare del 2022. Parlando con Multiformula, Sérgio Sette Câmara ha raccontato alcuni dettagli sulla stagione 2021 e ha commentato progetti futuri e la propria preparazione fisica.
Come valuteresti la tua stagione 2021 da 0 a 10 e perché?
Non ho proprio l’abitudine di dare un numero alle mie performance e inoltre normalmente le valuto in base a se sto ottenendo il massimo da me stesso e se sto sfruttando al massimo il potenziale della mia macchina. Non guardo molto al risultato. Finché sto ottenendo il massimo da ciò che posso fare, per me è fantastico, quindi non ho intenzione di dare un numero, ma in ogni caso sarebbe sicuramente un punteggio molto alto. In quasi tutte le volte che sono uscito in pista l’anno scorso sento di aver comunque dato il massimo e sinceramente se qualcun altro potesse fare di meglio non mi interessa. Cerco sempre di fare del mio meglio e di migliorare, tutto quello che posso fare è quello e sento di averlo fatto. Di sicuro penso di aver fatto un buon lavoro, ma non posso quantificarlo, non importa quanto ci provo, non posso dare un numero.
Se potessi tornare ad alcuni momenti della scorsa stagione, quali sarebbero? Preferiresti rivivere un momento positivo o provare a rifare qualcosa che non ha funzionato come previsto?
In tal caso sceglierei di rimediare ad un errore, che è stato a Roma nelle qualifiche della seconda giornata. Pioveva, stavo facendo un ottimo giro, ero super concentrato e questo giro di sicuro mi avrebbe garantito un posto nella SuperPole. Ma arrivando nel settore 3 ho toccato il muro leggermente e la mia sospensione si è completamente piegata. Ho dovuto abbandonare il giro e questo mi ha frustrato molto perché ero molto concentrato. Penso che avrei potuto fare un buon tempo anche in SuperPole, ero molto fiducioso, la macchina era molto buona, dopo quella gara ci è voluto diverso tempo per avere la possibilità di tornare a mostrarmi forte in quel modo e questo mi ha frustrato ancora di più. Comunque, ovviamente non si può tornare indietro nel tempo, ma se potessi cercherei di aggiustare quel giro.
Sappiamo che la FE è una categoria ai vertici del motorsport mondiale e che la preparazione fisica è molto impegnativa, ma come valuteresti la necessità di una preparazione mentale? La salute mentale è un argomento che viene trattato molto o ritieni che meriti più enfasi?
La preparazione fisica è senza dubbio molto importante, devi avere una preparazione fisica minima, altrimenti non puoi nemmeno portare a termine le gare e guidare un’auto. Quello che succede è che quando hai già una preparazione fisica minima per guidare senza troppa stanchezza, dopo c’è davvero poco da guadagnare. Tutto ciò che va oltre ha un guadagno minore, puoi ovviamente avere una frequenza cardiaca più bassa, più rilassata, perché sei abituato a fare uno sforzo molto più grande. E’ importante ma non è un fattore determinante.
Quello che davvero aiuta, secondo me, è senza dubbio la preparazione mentale. È ciò che determinerà il livello di concentrazione che puoi sostenere: sia la concentrazione massima in un giro di qualifica, sia la concentrazione più lunga durante una gara. È questo ciò che influenzerà il tuo processo decisionale, il comportamento fuori dall’auto, l’intelligenza nel prendere le giuste decisioni di set up e anche la disciplina per mangiare bene, prepararsi nel modo giusto nel simulatore prima di ogni gara. Quindi devi avere la testa dritta.
Senza dubbio è uno sport in cui, secondo me, l’aspetto mentale è il più importante. Nei media in generale penso che la gente finisca per parlare di più della preparazione fisica, mostrano i piloti che si preparano fisicamente perché questo attira più attenzione mediatica, ma senza dubbio ciò che differenzia i grandi campioni in questo sport, anche negli sport più fisici (come nel caso della F1), finisce per essere la condizione mentale di quell’atleta.
Tre anni fa hai preso la Superlicenza, una specie di passaporto per la F1, ma non hai ottenuto un posto nella categoria. Credi che un posto in F1 sia ancora possibile per il futuro?
Oggi è molto difficile per un pilota ricevere un’offerta da un team di F1. La F1 è il campionato principale del motorsport. A meno che non ci sia una differenza economica molto grande nel contratto offerto al pilota, tutti accetteremmo quasi sempre quel contratto proveniente dalla F1. E’ un sogno per tutti arrivarci.
