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Duncan Hamilton, colui che vinse la 24 ore di Le Mans ubriaco

Duncan Hamilton

Una delle più importanti regole del codice della strada è il divieto di mettersi alla guida in stato di ebbrezza. Questa legge è di tale importanza da essere stata oggetto di inasprimento nell’estate 2023 in Italia. È inutile sottolineare quanto una mente lucida sia vitale anche, e soprattutto, nelle corse automobilistiche. L’alterazione dei riflessi a causa dell’alcool, giustamente, non è contemplabile nel Motorsport, perché ogni millisecondo è fondamentale per la sopravvivenza. Tuttavia, non è sempre stato questo il caso. Oggi ricordiamo il caso di Duncan Hamilton e di come abbia vinto la 24 ore di Le Mans da ubriaco.

Gli inizi e l’avvicinamento ai Grand Prix

James Duncan Hamilton nasce il 30 aprile 1920 a Cork, città a sud dell’Irlanda. Poco si sa della sua gioventù, se non che dopo aver trascorso la seconda guerra mondiale servendo la Fleet Air Arm, componente aerea della Royal Navy britannica, l’irlandese aprì un’officina e si avvicinò al mondo delle competizioni a livello locale. Dal 1948, Hamilton incomincia ad avvicinarsi al mondo dei Grand Prix. Incomincia proprio con una Maserati 6CM, competendo con essa per ben 3 anni in dodici appuntamenti non validi per il campionato di Formula 1.

Duncan Hamilton
Duncan Hamilton in azione durante il GP di Olanda nel 1952 a Zandvoort, a bordo di una HWM. Dietro a lui, la Maserati numero 16 della Escuderia Bandeirantes del brasiliano Chico Landi (Photo source: pinterest.com/Photographer unknown)

Raffinato specialista del bagnato, si fa notare ben presto con un 2° posto su Talbot Lago al BRDC International Trophy e un 3° posto al Richmond Trophy su ERA nel 1951. In quel periodo disputò anche 5 Gran Premi validi per il mondiale di F1, compiendo il suo esordio a Silverstone e al Nordschleife a bordo della propria Talbot Lago. Dal 1952 al 1953 gareggiò in altre due occasioni in Inghilterra e in Olanda per il costruttore britannico HWM, ottenendo un 7° posto a Zandvoort come miglior risultato.

Hamilton trova fortuna a Le Mans

L’irlandese attirò l’occhio di Sir Lofty England, team principal della Jaguar. Hamilton venne ingaggiato per la guida della C-type alla 24 ore di Le Mans dopo aver ben impressionato già nel 1950 e 1951 con Tony Rolt a bordo di una Nash-Healey Coupé, giungendo 4° e 6° al traguardo. Dopo un mesto ritiro nel 1952 per problemi al motore durante la quarta ora di gara, il 1953 si prospetta un anno felice per la Jaguar nella prima edizione del campionato del mondo sport-prototipi. E qui si entra nella leggenda.

L’edizione del 1953

In seguito ad un’ottima sessione di qualifiche per tutte le vetture targate Jaguar alla 24 ore di Le Mans, nel cuore della notte arrivarono pessime notizie per Duncan Hamilton e il compagno di scuderia Tony Rolt. La C-Type numero 18, brandiva lo stesso numero di un’altra vettura durante la sessione di prove. Così, gli ufficiali di corsa sentenziarono la squalifica della vettura, e il conseguente impedimento di gareggiare per Hamilton e Rolt.

I due piloti, devastati e delusi, avevano bisogno di qualcosa che potesse scaldargli il cuore dopo questo drammatico colpo di scena; così, si trascinarono verso un bar, e lasciarono che l’alcool li consolasse. Tuttavia, dietro le quinte, i dirigenti della Jaguar si stavano già muovendo per trovare una soluzione alla squalifica dell’equipaggio numero 18. Sir Lofty England e lo stesso presidente della Jaguar, Sir William Lyon, riuscirono a convincere l’Automobile Club de l’Ouest a permettere alla vettura squalificata di gareggiare, a costo del pagamento di una sanzione.

