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A Baku il più grande nemico di Mercedes è stato il porpoising

Avevamo già parlato di come il porpoising si sia ripresentato in maniera parecchio evidente nel weekend di Baku. Il layout della pista e le velocità elevate che si raggiungono sono complici della scelta dei team di portare un assetto aerodinamico più scarico in Azerbaijan. Ciò implica lo schiacciamento della vettura sull’asfalto. Così si genera il porpoising.

A soffrirne di più nel corso della stagione è stata Mercedes. Questo weekend, però, il continuo saltellamento della vettura è diventato un vero e proprio disagio per i due piloti. Russell si appella disperatamente ai vertici alti: “non possiamo guidare così per i prossimi quattro anni”, ripete più volte nel corso del weekend.

L’immagine emblematica di Hamilton distrutto dal porpoising

Il sette volte campione del mondo che fatica ad alzarsi e a uscire dalla sua auto è l’immagine emblematica del weekend. Ma è anche il chiaro segno che il porpoising sta diventando un problema estremamente grave a cui è necessario trovare una soluzione.

Fatica ad uscire dall’auto Hamilton, poi se ne va con una mano sulla schiena e zoppicando: si regge a malapena in piedi e non può fare nulla per nasconderlo. A 37 anni sicuramente soffre più del suo compagno di squadra, che di anni ne ha 24. E anche lui stesso se ne rende conto, ammettendo che lui sicuramente ne ha risentito di più a livello fisico di George.

Hamilton sofferente dopo la gara, foto di F1 HQ.

“È stata la gara più dura della mia vita proprio a livello fisico, di dolore. Nonostante ciò il risultato è stato incredibile, abbiamo portato buoni punti per il team e sappiamo di avere un ottima affidabilità. Una volta risolto il problema del saltellamento potremo tornare a lottare”, dice a gara finita.

Il dolore alla schiena, comunque, non ferma l’inglese che ha già rassicurato tutti sui social del fatto che in Canada ci sarà. “Non me lo perderei per nulla al mondo”, dice.

Storia condivisa da Hamilton su Instagram

Le scuse del Team Principal

Suona amareggiato Toto Wolff nel Team Radio a fine gara con Lewis. Si scusa con il pilota per l’auto che deve guidare, per la condizione di disagio in cui ha dovuto guidare a Baku in particolare. Mercedes è consapevole del problema che ha e sta facendo di tutto per risolverlo. In Azerbaijan, tuttavia, sembra che ogni piccolo progresso sia stato annullato. Addirittura, i piloti riuscivano a comunicare con i loro ingegneri solo nelle curve dove si tendeva ad andare più lenti, perché in rettilineo si saltellava talmente tanto che chi stava al muretto era impossibilitato a sentire in maniera chiara le comunicazioni.

Wolff, comunque, crede che questa questione debba essere presa in considerazione dalla Federazione, in primis: i team fanno ciò che possono, ma è il momento che anche la FIA intervenga per dare una mano ad uscire da questa situazione.

Cerca di non sbilanciarsi troppo, ma lascia comunque intendere che è arrivato il momento di iniziare a cercare un metodo per annullare questo disagio tutti insieme e non da soli.

George Russell non ci sta: il porpoising porterà gravi problemi

Non le manda a dire, invece, George Russell. Dopo averlo fatto notare più volte nel corso del weekend, si sfoga contro la Federazione anche a fine gara. “Anche io ho dolori al collo e alla schiena, seppur nel circuito non ci siano curve veloci” – dice – “ovviamente non possiamo guidare così 3 anni, è stupido, siamo in Formula 1, siamo all’apice del motorsport, abbiamo grandi tecnologie, ci deve essere una soluzione”, conclude.

George teme che sia solo una questione di tempo prima che si verifichi qualche grave incidente. Questo genere di problemi, uniti alla velocità, sono secondo lui la ricetta perfetta per fare in modo che avvenga un disastro.

La replica a questo suo appello non si è fatta attendere. “Dopo ogni cambiamento è necessario un periodo di assestamento”, si è limitata a dire la Formula 1.

Ma questo periodo di assestamento quanto dovrà durare prima che qualcuno si faccia seriamente male? I problemi alla schiena di Hamilton dovrebbero già allarmare chi di dovere. Forse è necessario che tutti i team si mettano a sostegno della causa.

Una cosa è certa: con questo continuo saltellare, a lungo andare, diventerà quasi impossibile concludere un weekend senza neanche un problema a livello fisico.

Stefania Demasi

Studentessa di Relazioni Pubbliche e grande amante dello sport. Il mio sogno da sempre è proprio quello di lavorare in questo mondo.

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