Quindi, se ricevessi un’offerta oggi, ovviamente dovrei pensarci seriamente, ma non è nei miei pensieri al momento. Il mio focus è al 100% sulla FE. Innanzitutto penso alla mia carriera e al tempo che ancora mi rimane pensando che i piloti tendono ad andare in pensione intorno ai 40 anni. Ho 23 anni, quindi 15 anni sarebbero il tempo rimasto nella mia carriera se tutto andasse bene. In questo periodo vedo la Formula E crescere molto più di ogni altra categoria perché il motorsport navigherà per certo su questa ondata di auto elettriche e la tecnologia che sarà predominante. Per me quasi tutte le auto da strada saranno elettriche e lo sport dovrà seguire questo. Non avrà senso, secondo me, avere uno sport che non segua le evoluzioni del mercato. Questo è il motivo per cui il mio focus è qui nella FE, perché voglio essere parte di questa crescita all’interno della categoria.
Inoltre, le possibilità in F1 sono così basse che non ha senso concentrare lì la mia attenzione. In F1 di solito mantengono piloti che poi di solito hanno una lunga carriera in F1. Chi si consolida, resta lì dai 10 ai 20 anni occupando un posto. E poi prendono piloti che provengono da categorie minori come la F2, quindi non vedo alcun senso nel concentrarmi sulla F1, la mia attenzione deve essere qui alla FE.
Pensando al futuro: di recente hai avuto un po’ di esperienza con le vetture Porsche Cup Brazil, conquistando anche un podio. Tra 10 anni pensi di percorrere quella strada in macchina o proseguirai in monoposto?
Le gare che ho fatto in Porsche sono state molto emozionanti, ma è stato quasi un diversivo, una ricerca di una nuova esperienza. Il mio focus rimane al 100% sulla FE come ho detto prima.
Ma parlando di futuro tutto può succedere. Devo essere aperto a tutti i tipi di opportunità. Se sono in grado di fare una scelta, sceglierò sempre di essere nel campionato che ha il livello più alto possibile, ovvero il campionato che ha i migliori piloti, le migliori squadre e i budget maggiori. Questo determinerà quale campionato ha il livello più alto.
Se in futuro i piloti più forti e le squadre più importanti passeranno a una disciplina da turismo, ovviamente vorrò andare avanti e farne parte ai massimi livelli ma per ora vedo che il livello più alto è nelle monoposto. Basta guardare la Formula 1 che è la categoria principale e la Formula E che ha molti nomi forti tra i piloti, i team e anche grandi budget. Quindi se fossi nella posizione di dover scegliere oggi, sceglierei ancora le monoposto fino alla fine della mia carriera.
Finché avrò tempo e non comprometterà il campionato principale, che per me oggi è la FE, sarò sempre disposto a partecipare a gare itineranti. Mi piace stare al volante e guidare il più possibile quindi finché avrò il tempo e l’opportunità di guidare lo farò.
Di recente hai lanciato il progetto Educational Motorsport per bambini svantaggiati. Qual è il tuo principale contributo allo sviluppo di questi giovani nello sport?
Non riesco a pensare alla mia vita senza lo sport. Per me lo sport è fondamentale per la salute, per il benessere, soprattutto a questa età. I bambini devono fare pratica e lo sport ha molte lezioni da tramandare da cui impariamo molto. Impariamo a capire noi stessi, a leggere le nostre emozioni e a controllarle, impariamo cosa significa perdere, cosa significa vincere, impariamo la disciplina, la concentrazione e qui la lista potrebbe continuare.
I bambini impareranno molto con le corse automobilistiche. Ogni sport insegna cose diverse e lì hanno la possibilità di imparare tramite il motorsport, che è un mondo con cui molto probabilmente non avrebbero contatti se non fosse per il progetto. E anche fuori dalla pista, abbiamo lezioni teoriche sullo sport, inerenti alla psicologia, per capire meglio sé stessi e anche per relazionarsi con i loro colleghi. Ora stiamo iniziando anche le lezioni relative alla parte meccanica e automobilistica, nutrizionale e preparazione fisica per dare l’esperienza più completa possibile a questi ragazzi in modo che possano ottenere il massimo dal progetto e vivere un’esperienza unica. Questo è lo scopo dell’istituto: offrire un’opportunità a questi bambini.
Una chiacchierata veramente interessante con Sergio sulla sua carriera e sui suoi ultimi progetti! Il team Multiformula lo ringrazia e gli augura il meglio per il proseguimento della stagione!
Intervista di Stella Cadar, traduzione di Imma Aurino