In pista, nonostante tutto

In quel momento, il folclore automobilistico narra di come Lofty abbia cercato i due piloti dal cuore infranto, fino a ritrovarli la mattina della gara stessa, ancora in un locale, il Gruber’s. Lofty li trascinò sul circuito e li spinse a correre. Il primo stint toccò a Duncan, che fu costretto a bere un caffè a ogni pit stop per riprendersi dalla precedente serata. Tuttavia, pare che Hamilton si rifiutò di bere caffè in quanto gli causava tremore agli arti, e che per rimediare i meccanici lo sostituirono con il Brandy.

Duncan Hamilton
La Jaguar numero 18 durante una sosta ai box nella 24h di Le Mans del 1953. Tony Rolt alla guida con Duncan Hamilton che osserva le operazioni (Photo source: motorpunk.co.uk/Photographer unknown)

Nonostante la presunta sbornia, Duncan Hamilton e Tony Rolt riuscirono in un’impresa maestrale. Durante la corsa, Hamilton fu persino colpito da un uccello in pieno volto a 210 km/h fratturandosi il naso. Nonostante, le ferite riportate e i danni subiti dalla vettura, l’irlandese riuscì a proseguire la sua corsa alla velocità media di 168 km/h. Fu così che la Jaguar, oltre ad assicurarsi la vittoria con una doppietta, stabilirono un nuovo record di percorrenza, superando per la prima volta nella storia del campionato sport-prototipi i 4000km. In aggiunta, furono in grado di superare la velocità media di 100 miglia orarie.

Alcune precisazioni

Questa faccenda è entrata nella storia del motorsport, e le voci che la riguardano sono delle più disparate. Nonostante Sir Lofty England e Tony Rolt abbiano confutato con decisione le accuse di aver corso in stato di ebbrezza, è desiderio di molti tifosi credere che i due piloti della numero 18 siano riusciti a vincere la gara con i postumi di una sbornia. A tal proposito, England ha successivamente affermato che non li avrebbe mai fatti scendere in pista in certe condizioni.

“Naturalmente non li avrei mai lasciati correre ubriachi. Con loro avevo già abbastanza problemi quando erano sobri!”

Sir Lofty England

È tuttavia necessario impedire che il folclore oscuri la carriera di un pioniere del motorsport. Hamilton per 11 stagioni è rimasto ai vertici delle corse automobilistiche. Oltre alla vittoria di Le Mans, è anche salito in cima al podio nel 1956, per la vittoria della 12 ore di Reims. Inoltre, vanta l’orgoglio di essere stato un pilota Ferrari, al fianco di Juan Manuel Fangio, uno dei piloti cardine della storia della Formula 1. Il suo ritiro avviene nel 1959 in seguito alla morte di Mike Hawthorn, campione del mondo di F1 nel 1958 con la Ferrari.

Duncan Hamilton dopo la carriera da pilota

A seguito del suo ritiro, Hamilton continuò a lavorare nella sua officina a Bagshot. Oltre a ciò, divenne ben presto un riconosciuto preparatore e restauratore di auto storiche tramite la Duncan Hamilton & Co. Limited. Scrisse in seguito una auto-biografia chiamata “Touch Wood!” e affidò in seguito la sua officina al figlio Adrian, scomparso nel 2021. Il nipote Archie Hamilton a sua volta è un pilota che ha gareggiato a Le Mans in classe LMP2 nel 2015.

Duncan Hamilton, morto il 13 maggio 1994, sarà sempre ricordato per la sua avventatezza. La sua vita e le sue imprese dimostrano quanto non si fermasse davanti a nulla. Forse è stata proprio questa mentalità a garantirgli un posto nella platea di icone del motorsport. Non molti personaggi di questi tipo potrebbero reggere il peso di queste, simpatiche, leggende metropolitane.

Emma Pierri

Studentessa di Comunicazione che passa i weekend a soffrire per 20 macchine che girano e rigirano in tondo.

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