In occasione del Gran Premio dell’Arabia Saudita Ollie Bearman ha avuto la possibilità, che molto spesso capita una sola volta nella vita, di correre in Formula 1 per una delle scuderie più amate e titolate della storia: la Ferrari.
Il fine settimana per il pilota britannico si prospettava completamente diverso. Con la pole in Formula 2, l’idea era quella di consolidare il risultato sia nella Sprint che nella Feature, nel tentativo di portare a casa più punti possibile per il campionato.
Tuttavia, la situazione cambia drasticamente quando Carlos Sainz Jr. è costretto ad operarsi d’appendicite e la Ferrari ha necessità di sostituirlo. A ricoprire questo ruolo è chiamato Ollie, che ha dovuto rinunciare a correre in Formula 2 per dedicarsi alla gara di Formula 1.
Questo era accaduto in passato con Jack Aitken, costretto a rinunciare alle ultime due gare del campionato di F2 2020, sostituito poi da Ralph Boshung, per prendere il posto di George Russell in Williams, a sua volta chiamato dalla Mercedes a sostituire Lewis Hamilton, risultato positivo al Covid19.
In sole dodici ore il pilota britannico ha fatto il salto di qualità dalla F2 alla F1 e ha avuto solo due ore per prepararsi mentalmente alle prove libere. Infatti, la Ferrari lo aveva avvertito solamente due ore prima della sessione che avrebbe dovuto sostituire Sainz.
Su una pista difficile, decisamente non quella in cui un pilota vorrebbe fare il proprio debutto, e in condizioni piuttosto particolari, la possibilità che Bearman sbagliasse potevano essere tante. E tante, infatti, erano le preoccupazioni. Di errori, tuttavia, non ne ha commessi e ha dato a parlare di sé prima nelle qualifiche e poi nella gara, portando a casa dei punti.
Per quanto abbia dovuto sacrificare la F2, questa esperienza sicuramente non è stata vana. Il suo nome circola, così come aumenta la possibilità di vederlo nella categoria regina in un futuro prossimo. Lo stesso Helmut Marko si è detto “stregato” dalla prestazione di Bearman, sottolineando l’importanza che la Ferrari gli trovi un sedile.
Il debutto di Schumacher
Nella storia della Formula 1, è accaduto che un pilota dovesse essere sostituito e che, talvolta, il subentrato, all’inizio sconosciuto, fosse diventato più noto o più vincente di colui che era stato inizialmente sostituito.
Il caso più eclatante è ovviamente rappresentato da Michael Schumacher che, nel 1991, ebbe la possibilità di debuttare in una circostanza piuttosto particolare e strana.
In occasione del Gran Premio del Belgio, infatti, Eddie Jordan dovette trovare un pilota per permettere al team che da lui prendeva il nome di gareggiare con due vetture a Spa. Questo avvenne quando arrestarono Bertrand Gachot a Londra, il pilota che correva in Jordan, a seguito di una lite con un taxista. Il pilota belga, infatti, aveva fatto uso di uno spray urticante acquistato in Germania, tuttavia reputato illegale in Gran Bretagna e quindi considerato al pari di un’arma.
Il manager di Schumacher, Willi Weber, affinché la candidatura del pilota tedesco fosse approvata, mentì sostenendo che Michael conoscesse la pista di Spa, visto la sua vicinanza con Kerpen. Solo in occasione dell’anniversario dei vent’anni di Schumacher in Formula 1, dichiarerà che in realtà non vi aveva mai girato prima.
Tuttavia, Schumacher in quell’occasione stupì qualificandosi in settima posizione, ma la gara non durò molto per via di un problema alla frizione.
Flavio Briatore lo nota e, ovviamente, il resto è storia.
Il debutto di Vettel
Il secondo caso più importante si ha, nel 2007, quando la possibilità di debuttare in Formula 1 è data invece a Sebastian Vettel.
Robert Kubica, pilota della BMW e reduce di un incidente a Montreal che gli provocò una distorsione della caviglia e un trauma cranico, diede forfait ad Indianapolis. Il pilota tedesco, all’epoca ancora non ventenne, prese il suo posto ed ottenne un settimo posto in qualifica, mentre in gara concluse ottavo.
Vettel era, tuttavia, pilota Red Bull e da lì a poco gli sarebbe stata data la possibilità di correre per la Toro Rosso, con la quale ottiene la sua prima vittoria in F1.
Per quanto, ovviamente, siano casi circoscritti, non è detto che questo non possa ripetersi e che a goderne non possa essere proprio Bearman.
Ovviamente, il pilota britannico è ancora giovane e ha molta strada da dover percorrere. Un piccolo passo è stato compiuto e, forse, potrebbe anche essere stato decisivo.