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Essere un team: gioie e (tanti) dolori

Uno sport come la Formula 1 è complesso, essere un team unito è complesso. 

Non è come il calcio, dove la squadra è una e tutti i suoi componenti devono impegnarsi per portare a casa l’obiettivo. 

Non è come il tennis, dove giochi per te stesso e te stesso e basta.

In Formula 1 è diverso. 

C’è una squadra a cui devi pensare, a cui devi portare punti e per cui devi impegnarti. 

Ma allo stesso tempo ci sei tu, tu e basta. Tu contro altre 19 persone che vogliono rincorrere lo stesso obiettivo. Tu contro anche chi porta punti alla tua stessa squadra. 

Non ci sono amici nella Formula 1, non in pista almeno. 

E lo vediamo ogni domenica quanto sia complesso avere un bel rapporto con il proprio compagno di scuderia. 

Ma la squadra funziona se c’è equilibrio. In mancanza di questo, si rischia di farsi del male da soli. 

Ed è una cosa che si è già vista. 

Si è vista in Mercedes, si è vista in Red Bull. 

Si può vedere anche nei team più piccoli o dove meno ci si aspetta.

Gli equilibri precari dei grandi team

Lo vediamo in Ferrari, quando prima di dare un ordine di scuderia si aspetta notte fonda e quando finalmente la decisione viene presa, il pilota che dovrebbe dare la posizione non è mai d’accordo. 

È successo la scorsa stagione in Red Bull, con Pérez forzato più volte a cedere il suo posto a Verstappen e quest’ultimo che nel momento del bisogno si è rifiutato di restituire il favore. 

Si è vista questa mancanza di equilibrio nei momenti in cui i due piloti non si volevano aiutare in qualifica dandosi la scia quando uno dei due aveva delle penalità da scontare. Ci si nascondeva dietro a un “ha le capacità di farlo anche senza il mio aiuto”, ma che tra i due non ci sia un gran rapporto lo si vede da un miglio. 

L’ennesima prova a Jeddah, quando i due piloti hanno battagliato fino all’ultimo chilometro pur di togliersi il giro veloce l’uno dall’altro. Pur di prendersi quel punto aggiuntivo che avrebbe proiettato l’uno o l’altro al primo posto della classifica. 

E Max sicuramente non ha gioito del primo posto del suo compagno. Però se c’è qualcuno che maggiormente non ha gioito della vittoria di Checo è Verstappen senior, che nel bel mezzo dei festeggiamenti è stato colto con una faccia tutt’altro che felice. 

Sguardo freddo, distaccato. Il tutto poi concluso con una stretta di mano, quasi di cortesia.

Mercedes…e adesso?

Un altro rapporto che potrebbe essere complicato è quello in Mercedes. George Russell è veloce e da del filo da torcere al compagno pluripremiato. Ad ora non si è mai pensato di dare ordini, va avanti chi ne ha di più. Ma se mai si dovesse decidere di mandare avanti uno al posto dell’altro, come potrebbero prenderla i due inglesi? 

Da una parte abbiamo un sette volte campione del mondo, che potrebbe rendersi conto che forse se il suo compagno è più veloce merita allora di passare avanti. Ma potrebbe anche sentirsi scavalcato, messo da parte. 

Dall’altra abbiamo un giovane di talento, che merita di arrivare a determinati risultati e che potrebbe allo stesso modo sentirsi scavalcato e messo da parte solo perché più giovane e meno vincente del suo compagno. 

Una situazione che sicuramente non sarebbe semplice da gestire. 

Due team di giovani di talento: può far bene e può fare molto male

Anche il rapporto in Ferrari non sembra semplice. È già successo nella passata stagione che dal muretto abbiano chiesto a Sainz di far passare Leclerc in quanto più veloce, ma lo spagnolo non ha mai acconsentito senza prima chiedere di dargli ancora qualche giro, per provare a tenersi davanti. 

I due ferraristi si sono anche trovati a chiedere al team se avessero il via libera per battagliare tra loro, perché se la posizione non me la dai allora me la devo prendere.

Il risultato? Perdita di tempo e rischi forse inutili. 

Ma quando due piloti vogliono la stessa cosa l’egoismo prende il sopravvento. Non c’è amicizia o bel rapporto che tenga: io voglio stare davanti a te

McLaren quest’anno ha due piloti giovani, che sicuramente – auto permettendo – faranno di tutto per sovrastare l’uno l’altro. Norris vuole vincere una gara e vuole dimostrare di essere all’altezza degli altri.  Piastri invece è alla sua prima esperienza in Formula 1 e l’obiettivo è uno e chiaro: portare a casa il miglior risultato possibile, tenersi stretto il proprio sedile e far crescere l’interesse nella propria persona da parte delle altre scuderie. 

Non sarà facile gestire la situazione, ricordando come era stato gestito anche il rapporto con Daniel Ricciardo – sempre messo in secondo piano rispetto al compagno Norris, nonostante sia stato lui il pilota che ha riportato McLaren sul gradino più alto del podio durante nel Gran Premio di Monza del 2021.

Non sarà mai possibile fare felici entrambi i piloti, questo è certo. Bisogna però essere in grado di prendere le decisioni giuste per fare il bene del team. 

Che questo piaccia o meno

Stefania Demasi

Studentessa di Relazioni Pubbliche e grande amante dello sport. Il mio sogno da sempre è proprio quello di lavorare in questo mondo.

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