La stagione di F2 nel 2018 è orfana del campione in carica Charles Leclerc, ma ha dalla sua un roster da far leccare i baffi. L’Inghilterra la fa da padrona con la coppia dei giovani esordienti Russell e Norris, in DAMS ci sono Albon e Latifi, non mancano Deletraz e Fuoco, senza poi dimenticare Ticktum e Gunther (attualmente piloti in Formula E). Quel campionato però, come quello precedente, vide il dominio di un pilota, che fa di nome George e di cognome Russell, che imboccò la strada per la F1.
Il prodigio di ART alla sua prima esperienza
George Russell arriva come vero e proprio outsider di questa F2, campione in carica di F3, lascia il dubbio a tutti se possa confermare o meno questo suo status da leader. Inizia bene con un quinto posto nella prima gara in Bahrain per poi crollare con una P19 e una P15 nella prima gara di Baku. George però sappiamo tutti com’è, quando meno te l’aspetti piazza il colpo e nel momento in cui passa in secondo piano, in una calda domenica mattina azera, il folletto britannico conquista una clamorosa P1, mettendo a tacere le prime e immancabili critiche. Per spegnere ogni polemica, Russell decide di sfoggiare tutto il suo talento e quindi durante il successivo appuntamento in Spagna, apre il weekend con una P1 e lo chiude con una P4, allungando in classifica e specialmente su Lando Norris, suo diretto inseguitore.
Fingiamo ora che il weekend di Monaco non sia mai esistito, dato che l’inglese ha portato a casa un doppio ritiro che probabilmente nemmeno a lui piace ricordare. Nell’appuntamento successivo però ci mette una pezza e in Francia guadagna una P1, prima di dover salutare anzitempo la compagnia nella gara della domenica alzando bandiera bianca.
Un’estate sotto il segno della bandiera inglese
Nella lungo rush estivo di quell’anno, George Russell cambiò rotta: i ritiri dovevano assolutamente essere limitati. Niente di più facile per George, che arriva a Spielberg e riesce a dare nozione di tutte le sue capacità, facendo P1 il sabato e P2 la domenica. Gli avversari non possono che sopportare quando si passa a Silverstone, dove nessuno lo scolla più da quel podio: gara del sabato e della domenica chiuse a bere del buono champagne sul gradino della P2, mentre i rivali faticano. In Ungheria, Russell mette i piedi per terra, torna il famoso “DNF” oramai una fissa apparizione di quel campionato, per poi chiudere gara 2 all’ottavo posto, punti che però non fanno male prima della pausa.
Lo sprint finale e l’operazione costanza
Dopo la sosta, George riesce a chiudere il campionato con una progressione incredibile. A Spa apre subito con una P3 il sabato mentre la domenica gestisce e mette in saccoccia preziosi punti. In Italia il modus operandi non cambia, “basta rischi”. P4 il sabato e la domenica P1, senza rivali, tutti lontani. George in quella mattina domenicale riesce a dare lo smacco decisivo per la conquista del titolo. Saluta Monza poi affermando: “Tutto tranquillo, vinco il titolo e faccio il salto avanti”.
Questa frase sembrerebbe il preludio di – quella che si potrebbe definire – una “gufata clamorosa”, ma spoiler, no! Infatti Russell arriva all’appuntamento di Sochi dove chiude con una P4 ed una P1, risultati che però non bastano ancora per la conquista del titolo. Serve un ultimo sforzo, con un Norris che tra sfortune ed altri episodi è secondo ma ha da guardare dietro più che davanti. Ed ecco che George Russell, nella notte di Abu Dhabi nel 24 novembre 2018, chiude la pratica a modo suo, con una vittoria di stile, senza rivali, lontano da tutti e con la tuta Williams nel suo motorhome pronta per essere indossata subito dopo la fine di quel weekend.